mercoledì 30 aprile 2014

La pornografia online in aiuto dell'ambiente: Pornhub Gives America Wood, 1 albero piantato ogni 100 visualizzazioni

Pornhub Gives America Wood. E' l'inaspettata iniziativa lanciata da un noto portale pornografico che pianterà un albero ogni 100 visualizzazioni

Pornografia_online
Una notizia da trattare con le dovute cautele per non cadere nel volgare, ma mi sia permessa una battuta: le seghe non servono solo per abbattere gli alberi, ma anche per piantarne di nuovi. Torniamo seri ora. Pornhub, il noto portale americano di video a luci rosse, in occasione dell'Arbor Day 2014, ha dichiarato che per ogni 100 visualizzazioni dei filmati pornografici che mette a disposizione degli utenti, pianterà un albero. Quella di Pornhub in effetti, è un'iniziativa tanto bizzarra quanto lodevole e, diciamocelo pure, anche molto astuta dal punto di vista commerciale e di marketing: riesce a far passare le pornografia online sotto un profilo “ambientalista” e di sostegno alle tematiche ecologiste.

Secondo una prima stima, considerando il numero di utenti che seguono Porhub, l'iniziativa del portale pornografico permetterà di mettere a dimora 13.473 alberi il che significa che i video cliccati saranno ben oltre il milione e trecentomila. Naturalmente il portale non è riuscito ad evitare anche una certa ironia su questo progetto di riforestazione giocando sui doppi sensi, infatti lo slogan era: “Pornhub Gives America Wood” (naturalmente l'equivoco è concentrato proprio nella parola wood, infatti, tradotta, la fase suona così: Pornhub dà legno all'America). Comunque questa iniziativa durerà fino al 2 maggio dopodiché il portale deciderà a quale società dovrà affidare la riforestazione promessa, se la Arbor Day Foundation, la Trees for the Future e l'American Forest.

Ma vediamo altri dati interessanti che potrebbero spingere siti di contenuti pornografici a seguire l'esempio di Pornhub, la ricerca è dei primi del 2013:
  • il 12% di tutti i siti web è a carattere pornografico
  • 1l 25% delle query ai motori di ricerca sono su temi pornografici
  • il 35% dei download è per contenuti pornografici
  • ogni secondo, 28.258 persone nel mondo stanno guardando contenuti pornografici
  • ogni secondo mediamente 89 dollari vengono spesi per l'acquisto di materiale pornografico
  • ogni giorno, sul web, appaiono nuovi siti pornografi
  • SEX è la parola che ha il record assoluto nelle ricerche internet
  • il 72% degli utenti che si collegano a siti porno e di genere maschile contro il 28% di quellofemminile
  • il 70% del traffico verso siti porno è durante l'orario lavorativo, dalle 9:00 alle 17:00
  • 372 milioni le pagine a contenuto erotico
  • l'America ha il primato assoluto di siti a luci rosse, 89%, seguita da Germania, 4% e Regno Unito,3%

Guardando questi numeri è evidente l'enorme bacino di risorse che il settore della pornografia è in grado di raggiungere e, al di là delle opinioni personali di ciascuno, l'iniziativa di Pornhub pone in evidenza un aspetto interessante: la piantumazione dei 13mila e passa alberi darà lavoro a personale non necessariamente legato al mondo della pornografia, quindi, in realtà si potrebbe dire che svolge anche una funzione sociale, non solo di intrattenimento e che altre iniziative simili potrebbero seguire per altre occasioni importanti. Era forse con questo spirito ambientalista che Berlusconi ha dato vita ai festini di Arcore?

martedì 29 aprile 2014

Esperanto della politica italiana o latinorum da quattro soldi?

Mattarellum, porcellum, spending review il linguaggio della politica italiana tra l'esperanto e il latinorum.

Esperanto
Chissà se il Manzoni avrebbe potuto mai immaginare che il “latinorum” del Dottor Pettola, meglio noto come Azzeccagarbugli nei Promessi Sposi, avrebbe avuto così seguito nel gergo della politica italiana? Non è ben chiaro se coniare frasi evocative (evocative di cosa poi?) come “Smacchiare il leopardo”, latinismi dall'origine dubbia o meglio ancora usare a piene mani termini stranieri (inglesi per lo più) o acronimi dal significato oscuro sia solo un aspetto simpaticamente goliardico dei nostri governanti o piuttosto un modo per rendere la politica ancora più incomprensibile alle orecchie di molti? E poi si lamentano della sempre più crescente indifferenza alla politica e parlano di trasparenza.

Fatto sta che il gergo politico italiano è diventato una vera babele di linguaggi: dal “mattarellum” al “porcellum”, dal “tatarellum” all'”italicum”sembriamo tornati al mondo dei romani benché il latino non sia più da anni una materia obbligatoria nelle scuole, ma forse questo latinorum fa comodo ai media ( e si pronuncia esattamente media, non midia come fanno alcuni, perché è una parola latina) perché fa più “presa” sul pubblico, è più trend. Ed ecco che arriviamo all'inglese: perché in Italia abbiamo la spending revew e non la semplice revisione di spesa, che capirebbe anche la vecchietta che va al mercato per comprare quello che la pensione le permette. Beh, se proprio ha difficoltà ad arrivare a fine mese può sempre sperare di contare sulla nuova politica del welfare, è molto più autorevole come parola della semplice assistenza sociale, ma a patto che lo spread si mantenga in ambiti ragionevoli e che le agenzie di rating non ci penalizzino troppo.

Qui però non è più affare che riguardi il “popolino”, è compito della UE che attraverso le delibere della CE regola e delibera sul mercato azionario tra CCT, OPA OPS e OPV (naturalmente in questo link sono riportati isignificati di queste abbreviazioni). Ma in fondo, a parte l'ironia, se ancora è valida la regola romana del dìvide et ìmpera è ovvio che il latinorum ci “azzecca” eccome, perché meno la gente ci capisce qualcosa e più è facile governare. Ave.

La contorta dialettica di Berlusconi: “Napolitano aveva il dovere morale di darmi la grazia”

l'exploit di Berlusconi su La7 la dice lunga sul clima politico italiano: “Napolitano aveva il dovere morale di darmi la grazia”

Berlusconi
Napolitano aveva il dovere morale di darmi la grazia”. Con queste parole Berlusconi è intervenuto nel programma di La7, Piazza Pulita, parole che se fossero state pronunciate da un uomo qualunque avrebbero assunto il tono del grottesco, ma pronunciate dal grande affabulatore di Forza Italia assumono un significato tragicamente politico: implicitamente l'ex cavaliere afferma quindi che ricevere la grazia “motu proprio” dal presidente della Repubblica sia un suo diritto. Ma si sa, Berlusconi è abile nel rigirare le parole a suo vantaggio e con questa frase ad effetto tenta ancora una volta di passare da colpevole a vittima di una congiura della magistratura.

Ma quel'è la tesi che sottende a questa ardita frase: “Aveva il dovere morale di darmi la grazia”? Semplice, poiché è stato negli anni a capo di tre legislature consecutive e perché a collocarlo su quel prestigioso scranno sono stati i voti di milioni di italiani la sua autorevolezza di leader viene segnata da una condanna infamante. Probabilmente l'uscita televisiva di Berlusconi diventerà uno slogan per i suoi sostenitori facendo passare in secondo luogo il fatto che la condanna per evasione fiscale è passata attraverso i tre gradi di giudizio e che di fatto, secondo le leggi vigenti in Italia, l'ex cavaliere è di fatto un individuo che ha commesso un crimine anche se di carattere amministrativo.

In sostanza, seguendo il concetto di Berlusconi, il solo fatto di essere stato a capo di un governo per 20 anni, lo autorizzerebbe ad essere considerato super partes e non sanzionabile. Un po' come dire che Kim Jong-Un, il giovane dittatore nordcoreano, può essere giustificato per i suoi crimini dal solo fatto di essere a capo del governo, una tesi veramente contraddittoria che forse solo Richelieu avrebbe potuto partorire, ma dietro a quel “dovere morale” che avrebbe dovuto obbligare Napolitano a dare la grazia al padrone di Mediaset, si cerca di far passare inosservato il fatto che Berlusconi è ancora in attesa digiudizio per altri reati contestatigli per sfruttamento della prostituzione minorile (caso Ruby), diffamazione (laurea di Antonio Di Pietro) e corruzione in atti giudiziari (corruzione del senatore De Gregorio). “Ma Bruto è uomo d'onore"

lunedì 28 aprile 2014

Quanto costa un santo? Dopo la canonizzazione dei due Papi un po' di conti

Concluso l'evento della canonizzazione dei due Papi santi vediamo di capire quanto ci è costato in termini di soldi.

Canonizzazione
Forse la canonizzazione dei due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, verrà ricordata come l'evento del secolo, quasi un milione di fedeli provenienti da tutto il mondo hanno invaso la Capitale per il grande evento ed ora che il nostro calendario si è arricchito di altri due santi proviamo a fare due conti sui costi di questa celebrazione. Le cifre esatte non è possibile elencarle con precisione, ma alcuni dati ci fanno capire l'enormità di denaro che ha girato intorno a questa attesa canonizzazione e sono dati davvero impressionanti. Il dato più attendibile è la cifra che ha sborsato il Vaticano: 500.000 euro, ma attenzione, la Chiesa in realtà non ha tirato fuori neanche una lira perché, come ha dichiarato l'amministratore delegato nonché vice-presidente dell'Opera Romana Pellegrini, monsignor Liberio Andreatta, a sborsare i denari sono stati gli sponsor, e che sponsor potremmo dire: Banca Intesa San Paolo, Eni, Banco Popolare, Unicredit, Generali Assicurazioni, Benetton, Società Atostrade e Società Aeroporti per citare le più importanti, mentre come “media partner” si è impegnata l'agenzia di stampa AGI.

