sabato 3 maggio 2014

Obama e la pena di morte, una coscienza intorpidita dall'opportunismo politico

L'atroce agonia di Clayton Lockett ha riportato l'attenzione sulla pena di morte, ma la “preoccupazione” di Obama non è convincente

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La lunga e atroce agonia di Clayton Lockett, condannato a morte e giustiziato il 29 aprile nel carcere dell'Oklahoma, ha riaperto il discorso sulla pena capitale, alcuni hanno persino parlato di tortura e, naturalmente, Barack Obama non poteva tacere sull'argomento che ha fatto il giro del mondo. “Quel che è successo in Oklahoma è profondamente preoccupante”. Così si è espresso il primo presidente di colore degli Stati Uniti durante una conferenza stampa alla Casa Bianca in compagnia della cancelliera tedesca Angela Merkel, ma ha anche aggiunto: “L'individuo che è stato sottoposto alla pena capitale aveva commesso crimini atroci, terribili ( Clayton Lockett, 38 anni, era stato condannato a morte nel 2000 per avere rapita, stuprata, picchiata e sepolta viva una giovane donna) e ho già detto in passato -continua Obama- che ci sono determinate circostanze in cui un crimine è così terribile che la pena di morte può essere appropriata”.

Continuando il suo intervento, Obama ha anche sottolineato però: “Ma ho anche detto che nell'applicazione della pena di morte in questo Paese, abbiamo visto problemi significativi e problemi razziali, con un'imparziale applicazione della pena capitale, situazioni in cui ci sono individui nel braccio della morte che poi vengono scoperti innocenti poiché ci sono prove che li discolpano. Tutto questo -ha concluso Obama- penso debba sollevare questioni significative sul come la pena di morte viene applicata”. Ecco un ottimo esempio di discorso politichese: la condanna per un episodio di atrocità sfuggito al controllo dei carnefici (la seconda esecuzione prevista per quella giornata è stata rimandata infatti) e la contemporanea dichiarazione che le cose devono rimanere così.

Ma delle due l'una. Se per sua stessa ammissione Obama afferma che l'aspetto razziale e quindi pregiudizievole, può fare la differenza tra la vita e la morte di un condannato e se la possibilità che un innocente venga giustiziato per via di un errore giudiziario allora la pena capitale diventa una specie di roulette russa priva di qualunque valenza negli equilibri di una società, solo una valvola di sfogo di massa dove riversare un sentimento di vendetta. Che senso ha mettere a morte un uomo dopo averlo tenuto recluso per 14 anni nel braccio della morte a spese dei cittadini? Forse ci sono casi in cui la riabilitazione di un individuo non è possibile, magari per gravi disturbi mentali che certo non lo giustificano, ma esistono infinite alternative per far sì che questo possa essere utile alla società senza gravare su di essa: coltivare campi incolti, accudire animali, ripulire zone inquinate. L'episodio di Clayton Lockett dimostra solo l'arbitrarietà della pena capitale, la sua inutilità e la sua crudeltà. Una civiltà democratica non può ammettere la “legge del taglione” nel suo ordinamento giuridico. Il discorso di Obama era solo un abile esempio di opportunismo politico per non scontentare nessuno

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