mercoledì 6 agosto 2014

Hold Security: hacker russi rubano oltre un miliardo di dati da siti internet

hacker

Il più grande furto di dati della storia di internet: una banda di hacker russi ruba oltre un miliardo password ed user name dalla rete, lo riferisce Hold Security

http://www.generazioneweb.net/hold-security-hacker-russi-rubano-oltre-un-miliardo-di-dati-da-siti-internet/
Un miliardo e duecento mila dati sottratti è questo il ricco bottino messo a segno da un gruppo di hacker russi. A rivelarlo è la Hold Secutity, una società di Milwakee che si occupa di sicurezza informatica. I siti colpiti dall’attacco informatico sarebbero 420 mila in tutto il mondo, non solo quelli di grandi dimensioni, ma anche quelli più piccoli.
Nell’ottobre del 2009 la Hold Security rilevò un attacco ad Adobequando furono coinvolte circa 38 milioni di utenti della rete, ma in questo caso si può parlare della più grande operazione di pirateria informatica di tutta la storia di internet.

lunedì 4 agosto 2014

Quanto inquina una guerra? Dati impressionanti

F-15_Strike_Eagle

Quando si parla di conflitti spesso si considera, e a ragione, il numero delle vite umane che vengono sacrificate, ma dal punto di vista ambientale, quanto inquina una guerra?

Fare un calcolo preciso sull'impatto che una guerra ha, in termini di inquinamento, è praticamente impossibile, troppe sono le variabili in gioco: spostamenti di personale da una base ad un'altra, esercitazioni con mezzi militari distribuite nel tempo, consumi elettrici, idrici e per il riscaldamento delle strutture di supporto come centrali operative, basi radar eccetera. Inoltre, data la segretezza di alcune innovazioni tecniche nel campo della tecnologia bellica e dei nuovi strumenti di cui si dotano gli eserciti calcolare quanto inquina una guerra riferendosi ai conflitti in corso attualmente rende la cosa ancora più difficoltosa.
Ma prendendo come paragone un conflitto del medio periodo come la Guerra del Golfo una certa idea ce la possiamo fare ed i dati sono davvero impressionanti.
Stabiliamo innanzitutto dei parametri oggettivi per fare alcune comparazioni esplicative: dalla combustione di 1 litro di benzina si producono 2,38 grammi di Co2 (anidride carbonica) mentre per un litro di gasolio la percentuale di Co2 è di 2,65 grammi, facendo una media approssimativa prendiamo come unità di misura 2,5 grammi di anidride carbonica per ogni litro di carburante utilizzato (dati Quattroruote 15/01/2010)

Facciamo un po' di calcoli


Un aereo Falcon F16 o un caccia F-15 Strike Eagle consumano la bellezza di 16.200 litri di carburante per ogni ora di volo, un elicottero d'assalto Apache AH64 500 litri e un carro armato Abrams M11 percorre 1 chilometro con 4,5 litri (450 per 100 Km)
Considerando che durante la Guerra del Golfo il totale delle ore di volo dei caccia fu complessivamente di 6.900 otteniamo che solo dai consumi di questi velivoli sono stati prodotti 3.888.000 Kg di Co2 durante i 38 giorni dell'operazione Desert Storm.
Il resto dei calcoli sarebbe solo un puro esercizio matematico, ma se a questa cifra puramente indicativa aggiungiamo le emissioni prodotte dai mezzi dell'esercito irakeno, delle unità navali impegnate nel conflitto dei mezzi terrestri utilizzati per la logistica e per gli spostamenti, i roghi dei pozzi petroliferi incendiati dalle truppe di Saddam nonché i voli intercontinentali per il trasporto di uomini e mezzi vediamo che i costi dell'inquinamento di una guerra sono davvero impressionanti

Danni che perdurano nel tempo


In termini di inquinamento i danni non vanno considerati solo per la durata della guerra stessa: se calcoliamo che alla data del conflitto irakeno la produzione pro-capite di un italiano era di 9.800 Kg di Co2 all'anno per il consumo energetico se ne deduce che per ogni giorno di guerra si immette l'equivalente delle emissioni di 11.500 persone, una cittadina di discrete proporzioni.
Gli effetti di questo inquinamento bellico perdurano nel tempo: effetto serra, danni all'agricoltura, agli animali e agli esseri umani. Ci sarebbe da riflettere, ma soprattutto dovrebbero riflettere i vari governanti del pianeta