E fin qui niente di clamoroso se non fosse che in realtà la somma più consistente per consentire la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II l'ha sostenuta l'Italia. Addirittura 11 milioni di euro secondo alcuni, ma come abbiamo detto una stima precisa è difficile da fornire data la frammentazione delle spese, ma se vediamo alcuni dati un'idea possiamo farcela da soli: per assicurare l'ordine pubblico tra gli oltre 800.000 pellegrini presenti a Roma lo Stato italiano ha dovuto disporre in campo 2.400 poliziotti, 2.000 Vigili Urbani, 1.000 netturbini oltre a 3.000 volontari di varie associazioni e centinaia di persone tra personale medico e paramedico. Tranne i volontari, tutte queste persone sono state pagate con denaro pubblico.

Inoltre, solo per i 1.000 bagni chimici disseminati nella Capitale, sempre lo Stato italiano, ha speso 1,8 milioni di euro, 710.000 euro sono stati spesi per potenziare i trasporti pubblici urbani, 430.000 euro per l'acquisto di 4 milioni di bottiglie di acqua e 146.000 euro per le 800 transenne metalliche che sono servite per incanalare il flusso dei fedeli.

Naturalmente l'enorme massa di visitatori che si sono riversati a San Pietro e nella Capitale hanno portato un rientro economico: ristoranti e alberghi pieni, souvenir e gadget di vario genere raffiguranti i due Papi hanno certamente fatto la felicità di qualcuno, ma a questo va aggiunto anche il guadagno nel sommerso che per lo Stato italiano non frutterà nessun incasso. Nei giorni che hanno preceduto l'evento la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro 23 bed and breakfast perché considerati irregolari o abusivi in quanto privi di autorizzazione o in difetto alle norme sanitarie o fiscali e a sole poche ore prima dell'evento la stessa G.d.F. aveva sequestrato 700.000 souvenir falsi per un valore stimato di oltre 3,5 milioni di euro, 7 milioni dall'inizio dell'anno e, naturalmente, chissà quanti altri casi simili sono sfuggite ai controlli delle autorità.

A questo punto però viene da fare qualche considerazione:
1° in Italia si parla di crisi e disoccupazione e aumentano i casi di disperazione che conducono le persone a gesti estremi, senza togliere nulla all'importanza dell'evento per il mondo cattolico (è la prima volta di una canonizzazione contemporanea di due Papi) quanti posti di lavoro in più si sarebbero potuti realizzare?
2° non tutti i cittadini italiani praticano la fede cattolica, ma anche se sono una minoranza hanno contribuito anch'essi a questa spesa gigantesca
3° lo Stato del Vaticano, il più piccolo Stato al mondo, è la capitale di tutta la cristianità del pianeta perché allora queste spese solo a carico dell'Italia?

domenica 27 aprile 2014

Russia-USA, la guerra si combatte anche nel campo dell'alimentare: Mosca dice no agli OGM

E' ufficiale, la Russia vieta gli OGM. E' un altro segnale che Putin vuole lanciare agli USA?

OGM
Lo scorso febbraio la Duma di Stato ha presentato un progetto di legge per vietare la coltivazione di prodotti alimentari trattati geneticamente, gli ormai famosi OGM(Organismi Geneticamente Modificati). La proposta, fortemente caldeggiata da Putin, ha trovato anche il parere favorevole del Comitato dell'Agricoltura e a luglio la risoluzione entrerà in vigore in maniera definitiva. Ma Mosca non si limita solo ad impedire la produzione, recentemente il primo ministro Dmitri Medvedev ha dichiarato che “La Russia non importerà più prodotti OGM, la nazione ha spazio e risorse sufficienti per produrre cibo organico, se agli americani piace mangiare alimenti geneticamente modificati facciano pure, noi non ne abbiamo bisogno”.

Presa in sé la notizia della decisione russa di non produrre e di non importare OGM potrebbe solo essere la dimostrazione che anche questo Paese si aggiunge alla già lunga lista degli Stati anti-OGM, ma vista in un contesto più ampio, quello che riguarda l'attuale crisi ucraina, si potrebbe notare la non tanto celata strategia di Putin per ribadire il fatto che la Russia rifiuta, e contrasta, l'Ordine Mondialeimposto dagli Stati Uniti. La guerra Russia-USA quindi, si sposta sul piano dell'economia globale modificando quello che fino ad ora sembrava solidamente affermato: la Russia minaccia di sospendere le forniture di gas naturale agli Stati dell'Europa centrale e gli Stati Uniti, o meglio le multinazionali americane (Chevron e Shell per citarne due), stanno pensando a sdoganare il contestato metodo del fracking per la produzione dello stesso, ma al tempo stesso Mosca promuove una legge che vieta l'importazione e la produzione degli OGM anch'essi però legati all'egemonia americana (Dupont eMonsanto sempre per citare quelle più famose) mentre di soppiatto, quasi facendolo passare per un errore tecnico, l'Europa dàil via libera alla produzione di mais geneticamente modificato.

Un discorso complesso insomma, dove i contrasti legati all'Ucraina possono sembrare solo un pretesto per dare uno scrollone all'attuale ordine economico, anche in vista dei possibili sviluppi che si potrebbero attendere dalle prossime elezioni europee e il ruolo che essa potrebbe ricoprire in un futuro prossimo. Un'enorme partita a scacchi dove per ora aerei, truppe e carri armati svolgono solo la figura di pedoni, mentre pian piano si cominciano ed intravedere i pezzi più importanti

sabato 26 aprile 2014

L’informazione e la censura, i limiti della democrazia in internet

Internet è davvero un luogo di democrazia? E come agisce la censura sull'informazione

Informazione_e_censura
Nel corso dell’ultimo decennio la presenza di internet nel campo dell’informazione ha fatto passi da gigante. Attraverso tutti i tipi di terminali messi a nostra disposizione dalla tecnologia (computer, Tablet, Smartphone e internet point) siamo in grado di avere informazioni su quasi tutto in tempo reale. Si, quasi tutto perché anche nel nostro Paese questo potente strumento di comunicazione capillare è soggetto a censura come avviene in diversi altri Stati meno “democratici” dell’Italia (Cina, Vietnam, Turchia e Corea del Nord, per citarne alcuni) ma questa censura avviene in maniera “sotterranea” senza che gli utenti della rete ne siano a piena conoscenza. A molti sarà capitato di cercare un sito indicizzato da Google e trovarsi di fronte a una pagina bianca che avverte che non è più disponibile.

Al di là dei provvedimenti presi per oscurare siti lesivi per la legislazione vigente come quelli pedopornografici o con forte connotazione razziale volta all’incitamento della violenza, secondo le disposizioni della magistratura, si registra  un fenomeno che sfugge ad un controllo puntuale da parte delle autorità competenti: provider di fileshring e talvolta di e-commerce spariscono improvvisamente senza che l’utente sia a conoscenza dei motivi lasciandolo, talvolta, con l’atroce dubbio di aver commesso un illecito consultandoli prima della loro chiusura. Per chi ha più dimestichezza con la tecnologia informatica è ben noto che il problema può essere in parte aggirato con l’uso di programmi cosiddetti TOR (The Onion Routing), questi programmi permettono lo scambio di dati anonimi e la conseguente realizzazione di siti anonimi nascosti.

Questa tecnologia che deriva dagli studi sponsorizzati dalla US Navy Research Laboratory è stato realizzato dalla Electronic Frotier Foudation gestito ora da un associazione senza fini di lucro, The Tor Project. Ma torniamo all’argomento: in Italia i siti che sono scomparsi dalla rete sono oltre 5000 ed ogni giorno se ne aggiungono altri secondo criteri non ancora regolamentati dalla legislatura. Di conseguenza, anche se internet viene ancora considerato come il più potente strumento di democrazia trasversale, dobbiamo domandarci chi e perché può decidere cosa pubblicare e come. Per quanto riguarda l’informazione invece è opportuno ricordare che a tuttora la stampa telematica è ancora uniformata alla legge 47 dell’8 febbraio 1948 che definisce le disposizioni sulla stampa. Attualmente, vista la forte incidenza della rete nel campo dell’informazione, si stanno esaminando provvedimenti più specifici, compreso il reato di stampa clandestina se non vengono applicati certi parametri di identificazione del sito e dell’autore. Il web, insomma, dimostra di essere una creatura ancora in evoluzione. Potrebbe diventare, a seconda di come viene gestito, un efficientissimo strumento di democrazia come un limite alla libertà di opinione: la parola al buon senso e ai legislatori.

venerdì 25 aprile 2014

Sindrome da commento compulsivo, la malattia dei social network

Spesso si ha la tendenza a commentare un post solo perché colpiti dal titolo, ma senza leggerne il contenuto: un aspetto negativo dei social network

Commento_compulsivo
Mi occupo di comunicazione da diverso tempo, come freelance naturalmente e come autore di questo modestissimo blog e nel corso della mia esperienza ho avuto l'occasione di verificare le reazioni dei lettori attraverso i commenti fatti ai miei articoli, si perché scrivo anche articoli “seri” per testate importanti, almeno per la quantità di lettori, ma quello che mi ha colpito di più è stato constatare un fenomeno piuttosto comune: la sindrome da commento compulsivo, una vera e propria malattia associabile ai social network.

