domenica 19 maggio 2013

Corea del Nord: cresce il livello di allarme :: Cammini Politici

Corea del Nord: cresce il livello di Dopo il lancio di 3 missili a corto raggio da parte della Corea del Nord cresce il livello di allarme. Il ministero della difesa di Pyongyang non ha reso noto se si trattasse di un test di prova o di un'esercitazione, ma fatto sta che gli Stati minacciati hanno già da tempo allertato le difese attive e passive. Secondo quanto riportato dall'agenzia Jiji, per altro senza citare fonti specifiche, Tokyo ha inviato in visita nella capitale nordcoreana Isao Iijima, consigliere del premier nipponico Shinzo Abe per trattare l'immediato rilascio di civili giapponesi sequestrati a cavallo degli anni '70 e gli anni '80 da parte dei servizi segreti della Corea del Nord. Secondo gli osservatori sudcoreani e americani però, dietro questa visita ci sarebbe la volontà di Kim Jong-un di rompere le tensioni che si sono create nei confronti di Tokyo. Secondo il governo di Seul la missione intrapresa dal Giappone sarebbe “non utile” nei riguardi degli sforzi internazionali per mettere alle strette il regime di Kim Jong-un. Dello stesso parere si è espressa la Casa Bianca che si è detta sorpresa da questa visita. La stampa nordcoreana ha dato molto risalto alla notizia mostrando le immagini dell'incontro avvenuto tra Iijima e Kim Yong-Nam, il numero due del regime che sta a capo dell'Assemblea del Popolo. Iijima, che è stato già consigliere dell ex premier giapponese Junichiro Koizumi, non è nuovo a questi vaggi: tra il 2002 e il 2004 c'erano stati dei colloqui tra le due parti, sempre per il rilascio degli ostaggi giapponesi con l'allora leader Kim Jong-Il, padre dell'attuale dittatore. Durante quelle trattative Pyongyang aveva ammesso le proprie responsabilità, ma dopo le indagini svolte risultò che dei 17 sequestrati 8 sarebbero morti e 2 non sarebbero mai entrati nella Corea del Nord. L'opinione pubblica giapponese è sempre stata sensibile a questa vicenda la quale, oltre tutto, ha influito negativamente sui colloqui a sei riguardanti il nucleare di Pyongyang, ma la risoluzione del regime nordcoreano a riaprire le indagini su quella vicenda spinse, nel 2008, il Giappone ad allentare le sanzioni commerciali contro quel Paese e questa improvvisa riapertura con il regime crea un nuovo clima di incertezze.

venerdì 17 maggio 2013

La flotta russa torna nel Mediterraneo :: Cammini Politici

La flotta russa torna nel MeditDopo i tempi della guerra fredda la flotta russa torna nel Mediterraneo. La notizia è stata resa nota dal capitano Roman Martov in qualità di portavoce della marina militare sovietica. Partita dal porto di Vladivostok lo scorso 19 marzo ha attraversato il Canale di Suez con destinazione Limmassol, porto situato nell'isola di Cipro. La flotta si compone da diverse unità tra cui la portaerei antisommergibile Ammiraglio Panteleev, le navi da battaglia anfibie Peresvet e Ammiraglio Nevelskoi, la nave cisterna Pechenga e il rimorchiatore per interventi di salvataggio Fotiy Krylov. Le unità schierate nello scacchiere del Mare Nostrum si affiancano a quelle già presenti: la nave anti-sottomarini Severomorsk, la fregata Yaroslav Mudry, i rimorchiatori Altai e SB-921, la nave cisterna Lena, riposizionata dalla flotta del Nord e del Baltico e la portaerei Azov della flotta del Mar Nero. La Russia aveva mantenuta operativa la Quinta Flotta del Mediterraneo dagli anni 1967 al 1992 in contrapposizione alla Sesta Flotta della Marina americana per contrastare un eventuale attacco nucleare da parte degli USA sul territorio russo occidentale. La mossa intrapresa dal presidente Vladimir Putin è questa volta, mirata alla sorveglianza delle acque mediterranee in vista di un possibile sviluppo del conflitto che sta dilaniando la Siria. Gli occhi dell'attenzione internazionale sono ora puntati sui rischi di escalation di questa guerra dopo che è stato accertato l'uso di armi chimiche da parte delle forze governative fedeli ad Assad. L'Unione Sovietica è fortemente interessata a mantenere una certa ascesa sulla Siria che le garantisca un accesso da terra sul mediterraneo, ma ora il rischio è che, se non si arriva alla deposizione del leader siriano e alla successiva costituzione di un governo di transizione che porti il Paese a delle libere elezioni l'area in questione potrebbe finire in mano a gruppi terroristici senza controllo in quella delicata area del medioriente.