Le telefonate di Kerry intercettate dal Mossad durante i colloqui di pace

John_Kerry

Secondo informazioni del quotidiano tedesco Der Spiegel, il segretario di Stato USA, John Kerry, sarebbe stato “spiato” dal Mossad durante i colloqui di pace

Nessuno si fida più di nessuno: stando al noto settimanale tedesco Der Spiegel, le telefonate del segretario di Stato americano, John Kerry, sarebbero state intercettate e spiate dai servizi segreti israeliani, il famigerato Mossad. La conferma verrebbe da alcune fonti dell’intelligence statunitense.
Le intercettazioni del Mossad sarebbero avvenute durante i colloqui di pace per il Medio Oriente.

domenica 3 agosto 2014

L'eccellenza del made in Italy dell'industria di morte

Quando si pensa al made in Italy la prima cosa che ci viene in mente è l'industria della moda, ma siamo anche al 6° posto come produttori di armi

Made_in_Italy
Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri
Cosa viene in mente quando si pensa al made in Italy? Moda? Arte culinaria? Vini di alta classe? Anche, ma siamo però tra i primi 10 produttori mondiali nella produzione di armi: industria di morte made in Italy. Chiaro, per questioni di “decenza formale” è disdicevole fare troppa pubblicità sull'argomento, soprattutto in periodi come questo dove le varie guerre in corso riempiono le pagine di cronaca, ma sicuramente i fatturati fanno tacere le coscienze e poi... suvvia! Creano posti di lavoro, danno da mangiare alle famiglie! Si, ma a quale prezzo però? Siamo inorriditi alle immagini dei poveri bambini afghani dilaniati dalle mine lasciate sui campi di battaglia convinti che fossero giocattoli, gridiamo al genocidio guardando i filmati dei bombardamenti israeliani, proviamo sconforto per le vittime siriane ed ucraine eppure, come diceva De Andrè: “Anche se poi vi credere assolti, siete lo stesso coinvolti” anzi, siamo, perché, al di là delle belle parole che anche in questi giorni il Papa Francesco pronuncia nelle sue omelie, tolleriamo e conviviamo con questa incivile realtà.
Articolo 11 dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana:
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
E' un po' come le scritte sui pacchetti delle sigarette, quelle che ci mettono in guardia sui rischi del fumo per la salute, peccato però che sia proprio lo Stato ad avere l'assoluto monopolio dello spaccio.
Ecco di seguito una lista delle maggiori produttrici made in Italy dell'industria di morte, sicuramente non sarà del tutto esaustiva, ma da l'idea di quanto questo commercio risulti prosperoso e lucrativo:
A.D.C. Armi Dallera Custom; Amadini Sandro & C; Armi Jager; Armi Magap; Armi Salvinelli; Armi Sport; Battaglia Mauro Armi; Benelli; Beretta; Bernardelli; Bettinsoli; Breda; Caesar Guerini; Cicognani Varide; Cosmi Amerigo & Figlio; Domino; Effebi; Euroarms Italia; Fabarm; Fabbrica Armi Isidoro Rizzini (formalmente F.A.I.R.); Fabbrica Armi ValSusa (formalmente FAVS); Falco; Famars; Farè Flavio; Fas Domino; Fausti Stefano; Franchi; Fratelli Gamba; Fratelli Pietta & C; Gamba Renato; Investarm; Lu-Mar; MAG; Mapiz; Marocchi; M.R. New System Arms; Pedersoli; Perazzi; Fratelli Pietta; Piotti; Poli Armi Fratelli; Rizzini; Sabatti; S.I.A.C.E; Silma; Tanfoglio; Aldo Uberti; Valtro; W.R. Saleri; Zoli Antonio
ed alcune tabelle, risalenti al 2006 che rendono ancora più chiara la cosa riguardanti le industrie a compartecipazione statale



Quando ci vantiamo dello stile italiano, ricordiamoci anche del made in Italy dell'industria di morte












sabato 2 agosto 2014

Falsificazione del DNA, dopo 5 anni dalla scoperta se ne parla poco o niente

DNA

5 anni fa uno scienziato israeliano, Dan Frumkin, fondatore della Nucleix, ha dimostrato che la falsificazione del DNA è possibile, perché allora la chiamano “prova regina”?