Pochi giorni fa seguivo una discussione all'interno di un gruppo redazionale di cui faccio parte e sono venuto a conoscenza di un fatto, beh diciamo così, quanto meno curioso: un autore si era inventato addirittura il testo di una canzone spacciandolo come inno di una nota squadra di calcio. Naturalmente non faccio nomi, ma la cosa mi ha incuriosito non poco ed ho voluto fare una verifica: ho scritto un articolo dal taglio giornalistico, dove affermavo una notizia clamorosamente falsa: il ritrovamento delle ossa di Dante bambino. Chiaramente alla fine dell'articolo ho aggiunto un post scriptum dove spiegavo che non c'era nessun fine “truffaldino”, ma che era solo una verifica, appunto, del fatto che il titolo può trarre in inganno, la conferma mi è venuta dai commenti ricevuti dai vari social network dove l'ho postato: alcuni mi hanno semplicemente accusato di diffondere notizie infondate (segno evidente che non avevano letto l'articolo fino in fondo) altri solo perplessità (anche in questo caso zero lettura) altri addirittura apprezzamento per la qualità della provocazione.

Ora da qui una semplice riflessione: spacciare una notizia falsa sul web è una cosa semplicissima, basta trovare un titolo ad effetto che catturi l'attenzione, argomentare adeguatamente la “bufala” in maniera che induca almeno al dubbio e la cosa è fatta e così è possibile che nascano le cosiddette leggende metropolitane: basta che un lettore distratto e frettoloso prima di recarsi al lavoro dia un'occhiata ai titoli di internet. Una volta al bar per prendere un caffè con gli amici:
Ma lo sapete che la Divina Commedia non l'ha scritta mica Dante?
Ma va chi te lo ha detto?
L'ho letto stamattina su internet”... e la cosa comincia a girare di bocca in bocca spesso perdendo l'origine della fonte. Pubblico questa semplice riflessione per evidenziare una cosa: quando si legge una notizia e soprattutto quando la si scrive, la verifica dell'attendibilità e il confronto con altri siti fa la differenza tra la verità e la menzogna che alle volte è messa in rete a regola d'arte per creare agitazione sociale

giovedì 24 aprile 2014

Ma cosa c'entra il fracking con la crisi ucraina? Domandatelo alle industrie americane

Mentre in Ucraina la tensione si fa sempre più incandescente le industrie americane si fregano le mani ed entra in gioco il fracking

fracking
Innanzitutto chiariamo cosa è il fracking o fratturazione idraulica. Con tale termine si indica il processo di frantumazione delle rocce per estrarre il petrolio e il gas naturale dalle rocce di scisto messo a punto agli inizi del novecento e utilizzato ampiamente dalle industrie americane per sopperire al fabbisognoenergetico interno e per l'esportazione. Il processo, tra l'altro piuttosto controverso per l'impatto che produce sull'ambiente, consiste nell'effettuare delle perforazioni nel terreno fino a raggiungere le rocce di scisto che contengono il gas naturale e successivamente pompare un getto d'acqua misto a sabbia ed altri composti chimici a forte pressione per frantumare le rocce e per provocare l'uscita il superficie del gas.

La crisi ucraina e la minacciadi Putin di sospendere, o quanto meno di ridurre, l'esportazione di gas per l'Europa ecco che diventa, per le industrie americane, un'eccellente fonte di business e per il governo Obama un'altra occasione per tenere in pugno i Paesi alleati. Ma il vantaggio è duplice: come abbiamo detto, l'estrazione di gas naturale attraverso il processo di frackin, produce sull'ambiente effetti fortemente impattanti: l'enorme quantità di acqua utilizzata, la possibilità che le sostanze chimiche utilizzate possano contaminare le falde acquifere circostanti (solo l'80% del liquido iniettato ritorna alla superficie, il restante 20% rimane nel sottosuolo) e la possibilità che ci sia una relazione tra il fracking e scosse sismiche come si verificò il 6 novembre del 2011 quando un terremoto di magnitudo 5.7 colpì lo stato dell'Oklahoma ed ecco che l'urgenza di “aiutare i Paesi amici”, così come l'emergenza determinata dalla sospensione dell'esportazione russa sdoganerebbe definitivamente questo tipo di estrazione nel nome del male minore.

Naturalmente colossi come Chevron e Shell ne trarrebbero notevoli profitti e l'America aumenterebbe il proprio potere sui Paesi satellite. In un altro articolo si era accennato al ruolo della CIA nella crisi che vede coinvolte Russia e Ucraina e sicuramente le ragioni finora esposte rappresentano degli ottimi motivi, altro che democrazia e ordine mondiale

mercoledì 23 aprile 2014

Clamorosa scoperta: sono state ritrovate le ossa di Dante bambino

Prato (Firenze), durante gli scavi per la costruzione di un nuovo centro commerciale sono state ritrovate le ossa di Dante bambino

Dante_bambino
La notizia ha scosso il mondo della cultura: durante dei normalissimi scavi per la nuova costruzione di un centro commerciale a Prato gli operai hanno ritrovato una tomba contenete resti umani. I lavori sono stati immediatamente sospesi e sono state avvertite le forze dell'ordine che, intervenute immediatamente sul luogo del ritrovamento, hanno posto i sigilli al cantiere in attesa dei tecnici incaricati alla rimozione del cadavere. Così la bara, come prevede la pratica nel caso di ritrovamenti fortuiti di cadaveri non ancora identificati, è stata trasferita presso i laboratori del Ris di Parma.

Secondo i primi risultati fatti con gli esami del radiocarbonio gli esperti hanno collocato l'età dei resti umani intorno al 1280 e confrontando il dna con il data base in loro possesso sono arrivati a una scoperta sconcertante: quelle ossa ritrovate in maniera casuale erano appartenute a Dante Alighieri in persona, solo che al momento della morte il sommo poeta aveva appena l'età di 15 anni. Ma come hanno fatto i tecnici del Ros ad affermare una cosa così sconcertante? Semplice: nei data base a loro disposizione vi erano dei campioni di dna di parenti di Dante tutt'ora in vita.

La sconcertante scoperta risale ad alcuni mesi fa, ma è stata diffusa solo ora per dare modo agli esperti di fugare ogni ragionevole dubbio circa la paternità di quelle ossa, ma la domanda che ora tormenta gli studiosi è: chi ha scritto la Divina Commedia? Le ipotesi si sprecano, prima fra tutti quella di un fratello gemello di Dante, ma non esistono testimonianze della sua presenza. Quello che si sa è che la madre, Bella degli Abati, dopo che il marito, Alighiero di Bellincione, fu esiliato da Firenze insieme ad altri guelfi dopo la sconfitta nella battaglia di Montaperti, si risposò con Lapa di Chiarissimo Cialuffi da cui ebbe altri due figli: Tana e Francesco, che sia quest'ultimo il vero padre della lingua italiana? E se si perché fu attribuita a Dante la paternità della Divina Commedia?
Intanto, storici, biografi e linguisti sono al lavoro per risolvere questo misterioso enigma.

P.S. Innanzitutto mi scuso con i lettori per questa clamorosa bufala: niente di quanto è scritto corrisponde a verità, ovviamente direi, ma questo post è solo un esperimento per vedere quanto una notizia falsa possa passare per vera. Scrivo articoli per alcune testate e in una in particolare è sorto il problema della verità “giornalistica” e sarei grato, a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere questa burla innocente, se volesse mettere un commento, un osservazione o una critica. Grazie
francesco

martedì 22 aprile 2014

Il nuovo Vietnam degli Stati Uniti sarà l'Ucraina?

Gli Stati Uniti stanno affondando nel pantano ucraino ed è una guerra contro il tempo.

Vietnam
Le autorità di Kiev hanno dato l'ordine all'esercito di reprimere i movimenti di protesta delle popolazioni del sud-est dell'Ucraina. Il pretesto? Presto detto: quando a marzo, con un colpo di mano, è salita al potere la nuova classe politica, la legge sulle lingue che garantiva nell'Ucraina del sud est come status ufficiale la lingua russa è stata abolita, da qui le proteste della popolazione che si è vista deprivata di una identità propria. A questo punto fare passare operai, massaie, dentisti e avvocati per terroristi e separatisti è stato un gioco facile, un ottimo pretesto per una repressione e tutto questo, guarda caso, dopo la visita a Kiev del capo della CIAJohn Brennan.

Così, sotto gli occhi complici di Stati Uniti e Unione Europea, il governo ucraino ha mandato in quelle zone carri armati, forze speciali, gruppi di ultra-nazionalisti armati e persino mercenari da altri paesi a sparare sulla popolazione civile, cosa che il deposto Viktor Yanukovich non aveva mai fatto, per reprimere la protesta popolare. Dietro questa manovra appare evidente il ruolo di Washington e della CIA: in perfetta linea con la politica dell'ordine americano.

Ora però gli Stati Uniti si trovano in una corsa contro il tempo: Mosca ha dichiarato che non esiterà ad intervenire con le armi in difesa dei cittadini russi, anche al di fuori dei propri confini e la repressione nei confronti di questi è già in atto, solo questione di tempo dunque e Washington sta correndo il rischio di ritrovarsi impantanato in Ucraina come nella guerra in Vietnam, solo che in questo caso si tratterebbe di un eventuale confronto diretto tra le due super potenze con esiti del tutto imprevedibili e, soprattutto, con un dissenso interno che comincia già a manifestarsi nei blog statunitensi: “Dove sono questi terroristi e queste forze speciali russe -domandano- si sono forse travestiti da nonnine?”

