Scrivere di cronaca e mantenere un tono distaccato, ricercare notizie e convivere con un disagio
Una
cosa è leggere o ascoltare una notizia,
ce ne sono molte e spesso ne prendiamo solo atto, altra cosa è
invece scriverle, ricercare le fonti, approfondirle. Mi occupo di
attualità, lungo il sottile confine con la cronaca,
il mio compito è comunicare, fare sapere, informare e spesso mi
imbatto in storie che non vorrei conoscere e che invece devo
eviscerare per poterle mettere in rete e finisce inevitabilmente che
ne faccia parte. Si, anche se si cerca l'obiettività non si può
fare a meno di soffermarsi sui personaggi di cui si scrive: si entra
nelle loro vite, si conoscono i retroscena, i drammi che vivono o
hanno vissuto e si capisce con occhi diversi, forse con un pizzico di
empatia che non dovrebbe influenzarti, ma lo fa. Le vittime dei
naufragi non sono numeri da raccontare, sono vite strappate
all'esistenza, sono nelle lacrime di chi è sopravvissuto. Notti fa
una giovane donna è stata uccisa dall'ex fidanzato, ho scritto un
pezzo, ma non riuscivo a fare a meno di raffigurarmi i due
protagonisti: lo stupore di quella ragazza che ha aperto la porta
senza sapere che dietro di essa c'era una morte irreale; quel giovane
assassino che dopo averla vista morire si è puntato la pistola alla
testa. Che cosa è passato per le menti di questi due protagonisti di
una recita folle? Paura? Angoscia? Confusione? O solo la voglia che
nulla fosse successo, che quella situazione fosse solo irreale? Non
lo so, so solo che quando scrivo di quelle vite spezzate qualcosa di
loro mi rimane dentro e provo un certo disagio
nel constatare che quella cronaca
ha un prezzo in denaro
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