La scoperta risale a 5 anni fa, ma chissà come mai se ne parla poco o niente: la falsificazione del DNA, quella che in ambito forense viene definita “prova regina” o “prova principe” è possibile, addirittura in maniera semplice ed alla portata di tutti coloro che possono disporre di un laboratorio genetico attrezzato.
Lo ha dimostrato il dottor Dan Frumkin insieme al suo team di ricercatori presso la società Nucleix di Tel Aviv di cui è fondatore.

venerdì 1 agosto 2014

USA, per anni la CIA ha ingannato il governo sulla tortura dei prigionieri

Pubblicate, dal Washington Post, le sconcertanti rivelazioni sull'uso spregiudicato che la CIA faceva della tortura sui presunti terroristi catturati

tortura
6.300 pagine: si tratta del rapporto della Commissione Intelligence del Senato americano dove si evidenziano, qualora ce ne fosse ancora il caso, le menzogne e gli inganni della CIA nei confronti del governo e dei cittadini statunitensi, ma non solo, potremmo dire, visto che l'Agenzia USA di spionaggio più famosa del mondo ha le mani in pasta da tutte le parti.
Il rapporto si basa sulle testimonianze rese da decine di persone detenute tra il 2002 e il 2006 durante quella che il presidente George W. Bush definì “guerra al terrorismo” guerra che, in barba a qualsiasi trattato internazionale sui diritti umani, prevedeva anche l'uso della tortura per estorcere informazioni ai prigionieri. L'odiosa pratica fu bandita ufficialmente da Obama nel 2009, ma è il caso di sottolineare la parola ufficialmente, perché non è dato sapere cosa tuttora avviene in maniera ufficiosa.
Giovedì prossimo la Commissione Intelligence del Senato voterà per l'invio del rapporto al presidente Obama che dovrebbe provvedere alla declassificazione.
Nel documento si legge come la CIA abbia descritto, al Dipartimento di Giustizia e allo stesso Congresso, il programma relativo agli interrogatori come uno strumento necessario per ottenere informazioni vitali che non si sarebbero potute ottenere con altri mezzi al fine di sventare complotti terroristici che avrebbero potuto causare migliaia di vittime. Una vera e propria inquisizione dunque, che faceva ricorso al famigerato waterbording (tecnica che consiste nell'infilare uno straccio nella bocca del prigioniero e versarci sopra dell'acqua provocando la sensazione dell'annegamento), ma pare che gli agenti della CIA utilizzassero altre pratiche di tortura mai contemplate dal Dipartimento di Giustizia americano: una sorta di “schiacciamento” della testa all'interno di un contenitore pieno di acqua ghiacciata.
Dal rapporto inoltre, emergono alcune divergenze interne alla CIA tra i vertici che insistevano per la continuazione degli interrogatori e gli “operativi” che invece ritenevano di non poter spremere altre informazioni attendibili dai prigionieri stremati dalle torture.
Sarà interessante vedere se questo rapporto verrà davvero declassato e se sarà disponibile in rete, in tal caso questo blog cercherà di commentarlo e divulgarlo

giovedì 31 luglio 2014

Israele, l'importanza strategica di allevare un nemico: Hamas

Come mai il piccolo Stato di Israele non teme le minacce dell'ONU che lo accusa di crimini di guerra? Che ruolo riveste Hamas nelle strategie di Netanyahu?

Hamas
Che Israele stia compiendo un vero e proprio massacro tra la popolazione civile palestinese è sotto gli occhi di tutti, con la scusa di voler colpire i capi di Hamas per difendere il proprio territorio dai missili che giungono dalla Striscia di Gaza, non esita a colpire anche luoghi che dovrebbero essere protetti dalle Nazioni Unite, anzi, colpisce scientemente proprio quei luoghi che sventolano la bandiera dell'ONU dove donne e bambini cercano rifugio, nonostante l'esercito di Tel Aviv sia informato delle esatte coordinate di quegli obiettivi.
Ban Ki-moon, fa la voce grossa e minaccia di incriminare Israele per crimini di guerra e contro l'umanità, Papa Francesco invita al cessate il fuoco e l'Occidente si dice inorridito, ma la strage continua inesorabile e non mostra intenzione di fermarsi presto.