L'amministrazione Obama sta tentando di correre ai ripari: nel corso di una conferenza stampa a Washington, il capo dei servizi stampa del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki, ha dichiarato che le autorità di Kiev cercano solo di assicurare “pace e tranquillità”, ma alla domanda sul perché gli Stati Uniti abbiano condannato l'uso della forza contro i manifestanti di Maidan ha semplicemente affermato che “Era una situazione completamente diversa” come se pallottole e manganelli fossero in grado di distinguere tra buoni e cattivi. Se la Russia dovesse occupare in sud est dell'Ucraina per difendere i cittadini russofoni allora si che l'America si troverebbe una bella gatta da pelare.

lunedì 21 aprile 2014

Il monopolio americano sui social network e i mezzi d'informazione, una guerra senza spari

La guerra non si combatte solo sui campi di battaglia, ma anche con l'informazione e i social network, il monopolio americano.

Monopolio_americano
Nel 1960 prende avvio il progetto ARPA del Ministero della Difesa degli Stati Uniti e 9 anni dopo nasce ARPANET. L'idea era di ampliare e sviluppare la ricerca militare mettendo in rete dei computer che potessero comunicare tra di loro, questo anche per rispondere al sorpasso tecnologico dell'allora Unione Sovietica che nel 1957 lanciò in orbita il primo satellite Sputnik conquistando i cieli americani. In seguito il programma spaziale degli Stati Uniti passò in mano alla NASA e l'ARPA assunse esclusivamente il controllo delle ricerche scientifiche in ambito militare. Da qui, in seguito, nacque Internet così come noi lo conosciamo.

Da quel momento in poi l'America ha iniziato a gestire il settore dell'informazione mondiale in forma di quasi totale monopolio e l'avvento dei vari social network sorti negli ultimi decenni non hanno fatto che confermare questa egemonia. Alcuni dati:

Google
E' il più importante ed autorevole motore di ricerca a livello planetario, sede principale a Mountain View (Silicon Valley, California) con 540 milioni di utenti attivi al mese e sedi sparse in tutto il mondo, compresi i Paesi del blocco sovietico. Dopo lo scandalo svelato da Edward Snowden, l'ex analista della CIA che ha svelato molti segreti dell'NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale americana), ha varato delle piattaforme galleggianti che ospitano i propri server per collocarli in acque internazionali (sarà un caso?). Inoltre, oltre ad avere una mappatura che copre l'intero pianeta, Google Maps, ha messo in volo dei droni per estendere la propria copertura nelle zone non raggiunte dai satelliti. Il 99% delle informazioni che circolano nel mondo sono gestite e filtrate da Google

Facebook
Messo online nel 2004 conta attualmente oltre 1,19 miliardi di utenti attivi che si scambiano informazioni da tutte le parti del globo. Sede principale Menlo Park, una piccola cittadina di San Mateo nell'area metropolitana di San Francisco, California. E' considerato il più diffuso e popolare social network del mondo. Attraverso Facebook gli utenti non si scambiano solo messaggini o fotografie personali, ma è anche un potente strumento di comunicazione tra professionisti, dalle reazioni dei giornali ai ricercatori nei vari settori scientifici

Twitter
Sede principale San Francisco, California. Fondata nel marzo del 2006 vede online oltre 540 milioni di utenti ogni mese (dati aggiornati al 2011, il che fa supporre che nel frattempo siano notevolmente aumentati). E' la principale concorrente di Facebook e in Italia viene sempre più spesso utilizzato dai politici per diffondere in tempo reale le decisioni che hanno preso durante la notte tant'è che spesso apprendiamo i fatti da Twitter prima ancora che se ne occupi la stampa tradizionale.

Tralasciando gli altri social network come Linkedin (Mountain View, California) e Pinterest (San Francisco, California) è evidente come tutte le sedi principali dei più diffusi social network siano completamente in mano americana e di conseguenza è altrettanto evidente come l'informazione e la comunicazione siano soggette ad un vero e proprio monopolio. In realtà quasi tutti gli eserciti ospitano delle task force informatiche destinate alla manipolazione dei dati, ai depistaggi o a veri e propri attacchi informatici, ma è anche vero che in periodi particolarmente critici molti Stati non ci hanno pensato su due volte prima di oscurare siti come Facebook o Twitter, è il caso della Cina e della Turchia per citarne alcuni, questo ci fa pensare che il potere dell'informazione è altrettanto importante quanto quello delle armi e che noi stessi, ignari utenti siamo all'interno di questo gigantesco ingranaggio

La sfida di Putin all'Ordine Mondiale firmato USA, cosa c'è dietro la crisi ucraina?

Dietro l'apparente isolamento della Russia c'è il tentativo di Putin di sfidare l'Ordine Mondiale imposto dagli Stati Uniti.

Ordine_Mondiale
Dietro la crisi ucraina si intravede il tentativo della Russia di sfidare l'OrdineMondiale imposto dagli USA a livello planetario. L'analisi fatta dalla Fondazione Carneige stigmatizza cose che del resto erano già evidenti da un pezzo, ma la sfida bellica nella questione ucraina sancisce definitivamente le intenzioni di Putin. Benché la Russia in questi ultimi anni abbia stabilito relazioni con organizzazioni occidentali, secondo la Fondazione, ha dimostrato di non aver mai aderito all'Ordine Mondiale voluto dagli Stati Uniti non esitando a criticarlo in diverse occasioni, ma sempre a livello diplomatico o comunque in maniera non eclatante.

Ora però, sembra che il gigante russo voglia alzare il tiro nello scacchiere geopolitico internazionale stabilendo alleanze con altri Paesi che si oppongono al piano statunitense di Ordine Mondiale. La recente espulsione dal G8 decisa a La Haya e le sanzioni economiche decise dai Paesi dell'Unione Europea non sembrano aver scosso Putin più di tanto, del resto, già quando il cancelliere tedesco Gerhard Schroder e il presidente francese Jacques Chirac durante la decade del 2000 abbandonarono il sodalizio, il capo del Cremlino non nascose il fatto di non avere un particolare interesse ad essere membro di questo gruppo.

Paradossalmente l'azione di “mobbing” esercitata dai Paesi occidentali nei confronti della Russia, non ha fatto altro che che riconoscere alla stessa un ruolo fondamentale nella geopolitica internazionale, basti vedere la crisi afghana o quella più recente in Siria o prima ancora le posizioni assunte dalla Russia nelle questione nord coreana. Ora, con gli interventi armati in Ucraina Mosca è uscita allo scoperto e la strategia di Putin è quella di rafforzare le alleanze con quegli Stati che non si vogliono sottomettere all'Ordine Mondiale americano a partire da quelli che non hanno aderito al piano di sanzioni contro Mosca come Cina e India per esempio.

Ma il piano della Russia è quello di rafforzare i rapporti economici con altri Stati per far fronte all'azione sanzionatoria dell'Unione Europea e degli Stati Uniti e tra questi ci sono il Giappone, l'Egitto, la Turchia, l'Iran e la Crea del Sud e Argentina, Messico e Brasile al di là dell'Atlantico. L'atteggiamento di Putin si era già palesato nel caso Edward Snowden e persino durante le scorse Olimpiadi invernali di Sochi 2014 quando alcuni capi di stato hanno disertato le manifestazioni ufficiali per protesta contro l'atteggiamento omofobo della Russia, ma ora si parla di carri armati veri che sparano proiettili veri in aree dalla forte instabilità politica e dove i fattori religiosi giocano un ruolo importante.

domenica 20 aprile 2014

Il mercimonio della religione, già pronti per la vendita i gadget per la canonizzazione del 27 aprile

Giovanni Paolo II vs Giovanni XXIII, Roma è già invasa dai gadget per la canonizzazione del 27 aprile

Mercimonio_della_religione
E' come per la vigilia di un derby importante: il prossimo 27 aprile ci sarà il processo di canonizzazione che vede la sfida per l'attribuzione del titolo di santo tra due papi della storia recente, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII e già le bancarelle e le botteghe nei pressi di San Pietro sono pronte al grande attacco della tifoseria religiosa che giungerà da tutto il mondo per poter dire: “Quel giorno c'ero anch'io”. E come per ogni derby che si rispetti, il business che accompagna l'evento è veramente ghiotto. Magliette, sciarpe, tazzine, bottigliette per l'acqua santa e quant'altro può essere venduto con l'effige di uno dei due papi sono pronte alla vendita anzi, la vendita è iniziata nel momento stesso in cui sono state esposte.

Commercianti e produttori già si fregano le mani al pensiero dei lauti incassi che la torma di pellegrini festanti farà affluire nelle loro tasche, davvero un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Secondo i pronostici dei bottegai il più accreditato ad andare dritto dritto in paradiso è Giovanni Paolo II, lo deducono dalle vendite di gadget che vedono il suo avversario, Giovanni XXIII, in netto distacco, ma qua parliamo di miracoli ed avere sul banchetto l'effigie di entrambi i papi è sicuramente una buona strategia commerciale e poi non è detto che, una volta esaurite del scorte di prodotti dedicati al primo contendente, pur di portarsi a casa un ricordo dell'evento, la gente non si precipiti sulle effigi dello sconfitto.

