Le recenti decapitazioni dell'Isis hanno provocato l'immediata reazione di Obama, ma era proprio quella che speravano di ottenere
Che la politica estera di Obama faccia
acqua da tutte le parti è cosa risaputa, del resto non si distingue di molto dai suoi predecessori: la capacità diplomatica americana si
misura in megatoni, ma nel caso dell'Isis la cosa potrebbe ritorcersi
non solo contro gli Stati Uniti, ma contro tutto il mondo
occidentale.
Secondo alcuni esperti del settore le
spettacolari decapitazioni dei due giornalisti americani e
dell'operatore umanitario britannico sono state concepite come atti
deliberatamente provocatori per scatenare un'eccessiva reazione da
parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali.
Secondo Alì Soufan, ex agente dell'FBI considerato come uno dei protagonisti
della lotta ad Al Qaeda: “Stanno cercando di risucchiare
l'Occidente in una guerra contro di loro (Isis, n.d.a.), in tal caso
non sarebbero più solo il gruppo ribelle regionale, ma
diventerebbero i rappresentanti del movimento jihadista globale.
Potrebbero così sostenere che si tratti di una guerra
internazionale, una crociata moderna, contro tutti i Paesi che
vengono a combattere sulla loro terra”
In sostanza, forzare gli Stati Uniti ad
intraprendere azioni massicce d'intervento armato consentirebbe agli
jihadisti di rimuovere quelle sacche di islamisti moderati che ancora
si oppongono ai metodi brutali dei militanti del Califfato,
coinvolgendoli in una guerra santa contro gli infedeli.
La stessa analisi è confermata anche
da Steve Weissman, giornalista e scrittore americano che scrive su
Reader Supported News che Obamasta dando all'Isis proprio ciò che vuole: “Egli interpreta il
ruolo che l'Isis ha volutamente provocato con le decapitazioni, le
esecuzioni sommarie e l'uso nauseante degli stupri di massa:
diventare il crociato cristiano straniero che profana un Paese
musulmano e lo farebbe in compagnia di iraniani e iracheni sciiti che
lo Stato islamico disprezza come eretici” In altre parole: più
jihadisti Obama uccide più saranno i sunniti che andranno ad
accrescere le fila del Califfato.
In un editorialedel 14 settembre pubblicato su The Guardian si legge un invito
all'Occidente a mantenere un atteggiamento freddo anche davanti alla
mostruosità delle decapitazioni: “L'uccisione di Haines non è
stato un atto di vendetta. E' stata una provocazione. Come nel caso
dei due omicidi dei giornalisti americani il gesto è stato
progettato per spaventare e infiammare gli animi. Sembra che l'Isis
provi compiacimento nel fatto che queste uccisioni provochino una
reazione violenta e intemperante. Tale reazione, nel tempo, potrebbe
far vedere l'Isis non più come assassini, ma come vittime. Queste
cose sono successe troppo spesso nella storia ed è una ragione
sufficiente perché i leader occidentali facciano appello alla loro
freddezza”
Freddezza che invece pare essere assente se in Australia, per dare la caccia a una ventina di presunti terroristi, sono scesi in campo quasi mille uomini tra polizia, unità speciali e 007, freddezza che sicuramente non possiamo pretendere da Renzi che come uno zelante scolaretto esegue con disciplina tutti i compiti assegnati dallo Zio Sam
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