martedì 1 aprile 2014

Dolce e Gabbana, quando non pagare le tasse è una questione di “stile”

Non pagare le tasse è diventata una questione di “stile”. Con questa conclusione il pg Santamaria ha chiesto l'assoluzione per Dolce e Gabbana.

Dolce_e_Gabbana
Se il prossimo 4 aprile, giorno della sentenza, i giudici accoglieranno le motivazioni della difesa degli stilisti Dolce e Gabbana, evadere le tasse in Italia sarà non solo lecito, ma in più premiato. Condannati in primo grado ad una pena di 1 anno e 8 mesi per avere trasferito la loro sede in Lussemburgo (dove avrebbero pagato solo il 4% di royalties), costituendo una società ritenuta fittizia, la Gado, ed evitando così il fisco italiano, ora la loro situazione potrebbe ribaltarsi se la tesi del pg Gaetano Santamaria, fosse accolta dai giudici della seconda sezione della corte d'appello del tribunale di Milano.

Le motivazioni? Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono”impegnati tra stoffe, modelli, modelle, ricevimenti, sono dei creativi e non me li immagino a gestire schemi di abbattimento fiscale”, queste le parole della difesa che ha aggiunto: “Sapete cosa significa per un'azienda avere la Guardia di Finanza in sede? Per Dolce e Gabbana l'invasione della GdF è stata anche un colpo alla credibilità del marchio”. Halleluya! E così, in nome dello stile e della creatività, si vuol far credere che i due stilisti, possessori di un marchio famoso a livello mondiale e possessori della multinazionale che porta il loro stesso nome, erano talmente impegnati nel loro lavoro di creativi da non sapere come venisse gestita l'azienda.

In sostanza la tesi difensiva non solo vorrebbe scagionare gli stilisti per il reato di evasione fiscale, ma addirittura sottolinea come sia proprio la loro imprenditorialità a renderli meritevoli di un elogio: Dolce e Gabbana sono una espressione della creatività nazionale e portano alto il nome dell'Italia in tutto il mondo (con un occhio alle borse, guarda caso) e così, se passasse la tesi di Santamaria, chiunque, purché facendolo con stile, sarebbe autorizzato ad esportare lavoro e capitali all'estero (come d'altronde ha già fatto Marchionne). Secondo questa teoria allora, dovremmo riabilitare non solo Arsenio Lupin, ma anche Luciano Lutring, il solista del mitra e Horst Fantazzini, l'anarchico ladro gentiluomo di Bologna

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