martedì 7 maggio 2013

La terza Guerra Mondiale

L'8 maggio del 1945, con la resa della Germania nazista, termina la seconda guerra mondiale

Terza_guerra_mondiale
L'8 maggio del 1945, con la resa della Germania nazista, termina la seconda guerra mondiale che aveva visto coinvolti tutti i continenti, il 2 settembre dello stesso anno, con lo sgancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki si arrende anche il Giappone. Sembra la fine di un conflitto che ha causato milioni di morti, civili e militari, rovine, distruzione; sembra che il mondo si risvegli finalmente alla pace pronto a ricostruire sulle macerie, rinasce la speranza dei sopravvissuti, si cerca di dimenticare l'orrore, ma un altro incubo si profila all'orizzonte: l'era nucleare che vede contrapporsi Stati Uniti e Unione Sovietica. Inizia così tra le due parti una frenetica corsa al riarmo nucleare, si potenziano gli armamenti, si posizionano basi militari all'interno degli stati alleati e il mondo si risveglia inorridito dal rischio di un olocausto nucleare in grado di annientare la vita e la civiltà su questo pianeta. La famosa crisi di Cuba del 1961 rischia di rappresentare il “punto di non ritorno”, ma fortunatamente il buon senso e la diplomazia riescono a sventare questo rischio. Paradossalmente però è proprio la presenza di queste due superpotenze e la minaccia nucleare a garantire al pianeta un certo grado di stabilità, i due paesi tendono a mantenere il delicato equilibrio dividendo il mondo il mondo in due: da una parte i paesi alleati con gli Stati Uniti e dall'altra quelli sotto il controllo della Russia e si assiste ad un periodo di relativa pace armata nella paura che la situazione possa nuovamente uscire fuori controllo. L'apertura di un dialogo con la Casa Bianca da parte di Gorbaciov per un progressivo disarmo rappresenta un punto importante nella storia del XX1 secolo, una svolta che però sta rappresentando a tutt'ora una recrudescenza di conflitti a livello globale: stiamo combattendo la Terza Guerra Mondiale. I conflitti attualmente in corso sul pianeta sono diffusi a macchia di leopardo, dalle guerre confessionali a quelle civili, dai tentativi di accaparrarsi risorse o fonti energetiche ci ritroviamo ancora con le armi, convenzionali o non, che crepitano una rabbia inconsulta. Gli Stati in possesso di tecnologie nucleari sono aumentate, soprattutto in quegli stati che fino a poco tempo fa erano considerati “terzo mondo”, Stati molto spesso a forte connotazione religiosa con apparati diplomatici ancora giovani e inesperti (vedasi il dittatore nordcoreano Kim Sung-un), in grado di minacciare il delicato equilibrio internazionale, Stati che senza la contrapposizione dei due blocchi si sono posti nella condizione di “Homo homini lupus”. Il tutto senza contare le guerre sotterranee combattute contro le varie mafie mondiali, dalla 'ndrangheta calabrese alla yakuza del Sol Levante. Noi, presi nel caos delle informazioni e persi nelle maglie telematiche della rete non ce ne rendiamo conto, ma la Terza Guerra Mondiale la stiamo già vivendo

lunedì 6 maggio 2013

Dopo i bombardamenti di ieri Israele rafforza le difese


Dopo i bombardamenti di ieri da parte di Israele che hanno colpito un centro di ricerche militari per distruggere un convoglio di missili destinato agli Hezbollah lo Stato israeliano rafforza le proprie difese nel nord temendo una possibile rappresaglia da parte della Siria. Secondo fonti militari israeliane l'attacco avrebbe avuto lo scopo di accelerare la caduta del regime di Damasco e di impedire che l'Iran, rifornito dai missili siriani, possa colpire il territorio israeliano. I razzi distrutti dal raid di ieri notte sarebbero i nuovi terra-terra a medio raggio Fateh 110 in grado di colpire qualsiasi parte del territorio israeliano. Teheran voleva così riservarsi la possibilità di difesa contro un possible attacco di Israele contro le sue centrali nucleari. Il rafforzamento delle difese antimissile messe in atto da Gerusalemme rientrano nel quadro di una valutazione di rischio da parte delle reazioni della Siria e dell'Iran. Intanto Damasco ha fatto spere che il raid di Israele è da considerarsi come una dichiarazione di guerra mentre Teheran ha invitato i Paesi della regione coinvolti a vario titolo nella questione a rafforzare la loro unità antisionista. Secondo le valutazioni di Israele la caduta di Assad e del suo potere potrebbe far cessare il rifornimento della Siria di missili agli Hezbollah e all'Iran in continua minaccia verso i suoi confini. Secondo gli Stati Uniti l'uso di armi chimiche contro le forze ribelli e la popolazione civile da parte del regime siriano rappresenta il superamento della “linea rossa” imposta dagli accordi sull'uso dia armi di distruzione di massa. Pur avendo dichiarato di non voler intervenire direttamente nel conflitto interno siriano, gli Usa si dicono preoccupati per l'escalation che è in corso nell'area mediorientale temendo che Teheran possa incrementare ulteriormente la sua minaccia nucleare. La caduta di Assad rappresenterebbe la fine di quel “baluardo esterno dell'Iran nella regione”. Intanto, a scopo precauzionale, Tel Aviv ha chiuso lo spazio aereo al traffico civile posizionando, inoltre nella zona di Haifa e in quella di Safed, delle batterie antimissile nel timore di rappresagli da parte della Siria

