Come mai il piccolo Stato di Israele non teme le minacce dell'ONU che lo accusa di crimini di guerra? Che ruolo riveste Hamas nelle strategie di Netanyahu?
Che Israele stia compiendo un vero e
proprio massacro tra la popolazione civile palestinese è sotto gli
occhi di tutti, con la scusa di voler colpire i capi di Hamas per
difendere il proprio territorio dai missili che giungono dalla
Striscia di Gaza, non esita a colpire anche luoghi che dovrebbero
essere protetti dalle Nazioni Unite, anzi, colpisce scientemente
proprio quei luoghi che sventolano la bandiera dell'ONU dove donne e
bambini cercano rifugio, nonostante l'esercito di Tel Aviv sia informato delle esatte coordinate di quegli obiettivi.
Ban Ki-moon, fa la voce grossa e
minaccia di incriminare Israele per crimini di guerra e contro
l'umanità, Papa Francesco invita al cessate il fuoco e l'Occidente
si dice inorridito, ma la strage continua inesorabile e non mostra
intenzione di fermarsi presto.
Perché allora Netanyahu continua a sfidare il Mondo in maniera così sfacciata e qual'è il vero ruolo di Hamas nella sua strategia politica?
Innanzitutto va considerato il fatto
che Israele è, insieme all'Arabia Saudita, una delle teste di ponte
che gli Stati Uniti hanno nell'area mediorientale del Mediterraneo e
che molte delle più importanti lobby economiche del pianeta fanno
capo proprio a questo piccolo Stato israeliano con strettissimi
collegamenti con gli Stati Uniti: Aipac (American Israel Public
Affairs Commitee); Zionist Organization of America o Jewish Councilfor Public Affairs.
A questo si deve aggiungere un altro
aspetto importante: benché Israele stia adottando nei confronti del
popolo palestinese una vera e propria tattica di “schiacciamento”
militare assolutamente impari, tanto che la stessa America, se si
fosse trattato di uno Stato islamico, probabilmente sarebbe
intervenuta col pretesto di combattere il terrorismo, le eventuali
sanzioni da parte dell'ONU sarebbero tutt'al più di carattere
economico o diplomatico ma, come si vede per la crisi ucraina , icontraccolpi per l'Occidente sarebbero quanto meno difficili dagestire se non mettendo a rischio determinati schemi economici
internazionali.
Ma vediamo perché Netanyahu non vuole
distruggere definitivamente Hamas. Senza la presenza del gruppo
islamico Israele sarebbe costretta a ritornare al tavolo delle
trattative con il partito Fatah (il partito di maggioranza
all'interno dell'autorità palestinese) riprendendo gli accordi del novembre 2012 e questo le impedirebbe di
tentare di mirare ai giacimenti di gas naturale al largo delle coste
di Gaza e nel sottosuolo dell'area stessa della Striscia. Lo schema è
semplice: più duro colpisce Tel Aviv e più aspra sarà la reazione
di Hamas e, più vittime ci saranno tra i civili e maggiore si farà
la vicinanza del popolo palestinese al gruppo islamico dando ad
Israele un ulteriore pretesto per lanciare accuse di terrorismo
accompagnate da bombardamenti a tappeto