Il mare più inquinato del mondo? Il Mediterraneo. A dirlo due organizzazioni ambientaliste: Greenpeace e la spagnola Oceana
Come ogni estate la Goletta Verde di
Legambiente ha iniziato il suo pattugliamento nei nostri mari per
valutarne la stato di salute, ma da Greenpeace e da un'associazione
ambientalista spagnola, Oceana, giungono dati allarmanti: il
Mediterraneo è il mare più inquinato del mondo.
L'unico sbocco verso l'oceano Atlantico
è lo Stretto di Gibilterra e questo fa sì che il ricambio
completo delle acque avvenga ogni 90 anni, ma, pur essendo un mare
relativamente poco esteso (quasi due milioni e mezzo di chilometri
quadrati di superficie), un terzo del traffico marittimo mondiale si
svolge nelle sue acque di cui circa il 20% riguarda il trasporto di
sostanze petrolifere.
Eppure, contrariamente a quanto si
potrebbe pensare, la fonte maggiore di inquinamento non sono le
12mila navi che mediamente solcano le sue acque annualmente, bensì
tutto quello che viene riversato al suo interno dai 69 fiumi che
sfociano nel Mare Nostrum: 283 chilometri cubi di acque che
raccolgono nel loro tragitto una quantità impressionante di sostanze
nocive, solide e liquide provenienti principalmente dalle aree urbane
e industriali della terra ferma.
Tra i maggiori responsabili di tale
inquinamento primeggiano Italia, Spagna e Francia
I dati raccolti da Greenpeace e da
Oceana riguardo lo stato di salute del Mediterraneo evidenziano come
sia la plastica la sostanza inquinante principale, sia quella
“galleggiante” che quella sommersa (quasi 2000 residui per
chilometro quadrato giacciono sui nostri fondali, più che in
qualunque fondale marino del mondo).
A questa enorme quantità di inquinanti
solidi, vanno aggiunti quelli liquidi disciolti nelle acque: circa 10
grammi di idrocarburi per litro più altre sostanze chimiche di varia
natura tra cui il pericolosissimo mercurio che, attraverso l'attività
alimentare dei pesci finisce col trovare posto nelle nostre tavole,
senza contare i danni che queste sostanze provocano alla fauna e alla
flora
In sostanza, rilevano le due
associazioni, non sono tanto le grandi catastrofi ambientali ad
incidere sull'inquinamento del Mediterraneo quanto le normali
attività quotidiane che svolgiamo sulla terra ferma: i casi di
naufragi di grosse petroliere sono fatti macroscopici che non possono
sfuggire agli occhi delle autorità per cui gli interventi per
contenere i danni sono quasi sempre tempestivi e spesso vedono la
collaborazione internazionale prodigarsi con uomini e mezzi. Quello
che è difficile da controllare invece, sono gli sversamenti illeciti
tanto in mare aperto quanto nei fiumi, basti pensare al lavaggio
delle cisterne delle navi con acqua marina, agli scarichi industriali
abusivi o allo scarico fognario che non passa attraverso i
depuratori.
Anni fa si diceva che il mare era in
grado di “assorbire” tutto, ma la nostra civiltà non era ancora
così tecnologicamente avanzata come oggi, la soluzione quindi va
ricercata a monte del problema: una maggiore responsabilizzazione
individuale, diminuzione dei consumi, raccolte indifferenziate più
efficaci e incremento delle stazioni di depurazione sono le azioni
fondamentali da intraprendere se vogliamo che la Goletta Verde possa
ancora assegnare le tanto desiderate bandierine blu e... non c'è più
un minuto da perdere
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