domenica 5 maggio 2013

Israele ha di nuovo colpito in territorio siriano

Il Pentagono ha pronti i piani d'intervento possibili

Hezbollah
Dopo il bombardamento di un convoglio militare, tra giovedì e venerdì scorsi, che trasportava un carico di missili destinato agli Hezbollah libanesi, questa notte Israele ha di nuovo colpito in territorio siriano. L'obiettivo preso di mira in questo secondo raid aereo è stato un centro di ricerche militari nella zona a nord di Damasco che era stato già colpito nel mese di gennaio scorsonotizia è stata diramata dalla tv di stato siriana e ripresa dall'agenzia di stampa Sana. La conferma dell'attacco è stata da un responsabile della difesa israeliana che ha voluto mantenere l'anonimato dichiarando che “L'obiettivo dell'intervento aereo condotto da Tel Aviv erano i missili iraniani destinati agli Hezbollah libanesi”, missili questi in grado di essere dotati di dispositivi armati con testate chimiche. La televisione di stato siriana parla di una palla di fuoco abbattutasi sul centro di ricerche colpita dai razzi israeliani. Secondo quanto riferito dal governo libanese già nelle giornate di giovedì e venerdì scorsi prima dell'attacco al convoglio militare che trasportava missili verso gli Hezbollah, si erano registrati sorvoli dell'aviazione israeliana sui cieli del Libano. Da parete del portavoce del presidente Benjamin Netanyahu, Mark Regev, non c'è stato nessun commento ufficiale così come le fonti dell'esercito israeliano. L'unico commento che è trapelato da parte del Ministero della Difesa è che “Israele sta seguendo la situazione in Siria e in Libano con un'attenzione particolare al trasferimento di armi chimiche e armi speciali”. La Casa Bianca, pur affermando che la Siria ha superato la “linea rossa” facendo ricorso ad armi di distruzione di massa, non intende per ora inviare truppe nello scacchiere mediorientale limitandosi a monitorare la situazione dichiarando, inoltre che in ogni caso il Pentagono ha pronti comunque piani d'intervento possibili. Intanto le ultime notizie che giungono da Banias, città posta sulla costa siriana, scuotono la sensibilità del mondo intero. Qui le forze di Assad hanno compiuto l'ennesimo massacro confessionale non risparmiando i civili che si stanno dirigendo in massa verso il sud del Paese in direzione Tartus. Una nota della Farnesina esprime una forte condanna per gli avvenimenti in corso giudicando “intollerabile” questa scia di violenze che insanguinano quella martoriata area del medioriente.
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sabato 4 maggio 2013

Aerei israeliani avrebbero sorvolato il territorio siriano

Il movimento sciita libanese ha dispiegato circa 5.000 uomini tra Damasco e il Paese dei cedri

