Si parla di globalizzazione e intanto le multinazionali e le banche fanno cartello per il monopolio delle acque
Si parla di globalizzazione, social
sharing, interconnessioni eppure, come appare sempre più evidente le
società umane sono sempre più frammentarie e disgregate. Tra guerre
etniche, di religione e secessionismi l'unica cosa che sembra ci
tenga legati è il frivolo, la condivisione dei selfie, i messaggini
e l'omologazione dell'ultima tendenza di moda Questo naturalmente
vale per il “primo mondo”, per usare un termine politically
incorret, il “secondo” cerca di adeguarsi mentre il “terzo”,
come comune denominatore ha la fame e la miseria in
forma di quasi assoluto monopolio. Eppure, paradossalmente, è
proprio il monopolio quello che lo accomuna al potere delle
grandi banche e delle multinazionali, solo che in questo caso non
si tratta di fame e carestie, bensì delle risorse del
pianeta. Dopo aver messo le mani sul petrolio attraverso la creazione
di cartelli transnazionali che non si curano di sottigliezze come le
etnie o le religioni ora l'attenzione delle grandi lobby si è
spostata ad est dei Balcani dove si contendono alcuni dei più grandi
bacini naturali di gas fossile cambiando gli assetti geopolitici che
fino ad ora avevano il loro fulcro nel bacino del Mediterraneo.
Ma i grandi centri del capitale hanno
già capito da un pezzo che l'altra risorsa su cui mettere le mani è
l'acqua e stanno già operando da tempo, mantenendo un basso
profilo, per assicurarsi il monopolio anche di questa risorsa
vitale. Tra le banche impegnate nella corsa all'accaparramento alle
risorse idriche troviamo grossi gruppi come Goldman sachs, JP
Morgan Chase, UBS, Allianz, Barklay Bank, per citarne solo alcune, ma
anche grandi magnati dell'economia mondiale come l'ex presidente
americano George Bush e famiglia, Li Ka-shing di Hong
Kong, Manuel v.Pangilian, filippino. Questi giganti dell'economia
mondiale stanno acquistando migliaia di ettari di terreno ricchi di
falde acquifere, laghi, diritti per lo sfruttamento, aziende di
erogazione ed azioni delle compagnie che si occupano dell'ingegneria
e della tecnologia legata alle acque.
Ma mentre le potenti lobby fanno di
tutto per essere le uniche a sfruttare queste risorse assistiamo
anche alla parallela criminalizzazione dei cittadini a procurarsele
autonomamente. Emblematico è il caso di Gary Harrington,
nell'Oregon dove lo Stato lo ha accusato di ben 9 capi d'imputazione,
condannandolo a 30 giorni di prigione, per la raccolta dell'acqua
piovana depositatasi in tre laghetti situati all'interno della sua
stessa proprietà. Solo negli Stati Uniti intorno al mercato
dell'acqua gira annualmente un fatturato di 425 miliardi di
dollari e la Goldman Sachs, nella sua annuale conferenza sui “Cinque
rischi principali”, ha dichiarato che una scarsità d'acqua, nel
21esimo secolo potrebbe essere una minaccia molto più grave di
quella di cibo ed energia tant'è che nel 2012 la stessa Golman Sachsha acquistato l'azienda Veolia, fornitrice di acqua a 3,5 milioni di
abitanti nell'Inghilterra sudorientale mentre nel 2008 si era
accaparrata la Water & Drinks, azienda leader nella distribuzione
di acqua in bottiglia in Cina.
Il maggiore economista di Citigroup,
Willem Buitler, nel 2011 disse che “L’acqua diventerà il bene
più importante, di gran lunga più del petrolio, del rame, delle
risorse agricole e dei metalli preziosi.”
Nello specifico, una delle opportunità
lucrative è la fratturazione idraulica (fracking), in quanto genera
una grandissima domanda d’acqua e servizi correlati. Ogni pozzo
richiede dai 10 ai 20 milioni di litri d’acqua, l’80% della quale
non può essere riutilizzata perché è 10 volte più salata
dell’acqua di mare. Citigroup raccomanda ai proprietari di diritti
di sfruttamento dell’acqua di venderla alle compagnie di fracking
anziché agli agricoltori, perché l’acqua per il fracking puòessere venduta adun prezzo 60 volte più alto di quella perl’agricoltura.
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