Ma la fantasia dei venditori non si limita a stole, magliette e rosari inscatolati con l'immagine di uno dei due papi, ci sono anche statue di varie dimensioni in atteggiamento benedicente, persino a grandezza naturale (chissà che figurone avere la statua di un papa che ti benedice dal salotto!), nell'era di internet non potevano mancare i siti dedicati all'evento che propongono borse, grembiuli, berretti e persino completini per neonato oltre ad una bambola morbida con le sembianze di Giovanni Paolo II e per i più piccini ci sono dei teneri orsacchiotti con i paramenti con la data della canonizzazione ricamata sulla zampa e non mancano nemmeno le App gratuite da scaricare sul telefonino che ripetono 22 frasi campionate da papa Wojtyla o quella che pubblica notizie e informazioni logistiche per chi si recherà a Roma. Non c'è da meravigliarsi se intorno all'evento non ci sia pure un giro di scommesse clandestine.

I finanziamenti USA ad al Qaeda nel conflitto in Siria, le menzogne della geopolitica

Emergono dati inquietanti riguardo la possibile fornitura di armi americane ai ribelli di al Qaeda nel conflitto siriano

Finanziamenti_USA
Le recenti rivelazioni di SeymurHersh, il noto giornalista americano già insignito del premio Pulitzer per le sue inchieste in ambito militare, aprono nuove ed inquietanti prospettive sul coinvolgimento degli USA nel conflitto siriano: l'America, attraverso una sorta di triangolazione con alcuni Paesi dell'area mediterranea, fornirebbe armi ai ribelli di al Qaeda. Stando alle informazioni di Hersh gli Stati Uniti avrebbero siglato un accordo con la Turchia, l'Arabia Saudita e il Qatar per inviare, attraverso la Libia, armi destinate ai ribelli di al Qaeda che combattono in Siria contro il regime di Bashar Al Assad.

Nel suo articolo il giornalista americano pone in evidenza il fatto che il mancato intervento americano dopo l'attacco turco di fine agosto 2013 ordinato dall'allora primo ministro Recep Tayyib Erdogan con armi chimiche nei pressi di Damasco fu dovuto esclusivamente alla valutazione sulla correlazione delle forze schierate in campo sul piano militare. E' evidente come gli Stati Uniti, la Francia e l'Inghilterra da una parte e la Turchia, l'Arabia Saudita e il Qatar dall'altra avrebbero molto da perdere da un'eventuale vittoria del regime del governo siriano che tra l'altro appare ormai inevitabile.

Da qui la decisione degli Stati Uniti di sostenere i ribelli di al Qaeda attraverso la fornitura di armi e denaro attraverso quello che la CIA ha soprannominato “il canale dei ratti” ovvero il corridoio libico che consente il passaggio di armi dagli arsenali dei tre Paesi mediorientali in territorio siriano, riforniti dagli stessi americani. La tesi è sostenuta dall'insabbiamento che fu fatto dalle autorità libanesi quando, nel maggio del 2012, lo stesso esercito libanese scoprì un carico di 60 tonnellate di armi stivate a bordo della Lutfallah II, destinate ai ribelli siriani. Con l'insabbiamento si volevano coprire i responsabili politici e i servizi di sicurezza collegati all'ex primo ministro Saad Hariri implicati nel traffico. Con questo Hersh afferma l'evidenza che l'atteggiamento assunto dal governo libanese rispondeva alle esigenze di Stati Uniti e Arabia Saudita.

Ma nella sua analisi Hersh va ancora oltre: citando fonti dell'intelligence americana afferma che Erdogan, a causa delle sconfitte subite dai ribelli siriani, sia in piena fibrillazione tanto da sostenere i terroristi di al Nusra, di stampo integralista islamico, di armamenti con il bene placito degli Stati Uniti. Al Nusra è la rappresentanza di al Qaeda in Siria accreditata dallo stesso Aiman al Zawahiri, uno dei maggiori sostenitori dell'aggressione contro Bashar al Assad sostenuto dagli USA, da altri governi occidentali come Francia e Inghilterra e dai Paesi arabi di Turchia, Qatar ed Arabia Saudita. A questo punto sorge una domanda: che fine hanno fatto tutte le dichiarazioni di questi paesi riguardo la lotta al terrorismo? Sono forse menzogne utili per certe occasioni?

Quello che emerge dall'analisi di Seymur Hersh è che Erdogan è un criminale di guerra che ha aiutato al Qaeda ad ottenere il gas tossico utilizzato contro la popolazione siriana nelle zone di Jan al Assal e Guta nelle vicinanze di Damasco per dare il pretesto alle forze NATO di intervenire militarmente contro il regime siriano, attacco inizialmente previsto per il 2 settembre del 2012 e mai messo in atto in considerazione delle conseguenze che avrebbe potuto provocare se nel conflitto fosse intervenuta la Russia notoriamente a sostegno del leader siriano.

Una cosa è certa: la cosiddetta lotta al terrorismo è un fatto puramente politico e di propaganda. In realtà la strategia terroristica fa parte di un piano geopolitico più vasto utile in diverse occasioni, poter gestire gruppi armati che agiscono al di fuori delle regole ufficiali si rivela utile quando non si vogliono esporre le bandiere.

sabato 19 aprile 2014

Il razzismo viaggia sul web (anche). Ecco i risultati di un'inchiesta shock di Southern poverty law center sul sito stormfront.com

Almeno un centinaio di omicidi a sfondo razziale si possono ricollegare al sito Stormfront.org

Stormfront
Il razzismo viaggia sul web e questo non desta certo meraviglia visto che su internet si può trovare di tutto, ma uno studio condotto dal Southern poverty lawcenter, un'organizzazione americana che si batte contro i gruppi razzisti che diffondono idee di odio razziale e religioso, ha portato alla luce una realtà a dir poco agghiacciante: monitorando il sito stormfront.com, conosciuto in tutto il mondo dai fanatici per “la lotta per la sopravvivenza della minoranza bianca”, è riuscito a collegare lo stesso sito a decine di omicidi a sfondo razziale o religioso avvenuti negli ultimi anni.

Stormfront.com, ospita al suo interno dei forum dove si incontrano virtualmente soggetti filo-nazisti da tutto il pianeta all'interno dei quali possono scambiarsi idee e opinioni in maniera virale e globale che, come documentato da Southern poverty law center, hanno portato ad almeno un centinaio di omicidi ispirati dall'odio razziale e religioso. Dal 2008, anno in cui fu eletto per la prima volta Barak Obama, primo presidente di colore degli Stati Uniti, il sito ha avuto un boom di nuovi utenti.

Il lavoro condotto dal Southern poverty law center nel monitorare le conversazioni all'interno di stormfront.com, ha dunque portato a dei risultati shoccanti: tra i frequentatori del sito che vanta oltre 1800 visite giornaliere di cui la metà al di fuori dei confini degli Stati Uniti vi erano Andreas Behering Breivik, protagonista del massacro di 77 persone nel 2011 in Norvegia. Brivik fece prima saltare in aria un edificio pubblico e poi, nell'isola di Utoya, uccise a sangue freddo 69 ragazzi radunati per un convegno socialdemocratico. Altro assiduo frequentatore di stormfront.com era Wade Michael Page autore della strage del 2012 nel Wisconsin dove persero la vita sei persone all'interno di un tempio sikh oppure Frazier Glenn Cross che appena la settimana scorsa ha ucciso tre membri della comunità ebraica di Kansas City.

Al di là della pura e semplice cronaca di avvenimenti terribili come le stragi appena citate, il rapporto del Southern poverty law center, evidenzia ancora una volta, come se non bastasse, l'influenza negativa e incontrollabile che internet può avere su soggetti con forti problematiche sociali: potersi incontrare all'interno di siti come stormfront.com, come spiega l'autrice dello studio, Heidi Beirich, “alimenta il terreno già fertile per quei soggetti che provano già odio e rabbia per la propria situazione. E'lì che questa gente trova le ragioni per spiegare come mai le loro vite non stanno andando come avrebbero sperato. Stormfront aiuta loro a individuare un nemico, un responsabile che ai loro occhi infrange i loro sogni di felicità, che si tratti di ebrei, afroamericani, immigrati e così via. Purtroppo -continual al Beirich- non sorprende che persone che vivono in questo contesto intriso di razzismo violento, alla fine prendano una pistola e agisscano secondo le loro convinzioni”. Forse anche noi, in Italia, dovremmo domandarci se alcune fazioni secessioniste e intolleranti verso l'immigrazione, non possano giungere a gesti estremi come quelli che abbiamo visto, per ora si è trattato di un carro armato di cartone, ma un domani?

giovedì 17 aprile 2014

Quello che in molti ignorano sul gioco del calcio: pallone, anarchia e lotte sociali

Il gioco del calcio è il nostro sport nazionale, ma non molti conoscono i rapporti che ha avuto con l'anarchia e le lotte sociali

Calcio_e_anarchia
Intorno al mondo del calcio ruotano interessi economici enormi e questo si sa, tanto da renderlo una delle vetrine-spettacolo del capitalismo moderno, ma quello che non molti sanno a proposito del pallone è come il gioco più amato dagli italiani e non solo, abbia dei legami con la galassia anarchica e delle lotte sociali. Questo rapporto tra gioco del calcio, anarchia e lotte sociali si è evidenziato talvolta nei nomi dei club, nella scelta dei colori sociali e nei simboli assunti da varie squadre soprattutto in Nord e Sud America ma anche in Europa. Vediamo alcuni dei casi più lampanti:

Argentina
Gli immigrati europei che sbarcarono in Argentina non solo portarono con sé la passione per il gioco del calcio, ma anche gli ideali anarchici e socialisti che si diffusero rapidamente sul territorio spesso intrecciandosi tra di loro.
Nel 1904 fu fondato il club Màrtires de Chicago che poi prese il nome di Argentinos Juniors (in cui ha giocato anche Diego Armando Maradona) in omaggio agli anarchici condannati a morte a Chicago nel 1886 e il Chacarita Juniors vide la luce in una biblioteca gestita da anarchici a Buenos Aires con i colori bianco, rosso e nero che contraddistinguono il movimento libertario. Tra le due tifoserie esiste ancora un solido rapporto di amicizia basato sulla condivisione degli ideali anarchici.
Altro caso in Argentina legato alle lotte sociali è l'Idependiente. I fondatori del club scelsero questo nome in quanto erano in contrasto con i propri datori di lavoro dichiarandosi Independientes de Patronal e nel 1908 seguì il Club Atlético Libertàrios Unidos il cui nome testimonia la matrice anarchica unitamente ai colori rosso e nero assunti come colori sociali.

