giovedì 31 luglio 2014

Israele, l'importanza strategica di allevare un nemico: Hamas

Come mai il piccolo Stato di Israele non teme le minacce dell'ONU che lo accusa di crimini di guerra? Che ruolo riveste Hamas nelle strategie di Netanyahu?

Hamas
Che Israele stia compiendo un vero e proprio massacro tra la popolazione civile palestinese è sotto gli occhi di tutti, con la scusa di voler colpire i capi di Hamas per difendere il proprio territorio dai missili che giungono dalla Striscia di Gaza, non esita a colpire anche luoghi che dovrebbero essere protetti dalle Nazioni Unite, anzi, colpisce scientemente proprio quei luoghi che sventolano la bandiera dell'ONU dove donne e bambini cercano rifugio, nonostante l'esercito di Tel Aviv sia informato delle esatte coordinate di quegli obiettivi.
Ban Ki-moon, fa la voce grossa e minaccia di incriminare Israele per crimini di guerra e contro l'umanità, Papa Francesco invita al cessate il fuoco e l'Occidente si dice inorridito, ma la strage continua inesorabile e non mostra intenzione di fermarsi presto.

Perché allora Netanyahu continua a sfidare il Mondo in maniera così sfacciata e qual'è il vero ruolo di Hamas nella sua strategia politica?

Innanzitutto va considerato il fatto che Israele è, insieme all'Arabia Saudita, una delle teste di ponte che gli Stati Uniti hanno nell'area mediorientale del Mediterraneo e che molte delle più importanti lobby economiche del pianeta fanno capo proprio a questo piccolo Stato israeliano con strettissimi collegamenti con gli Stati Uniti: Aipac (American Israel Public Affairs Commitee); Zionist Organization of America o Jewish Councilfor Public Affairs.
A questo si deve aggiungere un altro aspetto importante: benché Israele stia adottando nei confronti del popolo palestinese una vera e propria tattica di “schiacciamento” militare assolutamente impari, tanto che la stessa America, se si fosse trattato di uno Stato islamico, probabilmente sarebbe intervenuta col pretesto di combattere il terrorismo, le eventuali sanzioni da parte dell'ONU sarebbero tutt'al più di carattere economico o diplomatico ma, come si vede per la crisi ucraina , icontraccolpi per l'Occidente sarebbero quanto meno difficili dagestire se non mettendo a rischio determinati schemi economici internazionali.
Ma vediamo perché Netanyahu non vuole distruggere definitivamente Hamas. Senza la presenza del gruppo islamico Israele sarebbe costretta a ritornare al tavolo delle trattative con il partito Fatah (il partito di maggioranza all'interno dell'autorità palestinese) riprendendo gli accordi del novembre 2012 e questo le impedirebbe di tentare di mirare ai giacimenti di gas naturale al largo delle coste di Gaza e nel sottosuolo dell'area stessa della Striscia. Lo schema è semplice: più duro colpisce Tel Aviv e più aspra sarà la reazione di Hamas e, più vittime ci saranno tra i civili e maggiore si farà la vicinanza del popolo palestinese al gruppo islamico dando ad Israele un ulteriore pretesto per lanciare accuse di terrorismo accompagnate da bombardamenti a tappeto

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