Alcuni ritengono che il voto sia espressione di democrazia altri che sia un modo di mettersi alla catena
Tutto il sistema cosiddetto
democratico si basa sulle libere elezioni dei rappresentanti,
ogni cittadino è invitato ad esprimere il voto per il
candidato che meglio di tutti porta avanti le sue istanze... e la
maggioranza vince. Semplice e lineare. Quindi non andando a votare
ci si sottrae semplicemente a quello che viene definito un
diritto-dovere. Già questa definizione suona strana: se è un
diritto possiamo rifiutarci di esercitarlo, ma se è un dovere
è un obbligo, in ogni caso la semplice astensione colloca
l'elettore che non ha votato in una sorta di “limbo” non meglio
definito, ovvero rientra a fare in qualche modo parte della
maggioranza perché non ha espresso un preciso rifiuto.
Che fare allora se nessuno dei
candidati merita il nostro consenso? Come si fa, in termini
legali, ad esprimere il nostro dissenso? Secondo l'Art 104, comma
5 della Legge Elettorale questo è permesso: basta recarsi al
seggio muniti della scheda elettorale e di un documento valido e a
quel punto ci facciamo regolarmente registrare dopo di che possiamo
chiedere al presidente di seggio di mettere a verbale la nostra
dichiarazione dove affermiamo “non voto perché non mi sento
rappresentato da nessuno”.
Attenzione però, la scheda non va
toccata altrimenti viene considerata nulla e così rientrerebbe nel
premio di maggioranza. E' utile sapere che il presidente non può
astenersi dal verbalizzare la vostra dichiarazione, pena una
multa di 4000 euro e la reclusione fino a 3 mesi. Inoltre possiamo
chiedere che in calce al verbale venga trascritta la motivazione del
rifiuto, se lo riteniamo necessario, in questo modo noi risultiamo
come votanti effettivi, ma il nostro voto non va a nessuno ma
viene considerato valido. Strano che questa informazione non sia
esposta ben chiara all'interno dei seggi o no?
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