Messico
L'Atlas Guadalajara ha come simbolo uno scudo rosso e nero con una A bianca nel mezzo a testimoniare come anche in questo caso sia molto stretto il legame che unisce l'anarchia con il gioco del calcio e giova ricordare come nel 2005 il noto Subcomandante Marcos dell'EZNL, il famoso gruppo in conflitto col governo centrale messicano nella regione del Chiapas, aveva scritto al presidente dell'Inter, Massimo Moratti, una simpatica lettera tra il serio e il faceto dove invitava l'Internazionale italiana ad una sfida calcistica con una rappresentanza di giocatori neo-zapatisti. Nella lettera Marcos scrive: “Il calcio, ogni tanto, dovrebbe smettere di essere un affare e tornare ad essere uno sport divertente. Un gioco, come avete detto voi, basato su veri sentimenti”

Stati Uniti
Il nome di questo club, nato a Washington nel 2000, non lascia spazio a dubbi: Anarchist Soccer League. Si tratta di una lega calcistica amatoriale composta da squadre che hanno come riferimento il movimento anarchico, i punk e l'area rivoluzionaria in generale. Il suo scopo è quello di sottrarre il gioco del calcio alle influenze capitalistiche. Una delle squadre associate a questa lega è il Kronstadt FC il cui nome ricorda i marinai russi che nel 1921 si ribellarono al governo bolscevico russo. Nel 20 settembre 2003 a Detroit, si svolse un torneo chiamato “Imperialism is Off-Sides! Anarchy Rules” (lImperialismo è fuori gioco! Anarchia Regna!).

Croazia
l'Hayduk Spalato, una squadra molto seguita nel Paese balcanico, come primo nome aveva Anarkho. Anche qui poco spazio alle interpretazioni

Spagna
Nel Paese iberico la competizione politica tra destra e sinistra si incarna nel Real Madrid, legata al potere economico della capitale (non a caso molti dei suoi sostenitori si auto definiscono franchisti e fascisti) e il Barcellona e l'Atletico Bilbao. Soprattutto l'Atletico che riuscì a mantenere il suo carattere anti franchista durante il regime. In Spagna possiamo menzionare un'altra squadra con forti legami all'ideologia anarchica, il Rayo Vallecano, un piccolo club del quartiere operaio di Vallecas i cui sostenitori sono in prevalenza anarchici o anti fascisti

Germania
il Futball-Club St. Pauli von 1910, che porta il nome di un quartiere di Amburgo, può vantare il primo presidente di una società calcistica tedesca, Corny Littman, a dichiararsi apertamente omosessuale. Il St. Pauli è stata anche la prima società a vietare l'ingresso nel proprio stadio ai tifosi di estrema destra, questo accadeva tra il 1980 e il 1990

Italia
In Italia non ci sono evidenze particolari se si esclude il Livorno nella cui tifoseria spiccano molti aderenti alla sinistra: anarchici, comunisti e anti fascisti. Merita di essere ricordato lo striscione che i tifosi esibirono in un'amichevole con la Turchia a favore della prigioniera comunista Guler Zen

mercoledì 16 aprile 2014

Canone Rai, il governo studia una misura anti evasione che potrebbe colpire nel mucchio

Il governo è allo studio di un provvedimento per il recupero dell'evasione del canone Rai, ma potrebbe rivelarsi indiscriminato

Canone_rai
Secondo quanto apprende l'Ansa, il governo Renzi appena insediatosi, sarebbe allo studio per un provvedimento anti evasione del canone Rai da inserire nel decreto che vedrà dal prossimo maggio, come ha rassicurato il ministro per l'Economia Pier Carlo Padoan, il famoso bonus di80 euro in più nelle buste paga dei lavoratori con stipendio mensile inferiore ai 1.500 euro. Due le ipotesi al vaglio del governo: la prima sarebbe quella di legare il pagamento del canone Rai non più all'effettivo possesso di un televisore, bensì direttamente alla bolletta elettrica oppure, come caldeggiato da Viale Mazzini e dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, al nucleo familiare.

Con questa manovra, qualunque forma assuma, bolletta elettrica o nucleo familiare, il recupero potenziale sarebbe di circa 600 milioni di euro e riguarderebbe il 26,5% dei nuclei familiari benché il recupero effettivo sarebbe di 300 milioni di euro divisi a metà tra il Tesoro e la Rai. Attualmente le famiglie che pagano il canone Rai sono il 68,7% con un gettito complessivo di 1,7 miliardi di euro. La conferma di questo provvedimento allo studio viene anche da “Il Fatto Quotidiano” che parla di una lettera inviata da Palazzo Chigi alla Rai dove si chiederebbe alla tv di Stato un contributo per finanziare i provvedimenti annunciati da Renzi ovvero un contributo del 10% del canone Rai pari a 170 milioni di euro.

A questo punto però c'è da fare alcune considerazioni: la prima è che la Rai, oltre al canone, percepisce introiti anche dai vari e frequenti passaggi pubblicitari, al pari delle tv commerciali le quali funzionano benissimo senza chiedere ulteriori balzelli e la seconda, forse più importante, è che con l'introduzione del provvedimento, si colpirebbe indiscriminatamente e in forma presuntiva: non è detto che chi è titolare di una fornitura elettrica debba per forza e matematicamente possedere un apparecchio televisivo, così come non lo è per chi ha uno stato di famiglia, considerando che la povertà in Italia sta assumendo cifre da record, ci sono anche, purtroppo, nuclei familiari che non posseggono nemmeno una casa dove abitare. L'impressione è che quei famosi 80 euro in più siano solo uno specchietto per le allodole perché con l'equo compenso per i dirittiSIAE che vogliono colpire tutti i possessori di telefonini, gli aumenti Irpef ed ora il pagamento del canone Rai su forma presuntiva serviranno solo a pagare nuove tasse. Sembrava un regalo e forse è una fregatura

Crisi ucraina: si sospetta una possibile influenza della CIA

Secondo un giornalista americano dietro la crisi ucraina ci sarebbe la longa manus della CIA

CIA
In una dichiarazione rilasciata a RIA Novosti, l'agenzia di informazione russa, George Mapp, giornalista statunitense esperto nella investigazione e nella ricerca sulle attività compite dai servizi segreti, afferma che negli ultimi mesi, dietro la crisi russo-ucraina, la CIA abbia svolto un ruolo significativo. A sostegno di questa tesi Mapp ritiene che sia significativa la recente visita in Ucraina del direttore della CIA John Brennan il quale, stando a una fonte anonima vicina ai servizi segreti ucraini, anch'essa citata dall'agenzia russa RIA Novosti, si sia riunito con i capi della sicurezza ucraina, pochi giorni prima che il ministro degli Interni preannunciasse l'inizio delle operazioni di polizia contro i ribelli dell'est del Paese ostili al regime del deposto Viktor Yanukovich.

Sempre secondo quanto afferma George Mapp, i fatti sarebbero perfettamente coerenti nella logica del gioco geo-politico in atto in tutto il Paese definendo la situazione in Ucraina come un elemento di una più vasta “partita a scacchi”che stanno portando avanti altri paesi dell'area coinvolti. In pratica, sostiene il giornalista americano, la CIA non solo sia coinvolta negli avvenimenti, ma che addirittura abbia gestito tutta la gestione delle proteste fin dall'inizio con l'obiettivo di distrarre l'attenzione della Russia dalla situazione siriana e portando ad esempio la rivoluzione arancione dell'Ucraina del 2004 dove l'intelligence statunitense giocò un ruolo importante. A seguito di queste dichiarazioni il governo di Mosca ha chiesto al Dipartimento di Stato americano spiegazioni ufficiali riguardo la visita a Kiev del direttore della CIA

lunedì 14 aprile 2014

Dell'Utri, i suoi legali e la sindrome da processo. C'è da crederci?

La strana sindrome da processo: Dell'Utri “scappa” in Libano per curarsi e anche i suoi legali si ammalano

Dell'Utri

Sarà una epidemia? Una strana coincidenza del destino o il solito giochino per allungare i tempi? Fatto sta che la vicenda legata a Marcello Dell'Utri si sposa ancora una volta con problemi legati alla salute. L'ex senatore di Forza Italia e poi del Popolo delle Libertà, arrestato a Beirut in questi giorni, ha dichiarato di essersi recato nella città libanese non già per sfuggire alla giustizia che lo vede accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma per sottoporsi a cure mediche. Secondo i suoi legali avrebbe agito in buona fede come confermato dal fatto che era in possesso di carte di credito e cellulare facilmente rintracciabili dalle polizie e che alloggiava in un albergo di lusso. Prendiamola per buona, del resto Beirut è famosa in tutto il mondo per la qualità del suo servizio sanitario, o no?

