La Russia ha deciso di porre dei limiti ai blogger più popolari, un altro indice dell'oscurantismo democratico.
L'informazione libera fa paura ai governi
e la Russia ha di recente approvato una legge che ponedei rigidi limiti ai blogger: democrazia si, ma
oscurata da una sorta di censura che la rende inutile. La Duma
russa infatti ha approvato un controverso disegno di legge che mette
in serio pericolo la libera circolazione dei contenuti su Internet.
In pratica i blogger che hanno un numero superiore alle
tremila visite al giorno sono obbligati a registrarsi presso
l'Agenzia per i Diritti dei Consumatori Rospotrebnadzor, lo ha
riferito l'emittente Russia Today. In questa maniera i bloggerpiù popolari vengono equiparati ai direttori dei giornali ed hanno
l'obbligo di firmare i propri articoli con i nomi veri impegnandosi a
non pubblicare informazioni di carattere estremista o terroristico,
promuovere la violenza o la pornografia o usare un linguaggio
volgare. Ai trasgressori verrà comminata una multa che va dai 10
mila ai 30 mila rubli.
La Russia dunque si allinea a quei Paesi autoritari
come la Cina e la Turchia che
vedono in Internet e nella velocità dell'informazione in rete
uno dei principali pericoli per gli equilibri interni del potere,
potremmo parlare di una sorta di democrazia oscurantista:
libertà di espressione, ma entro certi limiti regolamentati per
legge. Una precisazione va fatta: mentre la stampa tradizionale, per
un verso o per un altro, è la voce ufficiale dei governi e le
notizie vengono fornite secondo uno schema prestabilito (un esempio
recente per tutti: la recente analisi del filosofo tedesco JurgenHabermas sulla politica della Germania nell'ambito dell'Unione
Europea in Italia è passata quasi sotto il più totale silenzio,
vedi articolo) i blog sono gestiti da individui che non
possono essere assoggettati alle stesse regole e che anzi, spesso, è
della controinformazione che fanno il loro punto di forza. Si vuole
mettere il bavaglio alla voce della dissidenza.
In realtà il caso della Russia è solo la punta di un iceberg
e i Paesi occidentali non sono da meno
nell'uso dell'oscurantismo democratico, per non andare troppo
indietro nel tempo ricordando Echelon, il grande spione della
rete che attraverso un sofisticato algoritmo filtra tutte le parole
considerate “sensibili” dai servizi segreti come bomba,
attentato, armi, pedofilia etc. il recente caso del datagate
svelato da Edward Snowden o le intercettazioni
telefoniche dell'NSA statunitense sulle conversazioni
personali di personaggi influenti della politica internazionale o
ancora il presunto scambio di informazioni tra Google e la
stessa NSA ci fanno vedere come anche in quelle che si definiscono
democrazie a tutti gli effetti, il problema del controllo della rete
è determinante.
E in Italia invece come siamo messi?
Lo scorso 17 aprile un disoccupato disperato, Felice Ferrucci,
si è trovato all'uscio di casa sua la polizia per un commento di
sfogo lasciato sulla pagina Facebook della presidentessa della
Camera Laura Boldrini, il sistema di sicurezza che
controlla le comunicazioni aveva intercettato una frase considerata a
rischio. La legge russa che vuole regolare i blogger
dunque, potrebbe creare un precedente anche per i paesi
cosiddetti democratici,
in fondo si sa, per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza,
qualunque metodo efficace diventa lecito e la ragion di stato è
superiore a qualunque principio democratico altrimenti come si
giustificherebbe il fatto che un governo eletto dal popolo abbia al
suo interno i servizi segreti? Se lo Stato siamo noi, perché
dobbiamo essere tenuti all'oscuro di certi fatti? Regolamentare i
blogger è oscurare la democrazia, qualunque
ragione ci sia a monte
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