Finita la lite elettorale proviamo a sintetizzare le ragioni dei contendenti e i motivi che hanno portato a vittorie e sconfitte
Ormai è fatta! Siamo usciti dal
turbolento clima di campagna elettorale e possiamo tirare i
bilanci con più serenità, è il momento di guardare avanti e
rimboccarci le maniche per il nostro futuro. Naturalmente
sarebbe sciocco non soffermarsi sulle ragioni dei vincitori e
degli sconfitti, sui motivi che hanno portato il trionfo per
qualcuno e la delusione per qualcun'altro, ma è dall'analisi di
queste ragioni che possiamo tentare di intraprendere un percorso
concreto e, in sostanza, la chiave di lettura va ricercata nellinguaggio dei protagonisti dell'agone elettorale: Renzi,Grillo e Berlusconi.
Iniziamo da Grillo che
sicuramente si è dimostrato il più aggressivo di tutti: un
abbondante uso del turpiloquio, un ricorrente uso di diminutivi con
sottolineature ironiche, frasi ad effetto come “Io non sonoHitler, sono oltre Hitler” gli hanno procurato un largo
consenso iniziale soprattutto tra i giovani e le categorie più
esasperate. Probabilmente avrebbe potuto ottenere di più se non si
fosse fatto prendere la mano paventando processi popolari. In
molti si saranno allarmati a quelle parole: se si fa un processo
popolare a chi è destinato il compito di eseguire un'eventuale
sentenza? L'associazione di idee con la ghigliottina era evidente e
questo forse ha fatto fare un passo indietro a qualcheduno. Grillo
ha si cavalcato l'onda del malcontento popolare, ma la sua veemente
dialettica è stata anche la causa del suo “disarcionamento”.
Berlusconi, dal par suo, si è
fatto prendere la mano dalle circostanze che lo hanno portato ai
servizi sociali. Il peso di una condanna definitiva non ha certo
giocato a suo favore in questa campagna elettorale, qualunque siano
le ipotesi di complotto portate avanti e, sicuramente, la vicenda del
suo ex braccio destro, Marcello Dell'Utri che deve scontare
una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa ha aiutato
a dare il colpo di grazia. Ma la cosa che probabilmente ha aiutato
nella capitolazione di Forza Italia è stata l'accusa rivolta
rivolta a Grillo quando ha affermato che fosse un assassino.
Pur rimanendo nella sostanza un'affermazione vera, Berlusconi
si è fatto trascinare nella dialettica del leader di M5S: in
sostanza, quello che è sembrato agli occhi di molti, è stato il
fatto che nella competizione elettorale due pregiudicati stavano
contendendosi un posto come rappresentanti dei cittadini italiani.
Senza entrare nel merito del programma
politico, visto che questo articolo vorrebbe essere solo un'analisi
delle ragioni che hanno portato a una vittoria e a due sconfitte,
l'atteggiamento sornione e pacato di Renzi ha fatto la
differenza guadagnando al PD un successo quasi imprevedibile.
Renzi ha saputo tenere alta l'attenzione sui motivi
programmatici della sua politica, ha convinto gli italiani che si
stava muovendo su un terreno di riforme e non di sola distruzione
della vecchia politica (che poi riesca o meno sarà il tempo a dirlo)
ed è riuscito così a raggiungere la fiducia di chi spera in un
cambiamento effettivo delle cose, ma adesso, volenti o nolenti, i
giochi sono fatti, non resta che fare tesoro delle esperienze ed
andare avanti
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