Ma guarda caso anche gli avvocati dell'ex senatore sono alle prese con problemi riguardanti la salute infatti la scorsa settimana, presso la cancelleria della prima sezione penale, è stato recapitato il certificato dell'avvocato Massimo Krogh e quello del suo omologo, Giuseppe Di Peri appena sabato scorso. A pensar male si potrebbe dire che sia una manovra architettata ad arte che stranamente ricorda il recente ricovero di Berlusconi per un problema al ginocchio o, andando ancora più indietro nel tempo, come non ricordare la triste figura di Francesco De Lorenzo, smunto, invecchiato e sulla sedia a rotelle mentre in aula veniva condannato per associazione a delinquere e finanziamento illecito? Suvvia, se non clemenza almeno pietà.

E così, come bambini che si fingono malati per non andare a scuola, ecco che questi politici disinvolti che non mancano di far pesare la propria arroganza quando sono ai vertici del potere non appena vengono “beccati” con le mani nella marmellata, improvvisamente perdono le loro difese immunitarie e hanno bisogno di cure. Intanto però una notizia che fa ben sperare che la giustizia faccia il suo corso: i termini di prescrizione per i reati contestati a Dell'Utri che, ricordiamo, rischia una condanna a sette anni, sono fissati per il prossimo primo luglio, ma un eventuale slittamento dell'udienza “congelerà” i termini prescrizionali facendoli slittare a data successiva. Va beh, Dell'Utri ci ha provato, ma forse siamo noi che siamo diffidenti... o no?

domenica 13 aprile 2014

Roche: farmaci immessi sul mercato senza fornire dati sugli studi clinici

2,62 miliardi di euro solo nel 2009. A tanto ammonta il guadagno della Roche per la vendita del Tamiflu, ma non fornisce dati certi sugli studi clinici.

Roche
La multinazionale svizzera Roche, solo nel 2009, ha posto in vendita un farmaco spacciato come antidoto per la “peste suina”, il Tamiflu per un valore (dati riferiti al solo anno in questione) di 2,62 miliardi di euro, ma a tutt'ora non ha fornito dati attendibili sugli studi clinici che ne dimostrino l'efficacia. Lo stesso farmaco, nel 2006, avrebbe dovuto impedire il diffondersi dell'influenza aviaria. Lo scandalo della Roche pone ancora una volta l'accento sul problema della scarsa, se non del tutto assente, trasparenza delle industrie farmaceutiche per quanto riguarda i test che servono a capire se un farmaco è sicuro per la salute, se apporta reali benefici e se ha effetti collaterali di qualunque genere. Nella maggioranza dei casi molti di questi dati sono tenuti nascosti e non sono note né alle agenzie che regolano la distribuzione né tanto meno sono di dominio pubblico. In pratica è lo stesso produttore che decide quali informazioni rendere note e quali tacere.

Per tentare di fare chiarezza in questo oscuro panorama che riguarda la salute di tutti, Ben Goldacre, il medico inglese autore del libro Bad Pharma dove svela gli inganni e le manipolazioni messi in atto dalle multinazionali del farmaco per dimostrare la validità dei propri prodotti, si è fatto promotore di un'iniziativa: la Campagna AllTrials per la registrazione pubblica dei test clinici e, buona notizia, lo scorso 2 aprile il Parlamento europeo ha approvato il regolamento per la registrazione dei trial clinici, manca ora solo l'approvazione del Consiglio europeo dei ministri (14 aprile 2014). se tutto si svolgerà come si spera sarà quindi disponibile un database dell'Agenzia del Farmaco Europea, l'EMA. Purtroppo però il nuovo regolamento sarà valido solo per gli studi fatti nel 2014.

Ma a questo database, che comunque possiamo considerare un successo, si aggiunge un'altra importante iniziativa lanciata da AllTrials: a gennaio infatti ha lanciato il portale web ClinicalStudyDataRequest.com pensato per i ricercatori che vogliono accedere ai dati degli studi clinici a livello di singolo paziente. Al momento le industrie farmaceutiche che hanno accettato di condividere i propri dati sono: Boringer Ingelheim, Sanofi, Viiv Healthcare, GSK e la già menzionata Roche.

Ma torniamo al Tamiflu. Secondo un pediatra giapponese, il dottor Keiji Hayashi, i dati relativi alla presunta efficacia del farmaco antivirale, si basano su 10 studi clinici effettuati dalla stessa Roche di cui solo 2 sono disponibili in forma completa ed esaustiva, per gli altri 8 si tratta di semplici riassunti, lo afferma sul sito del gruppo Cochrane che riunisce 14mila tra medici e ricercatori che si battono per la trasparenza dei dati scientifici in ambito medico e farmaceutico.

Quando il gruppo Cochrane richiede alla Roche i dati mancanti ottiene la seguente risposta: “La Roche accetta a condizione che la Cochrane Reviews, la rivista online dello stesso gruppo, sottoscriva un accordo in cui si impegna a non divulgare i dati ai lettori”. Alla richiesta di spiegazioni per questa bizzarra risposta il responsabile di pneumologia, Tom Jefferson, non ottiene alcun riscontro. Solo nel 2009 la Roche invia 7 documenti alla Cochrane, ma anche questa volta risultano essere palesemente parziali. Nel 2013, finalmente, la Roche si decide a fornire tutta la documentazione completa. Risultato? I dati clinici non sono sufficienti a dimostrare l'efficacia del Tamiflu nella riduzione del numero dei morti, al massimo avrebbe potuto ridurre i sintomi per poche ore a costo però di numerosi e spiacevoli effetti collaterali: si è stimato che su un milione di soggetti assumessero l'antivirale 45.000 accuserebbero nausea, 31.000 cefalea e 11.000 stati d'ansia

sabato 12 aprile 2014

La politica del delirio, tra secessionismi, risse mediatiche e arresti eccellenti

Si ostinano a chiamarla politica, ma è solo un teatro dell'assurdo: Grillo fa comunella coi secessionisti, il parlamento è peggio di un mercato e c'è anche si fugge all'estero per “curarsi”

Politica_del_delirio
Si dice che alle volte la realtà superi la fantasia, ma chi avrebbe potuto immaginare tutto questo? Un manipolo di secessionisti si prepara a scendere in piazza con un carro armato fatto in casa per difendere la sovranità del Veneto, Grillo si schiera con la Liga Veneta, Berlusconi andrà a pulire i canili e Dell'Utri scappa in Libano per sfuggire all'arresto con la scusa che doveva sottoporsi a delle cure. E si ostinano a chiamarla politica! A poche settimane dal voto europeo l'Italia si presenta così, rafforzando l'idea che siamo ancora un popolo immaturo.

Come fa Matteo Salvini a dire che si imprigionano le idee se, pur con armi finte o poco efficaci, si voleva dare l'idea di una secessione fatta con metodi militari? Ricordiamo che uno dei protagonisti si è addirittura dichiarato prigioniero di guerra, quello che se ne può dedurre è ovvio, senza contare che un simile atteggiamento, che vada bene o meno ai promotori dell'iniziativa, è comunque un pericoloso segnale di istigazione alla violenza e, se non bastasse, ci si mette pure Grillo, maestro dell'agitazione popolare e del turpiloquio di piazza, a sostenere questa posizione. Che peso può avere il nostro Paese nell'Europa se non riesce a mantenere una credibile coesione interna? Se non sa dimostrare che qualunque istanza, qualunque rivendicazione possono essere discusse in maniera civile?

A questo si aggiunge pure la dubbia credibilità di personaggi che fino a poco tempo fa erano a capo del nostro governo: Berlusconi condannato per uno dei reati più vili come l'evasione fiscale e coinvolto in presunti casi di prostituzione, ultimamente Dell'Utri arrestato in Libano per essersi sottratto alla giustizia italiana che lo ha condannato a 7 anni per collusione con la mafia -”Ma no! Non volevo mica scappare! Ero lì solo per curarmi”- e chi ci crede? Mentre alla Camera si sventolano prodotti ittici, cappi da forca e ci si prende a calci e spintoni. Cosa c'è di “politico” in tutto questo?

Forse abbiamo scordato i tempi in cui la politica aveva ancora la forma del confronto, quando non si urlava per farsi sentire, ma si parlava per farsi capire e magari si ascoltava pure l'avversario. Ora, guardando uno dei tanti programmi che dicono di trattare di politica, si ha l'impressione di assistere a un mercato delle idee dove i partecipanti si parlano addosso, si insultano a vicenda e a momenti si mettono le mani addosso. Queste persone con quale pretesa pensano di essere rappresentanti del popolo italiano? Se accettiamo tutto ciò, se accettiamo che questi individui si pongano alla guida del Paese... beh, non lamentiamoci, evidentemente ce lo siamo cercato noi dandogli ancora credito.

Globalizzazione e dipendenza energetica, i mali oscuri del III millennio

Appesi a un filo elettrico in totale dipendenza dall'energia, il prezzo della globalizzazione
Se ne parla da anni della globalizzazione, chi favorevole e chi no, fatto sta che ci dobbiamo fare i conti quotidianamente, tutto è interconnesso e dipende da un unica fonte, l'energia. Gli Stati più influenti nella politica mondiale non sono più quelli che posseggono armamenti migliori, ma quelli che posseggono materie prime. Un esempio lampante lo abbiamo dalla crisi russo-ucraina: non è tanto la minaccia dei carri armati che domina la scena quanto la minaccia del gigante sovietico di sospendere le forniture di gas. Stati Uniti, Russia, Cina e Australia dispongono di territori così vasti da potersi permettere una certa autonomia energetica, sia per quanto riguarda le fonti minerali (gas, petrolio e carbone) sia per quanto riguarda quelle alimentari e possono utilizzare il sur plus come eccellente forma di scambio.