Perché allora Netanyahu continua a sfidare il Mondo in maniera così sfacciata e qual'è il vero ruolo di Hamas nella sua strategia politica?

Innanzitutto va considerato il fatto che Israele è, insieme all'Arabia Saudita, una delle teste di ponte che gli Stati Uniti hanno nell'area mediorientale del Mediterraneo e che molte delle più importanti lobby economiche del pianeta fanno capo proprio a questo piccolo Stato israeliano con strettissimi collegamenti con gli Stati Uniti: Aipac (American Israel Public Affairs Commitee); Zionist Organization of America o Jewish Councilfor Public Affairs.
A questo si deve aggiungere un altro aspetto importante: benché Israele stia adottando nei confronti del popolo palestinese una vera e propria tattica di “schiacciamento” militare assolutamente impari, tanto che la stessa America, se si fosse trattato di uno Stato islamico, probabilmente sarebbe intervenuta col pretesto di combattere il terrorismo, le eventuali sanzioni da parte dell'ONU sarebbero tutt'al più di carattere economico o diplomatico ma, come si vede per la crisi ucraina , icontraccolpi per l'Occidente sarebbero quanto meno difficili dagestire se non mettendo a rischio determinati schemi economici internazionali.
Ma vediamo perché Netanyahu non vuole distruggere definitivamente Hamas. Senza la presenza del gruppo islamico Israele sarebbe costretta a ritornare al tavolo delle trattative con il partito Fatah (il partito di maggioranza all'interno dell'autorità palestinese) riprendendo gli accordi del novembre 2012 e questo le impedirebbe di tentare di mirare ai giacimenti di gas naturale al largo delle coste di Gaza e nel sottosuolo dell'area stessa della Striscia. Lo schema è semplice: più duro colpisce Tel Aviv e più aspra sarà la reazione di Hamas e, più vittime ci saranno tra i civili e maggiore si farà la vicinanza del popolo palestinese al gruppo islamico dando ad Israele un ulteriore pretesto per lanciare accuse di terrorismo accompagnate da bombardamenti a tappeto

Edward Snowden: scade oggi il permesso di soggiorno in Russia

Snowden

Scade oggi il permesso di soggiorno di Edward Snowden. Che fine farà la “talpa” della CIA?

Oggi scade il permesso di soggiorno in Russia per Edward Snowden, la talpa della CIA che con le sue rivelazioni ha messo in serio imbarazzo il governo americano. Al momento non si sa ancora se il Cremlino deciderà di rinnovarlo.
L’ex agente dei servizi segreti era balzato all’onore della cronaca per aver rivelato pubblicamente l’uso “spregiudicato” dei dati che faceva la NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana) 

mercoledì 30 luglio 2014

Documenti segreti declassificati

Archivio_storico

Da venerdì 1 agosto 2014 sarà possibile ottenere dall’Archivio storico della Camera dei Deputati copia dei documenti segreti declassificati. Come richiederli

Intorno alla fine di aprile di quest’anno il premier Renziaveva annunciato, non senza una certa enfasi, che lo Stato avrebbe “alzato il velo sulle stragi che hanno segnato l’Italia dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’80”parlando di “una mole enorme di documenti che saranno presto a disposizione di tutti i cittadini, preso atto che non esiste in materia segreto di Stato”. Niente più segreti quindi sulle stragi di Piazza Fontana (Milano,1969), Gioia Tauro(1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973),Piazza della Loggia (Brescia,1974), treno Italicus(1974), Ustica (1980), stazione di Bologna (1980) e Rapido 904 (1984).

martedì 29 luglio 2014

Le regole Usa per etichettare un terrorista, a qualunque nazionalità appartenga

Terrorista è la parola chiave del terzo millennio, è sufficiente tanto per perseguitare un individuo quanto per muovere una guerra

