Leggendo i giornali e, soprattutto navigando nei vari social network, appare sempre di più evidente la strategia del fanatismo: divide et impera
Divide et impera, dividi per regnare.
La frase fu attribuita a Filippo il Macedone e poi largamente usata
da Luigi XI di Francia: diviser pour régner, ma che sia pronunciata
in latino o in francese non perde il suo forte significato politico e
sociale, più siamo “globalizzati” e più siamo “frammentati”
Sembrerebbe un paradosso, ma non è
così, un clamoroso esempio lo troviamo nei social network,
soprattutto in occasione di grandi eventi che toccano la sensibilità
di molti: è in atto la strategia del fanatismo.
Un esempio sotto gli occhi di tutti è
la macabra vicenda del reporter americano che ha fatto il giro della
rete, ma per noi, in Italia, è sufficiente guardare il caso degli
sbarchi sulle nostre coste ed è facile notare come, nei commenti
postati su Facebook o Twitter, le due più famose piattaforme di
scambi sociali, le posizioni siano spesso in netta contrapposizione e
senza troppe sfumature che le distinguano le une dalle altre.
Naturalmente Internet è la grande piazza virtuale dove ognuno può
esprimere liberamente (forse) le proprie opinioni, ma questo si sta
rivelando una specie di arma a doppio taglio: la scarsa o nulla
conoscenza interpersonale e la brevità, a volte impulsiva-compulsiva
dei commenti spesso, più che un dibattito, dà origine a vere e
proprie dispute verbali che spesso culminano con reciproci insulti.
Non sarebbe esattamente questa la funzione di un social network, ma
molto dipende dall'aspetto “emozionale” e dalla convinzione di
essere protetti da un “gruppo” che supporta le nostre
convinzioni.
Torniamo al caso dei migranti: tempo fa
un “buontempone” ha fatto circolare su Facebook la foto di un
uomo dal viso deturpato dicendo che sull'isola di Lampedusa eranostati riscontrati 3 casi di infezione da virus Ebola importati dai
passeggeri dei barconi della morte. Anche se rimosso prontamente
dalla Polizia Postale, quel post in breve tempo ha ricevuto un
qualcosa come 27.000 tra condivisioni e visualizzazioni accompagnate
da un numero altrettanto notevole di commenti, chi inveiva contro la
politica migratoria dell'Italia e chi metteva in guardia dal fatto
che si trattasse di un fake. Difatti si è poi scoperto che si
trattava di un falso e che l'autore aveva forti tendenze xenofobe.
E' evidente come una notizia lanciata
così sciaguratamente (o volutamente, perché no?) in un social
network, abbia lo stesso effetto di una bomba: pochi sono quelli che
prima di commentare si accertano della veridicità delle fonti e in
questo caso si evidenzia la strategia del fanatismo: lanciare una
notizia dal forte impatto emotivo e lasciare che le “fazioni” si
scaglino l'una contro l'altra. Dal social alla vita reale il passo è
breve: animi già esasperati dai vari problemi potrebbero scendere
per le strade armati di bastone e farsi giustizia sommaria, divide et
impera appunto. Questo giustificherebbe un intervento delle autorità per
riportare la calma e, se ci scappa anche il morto tanto meglio:
politici, giornalisti e associazioni varie avrebbero un'ottima
occasione per cavalcare l'onda.
Stessa cosa è avvenuta, in maniera
mondiale, per il caso di James Foley, il cronista decapitato da un
militante dell'ISIS: il video della sua decapitazione postato su
YouTube ha inorridito e indignato tutto il popolo web. Dopo le prime
dichiarazioni di cautela, tanto il governo americano, quanto quello
britannico, hanno giurato sulla sua attendibilità anche se uno
studio inglese, specializzato in analisi forensi, ha dovuto ammettere
che il video in questione sia stato montato con cura attraverso
tecniche specializzate di video editing e non, come di solito opera
l'ISIS, con un semplice telefonino, dichiarando che la decapitazione
sia avvenuta a telecamere spente. Sempre attraverso l'attenta analisi
del video, i servizi segreti della Regina, sono risaliti all'identità
del presunto sicario incappucciato, attraverso il filtraggio della sua
voce, il tutto in un lasso di tempo così breve che fanno apparire leindagini su Bossetti come un fatto da Medio Evo: prodigioso! Ma tanto
è bastato per seminare panico e preoccupazione in tutto il mondo
occidentale: Londra ha inviato in Siria alcune unità del famoso
reparto SAS (Special Air Service) e si appresta a varare leggi ancora
più restrittive nell'ambito del terrorismo sulla linea già seguita
dagli Stati Uniti con il WatchlistingGuidance.
Ma
intanto il vaso di Pandora si è già rotto: sul web si scontrano le
varie correnti di interpretazione: chi chiede maggiore controllo e
repressione nei confronti dei cittadini islamici e chi grida al
complotto e alla macchinazione ed anche in questo caso il principio
divide ed impera ha sortito l'effetto desiderato, la strategia del
fanatismo ha iniziato ad auto-alimentarsi, poco importa che i fatti
siano incontrovertibilmente dimostrati, l'importante è avere
qualcosa in cui credere.
Imporre
un giro di vite “tout court” sulla sicurezza nazionale sarebbe
difficile per qualunque governo occidentale che si definisca
democratico, ma il semplice sospetto che la nostra “personale”
incolumità possa essere a rischio diventa un potentissimo volano per
chi tira le fila del potere: il panico è nemico della razionalità.
Naturalmente
ciascuno continuerà a pensarla come ritiene opportuno cercando
conferme o smentite alle proprie teorie, ma il fatto che i social
siano sempre più terreno fertile per sfogare certe forme di
fanatismo ideologico appare in tutta la sua devastante semplicità,
domandarsi se i social possano anche essere strumenti per esercitare il principio del “divide ed impera” è una questione riservata all'intelligenza di ciascuno
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