Qual'è la linea che separa la politica dalla religione? Convinzione e fede accomunate dal fanatismo?
I più grandi aggregatori sociali di
sempre sono stati la politica e la religione, la prima basata
sulla convinzione individuale, la seconda sulla fede.
La politica nasce dall'esigenza di dare un organizzazione razionale
alle faccende umane, genera leggi, norme, compromessi, il tutto in
continua evoluzione: uno stato sociale può essere sempre
perfettibile e così nascono nuove teorie che danno origine a
dottrine soggette ad esaurirsi nel tempo di pari passo con
l'evoluzione che esse stesse generano. Altro è la religione che basa
i suoi precetti su dogmi indiscutibili e immutabili, senza la fede
essa non avrebbe modo di esistere.
Apparentemente, quindi, politica e
religione sono due modi opposti per approcciarsi al vivere
comune, uno strettamente razionale e soggetto a cambiamenti e l'altro
immutabile, indimostrabile e quindi non confutabile, non esistono vie
di mezzo: la fede o si ha o
non la si ha. Chiarissimo... apparentemente, perché non è
esattamente così: molto spesso politica e religione,
convinzione e fede sono accomunate da un intollerabile
fanatismo. Pensiamo alle guerre combattute in nome della fede,
ora condanniamo l'estremismo islamico, ma dimentichiamo la nostra
guerra santa e vediamo come ancora politica e religione convivono
sotto ideali comuni: imporre una fede nel nome di una convinzione
politica, ne sanno qualcosa israeliani e palestinesi.
Forse che noi ne siamo immuni? Anche no
visto che molti partiti dell'area cosiddetta occidentale si ispirano
dichiaratamente a ideali cattolici o cristiani, persino protestanti.
Anche no visto che movimenti di massa come Forza Italia e il
Movimento 5 Stelle si basano più che su convinzioni discusse, sulla
figura di un leader. Berlusconi, indagato e processato, interdetto
dai pubblici uffici resta saldamente alla testa del partito e pensa
di continuare la propria dinastia facendosi sostituire da un parente;
Grillo che opera epurazioni al movimento infastidito dalla
dissidenza. Non mi si venga a dire che bisogna provare, che la
democrazia è in mano nostra, nelle nostre scelte. Fintanto che
politica e religione, convinzione e fede saranno unite
da tanto fanatismo, io mi terrò da parte per non sentirmi
complice.
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