2,62 miliardi di euro solo nel 2009. A tanto ammonta il guadagno della Roche per la vendita del Tamiflu, ma non fornisce dati certi sugli studi clinici.
La multinazionale svizzera Roche,
solo nel 2009, ha posto in vendita un farmaco spacciato come antidoto
per la “peste suina”, il Tamiflu per un valore
(dati riferiti al solo anno in questione) di 2,62 miliardi di euro,
ma a tutt'ora non ha fornito dati attendibili sugli studi
clinici che ne dimostrino l'efficacia. Lo stesso farmaco, nel
2006, avrebbe dovuto impedire il diffondersi dell'influenza
aviaria. Lo scandalo della Roche pone ancora una volta
l'accento sul problema della scarsa, se non del tutto assente,
trasparenza delle industrie farmaceutiche per quanto riguarda i test
che servono a capire se un farmaco è sicuro per la salute, se
apporta reali benefici e se ha effetti collaterali di qualunque
genere. Nella maggioranza dei casi molti di questi dati sono tenuti
nascosti e non sono note né alle agenzie che regolano la
distribuzione né tanto meno sono di dominio pubblico. In pratica è
lo stesso produttore che decide quali informazioni rendere note e
quali tacere.
Per tentare di fare chiarezza in questo
oscuro panorama che riguarda la salute di tutti, Ben Goldacre,
il medico inglese autore del libro Bad Pharma dove svela gli
inganni e le manipolazioni messi in atto dalle multinazionali del
farmaco per dimostrare la validità dei propri prodotti, si è fatto
promotore di un'iniziativa: la Campagna AllTrials per la
registrazione pubblica dei test clinici e, buona
notizia, lo scorso 2 aprile il Parlamento europeo ha approvato il regolamento per la registrazione dei trial clinici,
manca ora solo l'approvazione del Consiglio europeo dei ministri
(14 aprile 2014). se tutto si svolgerà come si spera sarà quindi
disponibile un database dell'Agenzia del Farmaco Europea, l'EMA.
Purtroppo però il nuovo regolamento sarà valido solo per gli studi
fatti nel 2014.
Ma a questo database, che comunque
possiamo considerare un successo, si aggiunge un'altra importante
iniziativa lanciata da AllTrials: a gennaio infatti ha
lanciato il portale web ClinicalStudyDataRequest.com pensato per i
ricercatori che vogliono accedere ai dati degli studi clinici
a livello di singolo paziente. Al momento le industrie farmaceutiche
che hanno accettato di condividere i propri dati sono: Boringer
Ingelheim, Sanofi, Viiv Healthcare, GSK e la già menzionata Roche.
Ma torniamo al Tamiflu. Secondo
un pediatra giapponese, il dottor Keiji Hayashi, i dati
relativi alla presunta efficacia del farmaco antivirale, si basano su
10 studi clinici effettuati dalla stessa Roche
di cui solo 2 sono disponibili in forma completa ed esaustiva, per
gli altri 8 si tratta di semplici riassunti, lo afferma sul sito del
gruppo Cochrane che riunisce 14mila tra medici e ricercatori
che si battono per la trasparenza dei dati scientifici
in ambito medico e farmaceutico.
Quando il gruppo Cochrane richiede alla
Roche i dati mancanti ottiene la seguente risposta: “La
Roche accetta a condizione che la Cochrane Reviews, la rivista online
dello stesso gruppo, sottoscriva un accordo in cui si impegna a non
divulgare i dati ai lettori”. Alla richiesta di spiegazioni per
questa bizzarra risposta il responsabile di pneumologia, Tom
Jefferson, non ottiene alcun riscontro. Solo nel 2009 la Roche
invia 7 documenti alla Cochrane, ma anche questa volta
risultano essere palesemente parziali. Nel 2013, finalmente, la Roche
si decide a fornire tutta la documentazione completa. Risultato? I
dati clinici non sono sufficienti a dimostrare l'efficacia del
Tamiflu nella riduzione del numero dei morti, al massimo
avrebbe potuto ridurre i sintomi per poche ore a costo però di
numerosi e spiacevoli effetti collaterali: si è stimato che su un
milione di soggetti assumessero l'antivirale 45.000 accuserebbero
nausea, 31.000 cefalea e 11.000 stati d'ansia
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