In questi giorni, Obama e consorte, hanno invitato a cena alcuni ospiti africani. Dietro la scusa di favorire nuovi investimenti c'è il progetto di mettere le mani sulle risorse del Continente Nero
“Ti invito a cena per divorarti
meglio” sembra essere questa la nuova politica verso l'Africa del
presidente Obama. A conclusione del summit USA-Africa che si è
tenuto a Washington in questi giorni, i 50 membri della delegazione
africana sono stati invitati a cena dal presidente e dalla sua
consorte, Michelle. Piatti della tradizione americana “rivisitati
con un tocco africano”, così titolano alcuni giornali. L'incontro
si è concluso con l'impegno degli Stati Uniti di stanziare 14
miliardi di dollari, attraverso decine di colossi imprenditoriali che
investirebbero nel Continente Nero nei settori dell'edilizia, delle
tecnologie, dei servizi bancari e dell'energia eco-sostenibile.
Una vera e propria nemesi storica
potrebbe sembrare ad una prima occhiata: il primo presidente di
colore degli Stati Uniti tende la generosa mano ai fratelli
dall'altra parte dell'oceano ma, come affermato dallo stesso Obama al
termine del summit: “Un incontro voluto per approfondire il
coinvolgimento degli Stati Uniti nell'Africa, alimentando una
crescita che sosterrà la prosperità africana e il business degli
USA nei mercati emergenti”.
E già, secondo i dati dell'FMI (FoodMarketing Institute, da non confondersi col Fondo Monetario
Internazionale), l'Africa è il continente col tasso di crescita più
alto al mondo (per il 2015 è previsto un incremento del 5,8% in più
rispetto l'anno corrente).
Le intenzioni della politica estera di
investimenti americana è dunque evidente: mettere le mani su un
continente ricco di risorse facendo passare questo ennesimo tentativo
di cannibalizzazione come un gesto dalle finalità umanitarie: le
grandi imprese avranno a loro disposizione nuove aree di
sfruttamento, una manodopera a costi irrisori ed il pretesto di
creare nuovi insediamenti militari giustificati dalla scusa di
difendere e proteggere gli stessi investimenti.
Attualmente il maggior interlocutore
commerciale con il Continente Africano è la Cina e, guarda caso,
dopo l'inizio della crisi ucraina e l'annessione della Crimea che
hanno visto l'imposizione di sanzioni nei confronti della Russia,
Cina e Russia, appunto, hanno rafforzato i loro accordi sul piano
economico: accaparrarsi l'Africa, a questo punto, significherebbe per
l'America, in qualche modo riequilibrare gli assetti geo-economici del
pianeta.
Dopo i primi anni di colonialismo,l'America ha fondato la sua ricchezza sul disumano strumento dello
schiavismo deportando dall'Africa migliaia di esseri umani, ora punta
anche alle sue ricchezze.
Se Obama volesse davvero aiutare i suoi
fratelli di colore dovrebbe ricordare un antico proverbio: “Se un
uomo ha fame, non dargli un pesce, ma insegnagli a pescare. Solo così
non lo avrai sfamato per un giorno, ma per sempre”
Del resto è ben chiara l'allegoria
dell'invito a cena: “Piatti della tradizione americana rivisitati
con un tocco africano”, si, giusto un “tocco”
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