venerdì 25 luglio 2014

Mediterraneo da record: il mare più inquinato del mondo

Il mare più inquinato del mondo? Il Mediterraneo. A dirlo due organizzazioni ambientaliste: Greenpeace e la spagnola Oceana

Mediterraneo
Come ogni estate la Goletta Verde di Legambiente ha iniziato il suo pattugliamento nei nostri mari per valutarne la stato di salute, ma da Greenpeace e da un'associazione ambientalista spagnola, Oceana, giungono dati allarmanti: il Mediterraneo è il mare più inquinato del mondo.
L'unico sbocco verso l'oceano Atlantico è lo Stretto di Gibilterra e questo fa sì che il ricambio completo delle acque avvenga ogni 90 anni, ma, pur essendo un mare relativamente poco esteso (quasi due milioni e mezzo di chilometri quadrati di superficie), un terzo del traffico marittimo mondiale si svolge nelle sue acque di cui circa il 20% riguarda il trasporto di sostanze petrolifere.
Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la fonte maggiore di inquinamento non sono le 12mila navi che mediamente solcano le sue acque annualmente, bensì tutto quello che viene riversato al suo interno dai 69 fiumi che sfociano nel Mare Nostrum: 283 chilometri cubi di acque che raccolgono nel loro tragitto una quantità impressionante di sostanze nocive, solide e liquide provenienti principalmente dalle aree urbane e industriali della terra ferma.
Tra i maggiori responsabili di tale inquinamento primeggiano Italia, Spagna e Francia
I dati raccolti da Greenpeace e da Oceana riguardo lo stato di salute del Mediterraneo evidenziano come sia la plastica la sostanza inquinante principale, sia quella “galleggiante” che quella sommersa (quasi 2000 residui per chilometro quadrato giacciono sui nostri fondali, più che in qualunque fondale marino del mondo).
A questa enorme quantità di inquinanti solidi, vanno aggiunti quelli liquidi disciolti nelle acque: circa 10 grammi di idrocarburi per litro più altre sostanze chimiche di varia natura tra cui il pericolosissimo mercurio che, attraverso l'attività alimentare dei pesci finisce col trovare posto nelle nostre tavole, senza contare i danni che queste sostanze provocano alla fauna e alla flora
In sostanza, rilevano le due associazioni, non sono tanto le grandi catastrofi ambientali ad incidere sull'inquinamento del Mediterraneo quanto le normali attività quotidiane che svolgiamo sulla terra ferma: i casi di naufragi di grosse petroliere sono fatti macroscopici che non possono sfuggire agli occhi delle autorità per cui gli interventi per contenere i danni sono quasi sempre tempestivi e spesso vedono la collaborazione internazionale prodigarsi con uomini e mezzi. Quello che è difficile da controllare invece, sono gli sversamenti illeciti tanto in mare aperto quanto nei fiumi, basti pensare al lavaggio delle cisterne delle navi con acqua marina, agli scarichi industriali abusivi o allo scarico fognario che non passa attraverso i depuratori.
Anni fa si diceva che il mare era in grado di “assorbire” tutto, ma la nostra civiltà non era ancora così tecnologicamente avanzata come oggi, la soluzione quindi va ricercata a monte del problema: una maggiore responsabilizzazione individuale, diminuzione dei consumi, raccolte indifferenziate più efficaci e incremento delle stazioni di depurazione sono le azioni fondamentali da intraprendere se vogliamo che la Goletta Verde possa ancora assegnare le tanto desiderate bandierine blu e... non c'è più un minuto da perdere

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