Watchlisting_Guidance
Si chiama Watchlisting Guidance (Lista dei sorvegliati) ed è un documento di 166 pagine pubblicato nel marzo del 2013 dal Centro Nazionale Antiterrorismo americano. Il testo raccoglie le regole segrete del Governo statunitense che definiscono i criteri per inserire organizzazioni o persone nella banca dati del terrorismo. Sia ben chiaro, essendo oramai in rete, il Watchlisting Guidance è sicuramente de-secretato, ma altrettanto sicuramente è tenuto nascosto agli occhi dei più (bisogna guardare nella stampa internazionale per trovare queste informazioni), ma questo blog è nato per fare controinformazione e lo propone a chi non lo conosce (in questo link la versione originale in pdf).
Contrariamente al solito, questo articolo si astiene dai commenti personali dell'autore, mette solo in evidenza il documento a favore di chi non lo conoscesse (certamente non sono l'unico ad averlo scoperto nella rete) riconoscendo che è trascorso oltre un anno dalla pubblicazione.
Il testo è in inglese, ovviamente, ma con un semplice traduttore online è possibile capirne i significati essenziali. Buona lettura

Roma, svastiche su muri: i primi effetti in Italia del conflitto mediorientale

svastiche

Svastiche su muri e sulle serrande di Roma. Si pensa che il conflitto in Medio Oriente abbia riacceso i peggiori spiriti antisemiti italiani

Roma: la Capitale si è svegliata “sporca” stamattina, ma non di quello sporco oramai fisiologico nei piccoli e grandi centri italiani fatto di cassonetti pieni sacchetti mal riposti, a quello, bene o male c’è rimedio. No oggi si è risvegliata di uno sporco morale e civile difficile da ripulire solo con le lance idrauliche del comune: svastiche e scritte antisemite hanno imbrattato muri e serrande di decine di negozi gestiti da cittadini ebrei.

lunedì 28 luglio 2014

NSA un boomerang che mette a rischio la democrazia USA (o quello che ne resta)

Le intercettazioni telefoniche dell'NSA mettono a rischio la libertà di espressione, è la denuncia fatta da giornalisti e avvocati USA

NSA
I recenti eventi internazionali (crisi ucraina, conflitto israelo-palestinese e ora la situazione dellaLibia) hanno posto in secondo piano la questione dell'NSA (Agenziaper la Sicurezza Americana) che a suo tempo fu sollevata dall'ex analista della CIA Edward Snowden, ma ora è una denuncia fatta da alcuni avvocati e giornalisti americani a riportare a galla la faccenda: le intercettazioni telefoniche dell'Agenzia mettono arischio la democrazia.
La denuncia viene dalla Human RightsWatch e dall'American Civil Liberties Union le quali, in un rapporto congiunto basato su un'indagine svolta tra alcuni avvocati e giornalisti che si occupano di sicurezza ed intelligence sono giunte a questa conclusione. Entrambe le categorie interpellate parlano di una forte compromissione del proprio lavoro nell'ambito della protezione che dovrebbe garantire loro la Costituzione.
“Se gli Stati Uniti non riescono ad affrontare queste preoccupazioni con prontezza ed efficacia -dichiara G. Alex Sinha, autore del rapporto- si potrebbero generare gravi danni a lungo termine sul tessuto della democrazia del Paese”
Senza voler entrare nel significato che gli Stati Uniti danno al termine democrazia è evidente, come sottolineato da Barton Gellman del Washinton Post, uno dei 46 giornalisti intervistato per l'indagine che “L'uso di tecnologie digitali rende sempre più difficile mantenere il riserbo e l'anonimato circa l'origine delle fonti”
In sostanza, prima che lo scandalo dell'NSA venisse alla luce, tanto per i giornalisti quanto per gli avvocati era più facile reperire informazioni riservate su argomenti tenuti “sotto segreto” in quanto le fonti si sentivano garantite dall'anonimato e dal segreto professionale dei propri referenti.
Lo conferma anche Jonathan Landay del McClatchy Quotidian, un giornalista che si occupa di sicurezza nazionale dichiarando che alcune delle sue fonti sono sempre più riluttanti a parlare con lui di qualsiasi cosa, persino esprimere opinioni sulla politica estera degli Stati Uniti o su argomenti considerati come “materiale già classificato”
“Un giornalismo insufficientemente informato -si legge nel rapporto dell' Human RightsWatch e dell'American Civil Liberties Union - può minare l'effettiva partecipazione democratica e di governo”
Secondo Dana Priest, anche lei giornalista del Washingon Post, “Ciò che rende migliore il Governo è il nostro lavoro di divulgatori dell'informazione, se questa viene a mancare le Istituzioni funzionano meno bene e aumenta il rischio di corruzione. La segretezza funziona contro tutti noi”
Le perplessità espresse dagli avvocati invece sono relative al fatto che il Governo potrebbe essere a conoscenza anticipata dei loro piani di difesa e quindi inficiarli prima ancora che vengano esposti in aula.
Il maggiore Jason Wright, avvocato dell'esercito che ha fatto parte della squadra di difesa di Khalid Sheikh Mohammed, ha sollevato un altro problema preoccupante: “Temiamo che le nostre comunicazioni con i testimoni all'estero siano monitorate, questo potrebbe mettere in pericolo l'incolumità dei testimoni”
sembra che alla fine, l'ossessione tutta americana di vedere ovunque terroristi, si stia rivolgendo contro i propri cittadine e quindi contro sé stessa, non sembra che si possa parlare di democrazia


