Spesso si ha la tendenza a commentare un post solo perché colpiti dal titolo, ma senza leggerne il contenuto: un aspetto negativo dei social network
Mi occupo di comunicazione da diverso
tempo, come freelance naturalmente e come autore di questo
modestissimo blog e nel corso della mia esperienza ho avuto
l'occasione di verificare le reazioni dei lettori attraverso i
commenti fatti ai miei articoli, si perché scrivo anche articoli
“seri” per testate importanti, almeno per la quantità di
lettori, ma quello che mi ha colpito di più è stato constatare un
fenomeno piuttosto comune: la sindrome da commento compulsivo, una
vera e propria malattia associabile ai social network.
Pochi giorni fa seguivo una discussione
all'interno di un gruppo redazionale di cui faccio parte e sono
venuto a conoscenza di un fatto, beh diciamo così, quanto meno
curioso: un autore si era inventato addirittura il testo di una
canzone spacciandolo come inno di una nota squadra di calcio.
Naturalmente non faccio nomi, ma la cosa mi ha incuriosito non poco
ed ho voluto fare una verifica: ho scritto un articolo dal taglio
giornalistico, dove affermavo una notizia clamorosamente falsa: il ritrovamento delle ossa di Dante bambino. Chiaramente alla fine
dell'articolo ho aggiunto un post scriptum dove spiegavo che non
c'era nessun fine “truffaldino”, ma che era solo una verifica,
appunto, del fatto che il titolo può trarre in inganno, la conferma
mi è venuta dai commenti ricevuti dai vari social network dove l'ho
postato: alcuni mi hanno semplicemente accusato di diffondere notizie
infondate (segno evidente che non avevano letto l'articolo fino in
fondo) altri solo perplessità (anche in questo caso zero lettura)
altri addirittura apprezzamento per la qualità della provocazione.
Ora da qui una semplice riflessione: spacciare
una notizia falsa sul web è una cosa semplicissima, basta trovare un
titolo ad effetto che catturi l'attenzione, argomentare adeguatamente
la “bufala” in maniera che induca almeno al dubbio e la cosa è
fatta e così è possibile che nascano le cosiddette leggende
metropolitane: basta che un lettore distratto e frettoloso prima di
recarsi al lavoro dia un'occhiata ai titoli di internet. Una volta al
bar per prendere un caffè con gli amici:
“Ma lo sapete che la Divina Commedia
non l'ha scritta mica Dante?”
“Ma va chi te lo ha detto?”
“L'ho letto stamattina su
internet”... e la cosa comincia a girare di bocca in bocca spesso
perdendo l'origine della fonte. Pubblico questa semplice riflessione
per evidenziare una cosa: quando si legge una notizia e soprattutto
quando la si scrive, la verifica dell'attendibilità e il confronto
con altri siti fa la differenza tra la verità e la menzogna che
alle volte è messa in rete a regola d'arte per creare agitazione
sociale
Bel post e sacrosante verità!
RispondiEliminaGrazie Claudio, apprezzo molto il tuo commento anche perché credo che tu sia più esperto di me
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