Napolitano chiamato come testimone nel processo Stato-mafia, Renzi, la cui legittimità di premier è stata messa in discussione, dichiara di non voler trattare sull'art.18: forse è arrivato il momento di dare un senso alla parola “democrazia”?
Per la prima volta nella storia
della Repubblica italiana un presidente è invitato a sedersi al
banco dei testimoni mentre il presidente del Consiglio impone un
diktat sulla riforma del lavoro in un governo eletto senza il
consenso popolare insediatosi con un
vero e proprio colpo di Stato realizzato in sordina sotto gli
occhi di tutti. C'è n'è abbastanza per farci capire che che la
democrazia in Italia è solo una parola senza senso, ma
frammentando tutte le singole questioni in tanti pezzetti e
pezzettini è più facile distrarre l'attenzione dei cittadini, i
fatti non vengono evidenziati secondo un piano organico di causa ed
effetto, vengono volutamente enfatizzati soffermandosi sui minimi
dettagli e successivamente trascurati, come se tutto quello
starnazzare ne avesse esaurito la sostanza.
Inutile dire che in questo lavoro di
disinformazione i media la fanno da padrone: dibattiti,
approfondimenti, liti televisive, insinuazioni, accuse che finiscono
con l'ubriacare gli ascoltatori... e poi si dice dell'allontanamento
dalla politica: la polis è tagliata fuori da questo
linguaggio inespressivo ed esasperatamente tecnico. Il fatto è che
il cittadino, il popolo, non è sovrano, è suddito di una delle più
subdole dittature che si potessero immaginare.
Napolitano, nel giorno in cui il
Tribunale di Palermo fa sapere che dovrà testimoniare al
processo sulla trattativa Stato-mafia, si rivolge alla
politica per chiedere l'impegno per portare avanti il progetto di
riforma giudiziario ma non già per ridare un assetto convincente del
sistema o perché i processi durano anni, i detenuti vivono in
condizioni disumano o perché il sovraffollamento delle carceri ci ha fatto
sanzionare anche dall'Unione Europea, no, perché così si
rilancia l'economia. Sicuramente un virtuosismo intellettuale
difficile da comprendere ai più, considerando che nelle motivazioni
dei giudici palermitani si afferma che l'intervento di Napolitano
è “NON irrilevante” quindi di qualcosa sarà pure a
conoscenza, ma per saperlo bisognerà attendere i fatti, ma nel frattempo una cosa è
sicura: qualcosa sa e quel qualcosa è stata tenuta nascosta fino ad
ora. Nel frattempo Renzi fa sapere da New York che sul piano
della riforma del lavoro non ci saranno trattative con i sindacati, decide
d'autorità il governo, spiegando che non c'è tempo da perdere: si
favorisce così la facilità di licenziamento, sostenendo di offrire
maggiori opportunità di lavoro, mentre il Parlamento non è capace (o
non vuole) introdurre il reato di autoriciclaggio nel codice penale permettendo così vita più
facile a evasori e truffatori. Che le dichiarazioni e le posizioni di
Renzi e Napolitano tendano a favorire ulteriormente
banche e imprenditori non sembra una tesi peregrina, ma c'è di più: e
ai più sfugge, Renzi, come i quattro governi che lo hanno
preceduto, governa senza alcuna legittimità, come evidenziato in altre
occasioni su queste stesse pagine, tanto da essere stato oggetto,
insieme a molti altri, di una denuncia penale promossa da un gruppo tecnico popolare che fa capo al nome Libra. I reati sono quelli
di “attentato contro i diritti politici dei cittadini” e
“usurpazione di potere politico” reati punibili con pene che
vanno dai 5 ai 15 anni di reclusione.
La denuncia di Libra è stata
presentata a febbraio di quest'anno presso la Procura di Roma,
ma dopo solo 10 giorni di indagini il PM ha deciso l'improvvisa
archiviazione del caso, decisione contestata dallo stesso Gruppo Libra che ha ottenuto dal GIP, per la data del prossimo 16
ottobre e presso la stessa Procura, un'udienza per discutere la
riapertura delle indagini.
Se il popolo è sovrano e non
asservito, è dovere di tutti chiedere che la giustizia faccia il
proprio corso, ma non per favorire la rinascita economica dei soliti
pochi come vorrebbero Renzi, Napolitano e soci, ma solo
nell'interesse delle libertà civili di ciascuno: riaprire quel
processo significherebbe ridare un senso concreto alla parola
“democrazia”
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