Secondo quanto riportato dalla Cnn, citando fonti autorevoli dell'amministrazione USA, tra le giornate di ieri e giovedì aerei israeliani avrebbero sorvolato il territorio siriano. Pare che lo scopo non fosse quello di colpire i siti di stoccaggio di armi chimiche in possesso del regime di Assad, ma un carico di armi indirizzato agli Hezbollah libanesi alleati con il regime di Assad. Più precisamente si trattava di missili che avrebbero potuto montare testate chimiche. Oggi c'è stata la conferma da parte del governo israeliano secondo il quale nella serata di giovedì si era tenuto un vertice tra il premier Benjamin Netanyahu e lo stato maggiore, dove si si era autorizzato l'attacco. La notizia è stata confermata anche dalla Nbc la quale aggiunge che secondo fonti dell'intelligence libanese nella giornata di venerdì si era registrata la presenza di 2 caccia israeliani sullo spazio aereo siriano con almeno 3 presenze degli stessi con la permanenza di 2-3 ore. Secondo quanto dichiarato all'emittente al Arabiya dal portavoce dell'Esercito libero siriano Abdul-Hamid Zakaria il movimento sciita libanese ha dispiegato circa 5.000 uomini tra Damasco e il Paese dei cedri, 2.000 combattono al fianco delle truppe di Assad nella zona di Damasco e il restante delle forze lungo il confine con il Libano. Il colonnello Zakaria ha poi aggiunto che questi rinforzi degli Hezbollah siano dovuti alle defezioni recenti di diversi funzionari e militari della Guardia Repubblicana Siriana precisando che, dopo avere esaurito le milizie di Shabiha (milizie filo-governative), la Siria stia ora reclutando truppe di mercenari dall'Iran, dall'Iraq e le stesse milizie Hezbollah che voleva rifornire di armi con il convoglio distrutto dalla forza aerea israeliana. Gli Stati Uniti dal canto loro, pur avendo già pronti i piani per intervenire nel caso che la Siria impiegasse massicciamente le proprie armi chimiche contro i ribelli e i civili, tenta di mantenere un basso profilo preferendo mantenersi al di fuori dall'intervento diretto, ma fornendo, attraverso il canale dell'Arabia Saudita, armi e mezzi ai ribelli contro il regime di Damasco. Intanto la popolazione è stremata da questa guerra civile che dura ormai 2 anni e altri profughi si accingono ad unirsi alle migliaia sfuggite alla guerra.

venerdì 3 maggio 2013

La follia americana


L'arma in questione è stata progettata dall'azienda Crickett pensando appositamente ai bambini

Fucile
Mentre il presidente Obama lancia la sua campagna per eliminare il possesso indiscriminato delle armi da fuoco, o almeno limitarne l'uso, anche alla luce delle tragiche stragi compiute in questi ultimi mesi da parte soprattutto di giovani o giovanissimi, l'America si trova ora alle prese con un nuovo caso a dir poco inquietante: un bimbo di soli 5 anni spara e uccide la sorellina di 2. Questo è quanto avvenuto ieri nello Stato del kentucky. Il bimbo era in possesso di un fucile calibro 22 che gli era stato regalato lo scorso anno dai genitori. Pare che il bimbo lo usasse abitualmente, come se fosse un giocattolo qualunque. L'arma in questione è stata progettata dall'azienda Crickett pensando appositamente ai bambini, adatto per piccoli dai 6 ai 10 anni. Il mini-fucile, infatti è leggero e adatto alla conformazione fisica dei bambini, è un calibro 22 ed è ad avancarica, dotato di una sicura che funziona con una chiave. My first rifle, è questo lo slogan che l'azienda ha lanciato per pubblicizzare quest'arma vera e propria, esiste addirittura anche un modello rosa, ideato per le bambine. L'incidente è avvenuto all'interno delle mura domestiche. Stando a quanto affermato dalla madre dei due piccoli, mentre si trovava nella veranda di casa ha udito uno sparo e quando si è precipitata nella stanzetta dei figli si è trovata dinnanzi all'orrendo spettacolo. La madre ha anche affermato che non si era accorta che l'arma fosse carica. “Si è trattato di un incidente” ha detto Gary White, il medico legale, in un'intervista al quotidiano locale Lexinton Herald Leader. La bambina, di nome Caroline Starks è giunta in ospedale quando ormai era troppo tardi. Questo episodio pone interrogativi inquietanti: è giusto mettere tra le mani di un bambino un “giocattolo” letale? A quanto pare si, secondo molti genitori americani, visto il registrarsi dell'aumento di vendite registrato negli ultimi tempi dalla Crickett. Secondo molti di questi genitori “è importante che i figli imparino presto a maneggiare un'arma per essere più responsabili nella detenzione quando saranno adulti”. Il discusso Secondo Emendamento della Costituzione americana infatti, prevede che ogni cittadino possa essere in possesso di un arma, un fucile dopo i 16 anni e una pistola a 21. Altra domanda cruciale: molti di noi da bambini abbiamo giocato alla guerra, ma solo con armi che facevano “boom” e basta, al massimo sparavano palline di gomma, ma è giusto mettere in mano a dei bimbi fucili veri che oltre a fare lo scoppio sono in grado di uccidere? Questo è avvenuto nella civilissima America
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