Le intercettazioni telefoniche dell'NSA mettono a rischio la libertà di espressione, è la denuncia fatta da giornalisti e avvocati USA
I recenti eventi internazionali (crisi
ucraina, conflitto israelo-palestinese e ora la situazione dellaLibia) hanno posto in secondo piano la questione dell'NSA (Agenziaper la Sicurezza Americana) che a suo tempo fu sollevata dall'ex
analista della CIA Edward Snowden, ma ora è una denuncia fatta da
alcuni avvocati e giornalisti americani a riportare a galla la
faccenda: le intercettazioni telefoniche dell'Agenzia mettono arischio la democrazia.
La denuncia viene dalla Human RightsWatch e dall'American Civil Liberties Union le quali, in un rapporto
congiunto basato su un'indagine svolta tra alcuni avvocati e
giornalisti che si occupano di sicurezza ed intelligence sono giunte a questa conclusione. Entrambe le
categorie interpellate parlano di una forte compromissione del
proprio lavoro nell'ambito della protezione che dovrebbe garantire
loro la Costituzione.
“Se gli Stati Uniti non riescono ad
affrontare queste preoccupazioni con prontezza ed efficacia -dichiara
G. Alex Sinha, autore del rapporto- si potrebbero generare gravi
danni a lungo termine sul tessuto della democrazia del Paese”
Senza voler entrare nel significato che
gli Stati Uniti danno al termine democrazia è evidente, come
sottolineato da Barton Gellman del Washinton Post, uno dei 46
giornalisti intervistato per l'indagine che “L'uso di tecnologie
digitali rende sempre più difficile mantenere il riserbo e
l'anonimato circa l'origine delle fonti”
In sostanza, prima che lo scandalo
dell'NSA venisse alla luce, tanto per i giornalisti quanto per gli
avvocati era più facile reperire informazioni riservate su argomenti
tenuti “sotto segreto” in quanto le fonti si sentivano garantite
dall'anonimato e dal segreto professionale dei propri referenti.
Lo conferma anche Jonathan Landay del
McClatchy Quotidian, un giornalista che si occupa di sicurezza
nazionale dichiarando che alcune delle sue fonti sono sempre più
riluttanti a parlare con lui di qualsiasi cosa, persino esprimere
opinioni sulla politica estera degli Stati Uniti o su argomenti
considerati come “materiale già classificato”
“Un giornalismo insufficientemente
informato -si legge nel rapporto dell' Human RightsWatch e dell'American Civil Liberties Union - può minare l'effettiva
partecipazione democratica e di governo”
Secondo Dana Priest, anche lei
giornalista del Washingon Post, “Ciò che rende migliore il Governo
è il nostro lavoro di divulgatori dell'informazione, se questa viene
a mancare le Istituzioni funzionano meno bene e aumenta il rischio di
corruzione. La segretezza funziona contro tutti noi”
Le perplessità espresse dagli avvocati
invece sono relative al fatto che il Governo potrebbe essere a
conoscenza anticipata dei loro piani di difesa e quindi inficiarli
prima ancora che vengano esposti in aula.
Il maggiore Jason Wright, avvocato
dell'esercito che ha fatto parte della squadra di difesa di Khalid
Sheikh Mohammed, ha sollevato un altro problema preoccupante:
“Temiamo che le nostre comunicazioni con i testimoni all'estero
siano monitorate, questo potrebbe mettere in pericolo l'incolumità
dei testimoni”
sembra che alla fine, l'ossessione
tutta americana di vedere ovunque terroristi, si stia rivolgendo
contro i propri cittadine e quindi contro sé stessa, non sembra che
si possa parlare di democrazia
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