domenica 27 luglio 2014

Guerra di Gaza, i dati che Israele vorrebbe tenere nascosti

“Una sconfitta schiacciante dell'esercito israeliano” così l'ha definita Shimon Siffer sul giornale israeliano Yediot Aharonot parlando del conflitto a Gaza

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Secondo il noto analista israeliano del Yediot Aharonot, Shimon Siffer, “L'esercito israeliano -nel conflitto in corso a Gaza- ha subito una sconfitta schiacciante. L'effetto sorpresa sul quale si basava Israele, non ha ottenuto i risultati sperati” e “La Jihad islamico ed Hamas hanno dato prova di una straordinaria resistenza, dall'inizio di questa offensiva” fatto questo che ha causato nelle fila dei soldati della stella di David, più perdite di quante fossero previste. L’iniziativa della guerra si trova nelle mani di Hamas e dello Jihad islamico”
A confermare le parole di Siffer interviene un altro analista militare della stessa testata, Ron Ben Yashai, il quale afferma sulle stesse pagine che: “Nei primi giorni dell’offensiva contro Gaza, l’Esercito israeliano ha perso vari dei suoi alti ufficiali che dirigevano le forze d’elite. Si tratta di un duro colpo difficilmente riparabile” aggiungendo che durante il corso delle ostilità sono state sganciate su Gaza 120 tonnellate di bombe e che, nonostante tutto, l'esercito israeliano continua ad essere oggetto di attacchi da parte dei palestinesi. Fino ad ora Tel Aviv ha registrato 39 perdite tra i militari a fronte delle centinaia di civili palestinesi tant'è che le Nazioni Unite hanno istruito un procedimento contro lo Stato sionista per crimini di guerra e violazione dei diritti umani contro la popolazione civile.
Le cifre sul numero dei militari israeliani uccisi durante i combattimenti però, secondo Hamas, parlano di 90 vittime.
Israele però cerca di nascondere le cifre e di arginare la fuga di notizie: l'esercito infatti, ha fatto sapere che alcuni soldati e diversi coloni israeliani sono stati arrestati per aver rivelato pubblicamente attraverso i vari social network il numero effettivo delle perdite durante la fase di occupazione della Striscia di Gaza.
Come se non bastasse, a tutti i soldati impegnati nei combattimenti, sono stati confiscati cellulari e dispositivi mobili. In un comunicato l'esercito israeliano ha fatto sapere di aver posto agli arresti alcuni soldati per aver informato le famiglie di un ufficiale e di un soldato della loro morte. Queste informazioni -si legge- non dovrebbero filtrare perché Israele si trova in uno stato sensibile”
Ognuno tragga le sue considerazioni

Russia, nuove sanzioni della Unione Europea: panini e servizi segreti,colpita anche

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L’Unione Europea aumenta le pressioni nei confronti della Russia. Colpiti due alti dirigenti dell’intelligence e Mosca blocca #McDonald’s

Dopo labbattimento del Boeing 777 che ha causato la morte di 298 persone Stati Uniti e Unione Europea hanno deciso, sabato scorso, di aumentare la stretta delle pressioni nei confronti della Russia e prevede un nuovo giro di vite. Nel mirino di Bruxelles 18 aziende russe e 15 cittadini che portano così a 87 il numero dei soggetti entrati nella lista nera delle sanzioni economiche.
Il provvedimento prevede il congelamento dei beni ed il divieto di libera circolazione sul territorio comunitario. La decisione è stata ufficializzata attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

sabato 26 luglio 2014

Le riforme ai tempi di Twitter, Grillo parla di colpo di Stato

riforme

La politica si fa su Twitter, botta e risposta sulle riforme a colpi di hashtag tra Grillo e Renzi