E' evidente che un piccolo Stato in regime di autarchia non ha più speranze di sopravvivenza ed ecco il vero motivo per cui si tenta di dare maggiore coesione ed importanza all'Europa Unita: più è vasto un territorio minore è la dipendenza energetica da altri Stati e più incisivo è il potere della globalizzazione. Però, come risorse energetiche, non dobbiamo limitarci solo a quelle prettamente derivanti dal sotto suolo, dal mare o dalla forza del vento, ce n'è una, apparentemente impalpabile, ma straordinariamente potente che è quella intellettuale. Infatti sono sempre di più le nazioni che hanno fatto della ricerca il loro punto di forza. Il Giappone, per esempio, non può contare su una particolare vastità di territorio ma, nonostante la sconfitta subita nella 2° guerra mondiale, è riuscita a porsi come una delle maggiori potenze tecnologiche del pianeta.

Da queste semplici e quasi banali considerazioni si capisce come, nonostante le auto celebrazioni che i politici fanno sul nostro sistema Italia, nonostante le nostre eccellenze nel campo scientifico e culturale, il nostro Paese non riesce ad arginare la cosiddetta fuga di cervelli all'estero, mentre, anziché puntare su una concreta integrazione globale con l'Europa, si vede teatro di anacronistici secessionismi che mirano ad una frammentazione che si spaccia per federalismo. La nostra principale fonte di approvvigionamento energetico in realtà è nelle scuole e nelle università, nel nostro immenso patrimonio artistico e, che si voglia o meno, è il nostro miglior contributo che possiamo mettere in campo in questa inevitabile globalizzazione

venerdì 11 aprile 2014

Monsanto and Company, il monopolio alimentare nel mondo e gli OGM

Obiettivo finale? Detenere il monopolio alimentare sul pianeta. La strategia della Monsanto nell'imporre gli OGM

Monsanto
Sono anni oramai che se ne parla, ma come tutte le notizie scomode, dopo un accanito rumore mediatico, si tende ad ignorarle, come se non parlarne più le esorcizzasse e così, una delle più potenti multinazionali al mondo come la Monsanto, continuano a gestire indisturbate il monopolio alimentare attraverso la produzione di OGM, i famigerati Organismi Modificati Geneticamente fino ad indurre il Congresso americano a formulare una legge contraria ad ogni principio di buon senso, fortunatamente non ancora approvata ma che, toccando impressionanti interessi economici, potrebbe vedere la sua applicazione.

Si tratta del fondo “Farmer Assurance” meglio noto come “Protection act Monsanto”. In pratica è un disegno di legge proposto da un senatore del Missouri, un certo Roy Blunt, che prevede una serie di stanziamenti, a favore della stessa Monsanto, atti ad evitare uno stop del governo degli Stati Uniti alla sperimentazione sugli Organismi Geneticamente Modificati. In altre parole la Monsanto Protection Act consentirebbe alla multinazionale di continuare la coltivazione degli OGM fino a quando non ne venisse dimostrata scientificamente la sua pericolosità sull'ambiente, privando così di fatto i giudici del loro mandato costituzionale, ovvero proteggere i consumatori, gli agricoltori e l'ambiente e aprendo così la strada a nuove sperimentazioni.

In questa maniera si accetterebbe il fatto che non sia più la società che vende un determinato prodotto a dover dimostrare che questo sia sicuro, ma l'esatto contrario: il prodotto può essere distribuito e venduto fino a quando non se ne dimostri la pericolosità. Ricordiamo che appena poche settimane faanche l'Unione Europea si è espressa favorevolmente all'introduzione di una qualità di mais modificato geneticamente, il TC1517, anche in questo caso senza che la notizia abbia avuto un adeguato risalto nei media, a testimoniare come le potenti lobby come Monsanto, Dupont e Syngenta del monopolio alimentare, possano influire sulle decisioni dei governi: nonostante 19 Paesi su 28 che compongono la UE si siano espressi sfavorevolmente, la legge, non ancora approvata in via definitiva, è passata a causa dell'astensione di alcune nazioni.

giovedì 10 aprile 2014

L'Unione Europea ha dato il via libera alla coltivazione del mais transgenico

Nonostante il parere sfavorevole di 19 Paesi la UE ha approvato la coltivazione di mais OGM
I buoni propositi si diluiscono col tempo ed è così che l'Unione Europea, lo scorso 4 febbraio, ha approvato la coltivazione di una nuova qualità di mais transgenico, il TC1507, nonostante 19 Paesi membri si fossero opposti a questa decisione. “Manca la maggioranza qualificata” ha dichiarato Evangelos Venizelos, vicepresidente greco e ministro degli Esteri, a nome della presidenza greca della UE nel corso del dibattito tra i ministri nella sede di Bruxelles. Per bloccare l'approvazione sarebbero stati necessari 260 voti contrari, contro i 210 espressi da parte dei 19 Stati membri contrari alla coltivazione del mais OGM.

Determinante ai fini dell'approvazione del mais transgenico TC1517 è stata l'astensione di Germania, Belgio, Portogallo e Repubblica Ceca mentre Spagna, Svezia, Regno Unito, Finlandia ed Estonia si sono espresse a favore della decisione. Naturalmente questa notizia non ha avuto eccessivo risalto in quanto, come ha affermato Maria Carrascosa, attivista ambientalista del movimento Andalusia libera dagli OGM, “La lobby che esiste nella tematica delle coltivazioni transgeniche è molto potente”.

Ma il caso del mais TC1517 non è il primo. Già all'interno dell'Unione Europea è presente nelle coltivazioni il MON810 prodotto dalla Monsanto. Sempre secondo la UE è la Spagna la nazione più attiva nelle coltivazioni di mais geneticamente modificato, nel 2012 erano coltivati 116.306 ettari diventati 137.000 nel 2013. a distanza di poche settimane dalle elezioni europee, secondo il ministro francese degli Affari Europei, Thierry Repentin: “E' pericoloso per l'immagine dell'Unione Europea e delle sue istituzioni”, affermazione che ha trovato anche l'accordo di Eniko Gyori, il suo omologo ungherese il quale in un comunicato stampa ha definito la decisione come un “dramma assurdo”. E' una magra consolazione sapere, come ha dichiarato il Commissario per la Salute e dei Consumatori dell'Unione Europea, che gli Stati contrari al TC1517 possono impedire la coltivazione sui propri territori, si sa, i pollini vengono trasportati dal vento.

mercoledì 9 aprile 2014

35.058 euro. A tanto ammonta il debito pubblico suddiviso per ogni cittadino

Se dividessimo il debito pubblico nazionale per ogni singolo cittadino avremmo 35.058 sul groppone di ciascuno

la_fatica_del_debito_pubblico
Nasciamo già indebitati. Infatti, stando ad una indagine condotta da Adusbef e Federconsumatori sul debito pubblico nazionale, sul capo di ogni cittadino italiano (attualmente siamo 59,5 milioni di abitanti) grava un onere di ben 35.058 euro. I casi sono due: o facciamo una grande quantità di figli in modo tale da frazionare ulteriormente questa cifra o ci rassegnamo all'idea di mettere al mondo una creatura già oberata di debiti.

Ovviamente questo non significa che ciascuno di noi debba firmare una pila di cambiali per affrancarsi da questo pesante debito, ma vuol dire che quei 2.085.951 miliardi non possono essere utilizzati per creare nuovi posti di lavoro, migliorare il sistema sanitario, investire nella ricerca o tutelare e valorizzare il nostro patrimonio artistico e ambientale. Che il sistema italiano faccia acqua da tutte le parti è oramai lungamente noto a tutti: corruzione, sprechi, clientelismi fanno sì che la situazione anziché migliorare resti quanto meno invariata, ma per dare una spallata a questo stallo ora ci prova il giovane Renzi, o almeno così promette, con un programma che, nelle parole, sembra risolutivo e di parole e di promesse ne abbiamo sentite tante fino ad ora.

Proviamo a dargli credito? Potrebbe realmente il nostro presidente del Consiglio ridurre quei 35.058 euro di debito che ci portiamo sulle spalle? Certamente quegli 80 euro in più che presto ci vedremo in busta paga faranno comodo a molti, la vendita delle auto blu è un segnale efficace per dimostrare che si vuole tagliare anche sulla cosiddetta casta, così come il tetto massimo ai mega-stipendi che avranno come limite quello del presidente della Repubblica, ma per molti sembrano solo programmi “ad effetto” che non toccano realmente i problemi del Paese.

L'Italia non ha risorse naturali da poter esportare se non il marmo bianco di Carrara, ma ha un patrimonio artistico e naturale di incommensurabile valore, un potenziale turistico straordinario e menti brillanti che si distinguono in tutti i campi del sapere e che sono costrette ad andare all'estero per poter esprimere tutte le proprie potenzialità. Perché non incentrare un programma di ripresa in queste direzioni? Quei 10 miliardi da dividere tra i lavoratori a medio reddito perché non investirli nella ricerca o nella tutela del nostro, fatiscente e abbandonato patrimonio artistico? Il caso di Pompei è emblematico, ma se ne potrebbero citare a iosa.

Concediamo quindi a Renzi il beneficio del dubbio come abbiamo sempre fatto noi elettori prima di rimanere delusi, ma non sarà certo con 80 euro in più nella busta paga (per quanto tempo poi non è dato saperlo) o qualche centinaio di milioni frutto della vendita delle auto blu che vedremo risolto il nostro problema del debito pubblico e i nostri figli continueranno a nascere con un handicap di 35.085 euro, servono investimenti sulle nostre risorse.
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