“Le riforme sono un colpo di Stato, Napolitano si dimetta”. Questo è l’attacco che muove Beppe Grillo dal suo blog dichiarando che il Movimento 5 stelle interromperà le relazioni con “un uomo che ha abdicato al suo ruolo di garante della Costituzione” ed invita gli altri partiti a fare altrettanto prima che sia troppo tardi.
Nel mirino di Grillo c’è la riforma del senato che secondo lui viene proposta attraverso una legge incostituzionale ed invoca nuove elezioni per le quali si dichiara pronto.

venerdì 25 luglio 2014

Mediterraneo da record: il mare più inquinato del mondo

Il mare più inquinato del mondo? Il Mediterraneo. A dirlo due organizzazioni ambientaliste: Greenpeace e la spagnola Oceana

Mediterraneo
Come ogni estate la Goletta Verde di Legambiente ha iniziato il suo pattugliamento nei nostri mari per valutarne la stato di salute, ma da Greenpeace e da un'associazione ambientalista spagnola, Oceana, giungono dati allarmanti: il Mediterraneo è il mare più inquinato del mondo.
L'unico sbocco verso l'oceano Atlantico è lo Stretto di Gibilterra e questo fa sì che il ricambio completo delle acque avvenga ogni 90 anni, ma, pur essendo un mare relativamente poco esteso (quasi due milioni e mezzo di chilometri quadrati di superficie), un terzo del traffico marittimo mondiale si svolge nelle sue acque di cui circa il 20% riguarda il trasporto di sostanze petrolifere.
Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la fonte maggiore di inquinamento non sono le 12mila navi che mediamente solcano le sue acque annualmente, bensì tutto quello che viene riversato al suo interno dai 69 fiumi che sfociano nel Mare Nostrum: 283 chilometri cubi di acque che raccolgono nel loro tragitto una quantità impressionante di sostanze nocive, solide e liquide provenienti principalmente dalle aree urbane e industriali della terra ferma.
Tra i maggiori responsabili di tale inquinamento primeggiano Italia, Spagna e Francia
I dati raccolti da Greenpeace e da Oceana riguardo lo stato di salute del Mediterraneo evidenziano come sia la plastica la sostanza inquinante principale, sia quella “galleggiante” che quella sommersa (quasi 2000 residui per chilometro quadrato giacciono sui nostri fondali, più che in qualunque fondale marino del mondo).
A questa enorme quantità di inquinanti solidi, vanno aggiunti quelli liquidi disciolti nelle acque: circa 10 grammi di idrocarburi per litro più altre sostanze chimiche di varia natura tra cui il pericolosissimo mercurio che, attraverso l'attività alimentare dei pesci finisce col trovare posto nelle nostre tavole, senza contare i danni che queste sostanze provocano alla fauna e alla flora
In sostanza, rilevano le due associazioni, non sono tanto le grandi catastrofi ambientali ad incidere sull'inquinamento del Mediterraneo quanto le normali attività quotidiane che svolgiamo sulla terra ferma: i casi di naufragi di grosse petroliere sono fatti macroscopici che non possono sfuggire agli occhi delle autorità per cui gli interventi per contenere i danni sono quasi sempre tempestivi e spesso vedono la collaborazione internazionale prodigarsi con uomini e mezzi. Quello che è difficile da controllare invece, sono gli sversamenti illeciti tanto in mare aperto quanto nei fiumi, basti pensare al lavaggio delle cisterne delle navi con acqua marina, agli scarichi industriali abusivi o allo scarico fognario che non passa attraverso i depuratori.
Anni fa si diceva che il mare era in grado di “assorbire” tutto, ma la nostra civiltà non era ancora così tecnologicamente avanzata come oggi, la soluzione quindi va ricercata a monte del problema: una maggiore responsabilizzazione individuale, diminuzione dei consumi, raccolte indifferenziate più efficaci e incremento delle stazioni di depurazione sono le azioni fondamentali da intraprendere se vogliamo che la Goletta Verde possa ancora assegnare le tanto desiderate bandierine blu e... non c'è più un minuto da perdere

giovedì 24 luglio 2014

Pena capitale in America: l'esecuzione di Joseph Rudolph Wood avviene dopo 2 ore di agonia

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L’esecuzione di Joseph Rudolph Wood, morto dopo 2 ore di agonia, suscita nuove polemiche sulla pena capitale

http://www.generazioneweb.net/pena-capitale-in-america-lesecuzione-di-joseph-rudolph-wood-avviene-dopo-2-ore-di-agonia/
25 anni nel braccio della morte in attesa dell’esecuzione e 2 ore di orribile agonia per rendere l’anima a Dio, questa è la giustizia americana. E’ successo in ArizonaJoseph Rudolph Wood, condannato alla pena capitale nel 1989 per l’omicidio della fidanzata e del padre della donna è spirato alle 15.49 di mercoledì (ora locale) dopo quasi due ore da quella che doveva essere una morte rapida e indolore. L’iniezione fatale infatti era stata praticata alle 13.52, ma il nuovo mix a base di midazolam idromorfone, non ha sortito l’effetto desiderato dal legislatore e così, ancora una volta, si riaccendono in America, le polemiche sulla pena di mortehttp://www.generazioneweb.net/pena-capitale-in-america-lesecuzione-di-joseph-rudolph-wood-avviene-dopo-2-ore-di-agonia/

martedì 22 luglio 2014

I conflitti moderni nei social-network

social-network

Dalla Guerra del Golfo alla Siria, dalla crisi ucraina al conflitto israelo-palestinese l’uso dei social-network è diventato un nodo fondamentale

Le prime immagini amatoriali come mezzo per far conoscere al mondo gli orrori della guerra risalgono alla Guerra del Golfo. Fino a quel momento le principali fonti di informazione erano quelle ufficiali accreditate dai rispettivi governi. Ma in quella occasione i social-network hanno fatto la differenza.  Attraverso le riprese fatte coi telefonini chiunque poteva essere non solo testimone, ma anche “informatore” di quello che avveniva in quel territorio massacrato. Alcune finivano direttamente sui canali di video sharing comeYouTube, altre venivano riportate dai grandi media ufficiali. Ora che la tecnologia si è ulteriormente affinata chiunque sia in possesso di uno smartphone e di una connessione internet può comunicare in tempo reale qualunque avvenimento di cui sia testimone e questo, ovviamente, è avvenuto ed avviene in Siria, in Ucraina e nel conflitto israelo-palestinese.http://www.generazioneweb.net/hamas-wants-telegenically-dead-palestinians/

lunedì 21 luglio 2014

Netanyahu: Hamas wants ‘telegenically dead Palestinians’

Netanyahu

In un’intervista rilasciata all’emittente Cnn il premier israeliano afferma: “Hamas usa palestinesi morti telegenici per le sua causa. Più vittime ha, meglio è”

Parole di un cinismo “soffocante” quelle rilasciate alla Cnn: “Hamas usa palestinesi morti telegenici per le sua causa. Più vittime ha, meglio è”. Per assurdo quindi, sembra che i palestinesidebbano essere grati ad Israele per i bombardamenti e per gli attacchi di terra che hanno portato fino ad ora il numero delle vittime ad oltre 500, aggiungendo, dopo la strage di Shajaya che: “Tutte le vittime civili non sono volute da noi, ma sono volute da Hamas”confermando che le operazioni militari in corso a Gazacontinueranno.

domenica 20 luglio 2014

I “bugs” dei social network e la sgradevole sensazione di sentirsi coinvolti

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Alcune considerazioni personali sui rischi dei social network, su alcuni bugs ritenuti normali e sulle cosiddette “bufale”

Viviamo nei social network, ne facciamo parte. Li usiamo per svago, per lavoro, per fare business o semplicemente per curiosità.Twitter è l’amplificatore mediatico della informazione politica, chiunque rivesta un ruolo in qualche modo “professionale” ha un profilo LinkedIn e su Facebook troviamo praticamente tutti. Questi formidabili strumenti ci aiutano quotidianamente a tenere vivi i nostri rapporti sociali (anche se sulla naturalità del fatto restano non poche perplessità),
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