venerdì 21 marzo 2014

Politica e religione: convinzione, fede o semplice fanatismo?

Qual'è la linea che separa la politica dalla religione? Convinzione e fede accomunate dal fanatismo?

Politica_e_religione
I più grandi aggregatori sociali di sempre sono stati la politica e la religione, la prima basata sulla convinzione individuale, la seconda sulla fede. La politica nasce dall'esigenza di dare un organizzazione razionale alle faccende umane, genera leggi, norme, compromessi, il tutto in continua evoluzione: uno stato sociale può essere sempre perfettibile e così nascono nuove teorie che danno origine a dottrine soggette ad esaurirsi nel tempo di pari passo con l'evoluzione che esse stesse generano. Altro è la religione che basa i suoi precetti su dogmi indiscutibili e immutabili, senza la fede essa non avrebbe modo di esistere.

Apparentemente, quindi, politica e religione sono due modi opposti per approcciarsi al vivere comune, uno strettamente razionale e soggetto a cambiamenti e l'altro immutabile, indimostrabile e quindi non confutabile, non esistono vie di mezzo: la fede o si ha o non la si ha. Chiarissimo... apparentemente, perché non è esattamente così: molto spesso politica e religione, convinzione e fede sono accomunate da un intollerabile fanatismo. Pensiamo alle guerre combattute in nome della fede, ora condanniamo l'estremismo islamico, ma dimentichiamo la nostra guerra santa e vediamo come ancora politica e religione convivono sotto ideali comuni: imporre una fede nel nome di una convinzione politica, ne sanno qualcosa israeliani e palestinesi.

Forse che noi ne siamo immuni? Anche no visto che molti partiti dell'area cosiddetta occidentale si ispirano dichiaratamente a ideali cattolici o cristiani, persino protestanti. Anche no visto che movimenti di massa come Forza Italia e il Movimento 5 Stelle si basano più che su convinzioni discusse, sulla figura di un leader. Berlusconi, indagato e processato, interdetto dai pubblici uffici resta saldamente alla testa del partito e pensa di continuare la propria dinastia facendosi sostituire da un parente; Grillo che opera epurazioni al movimento infastidito dalla dissidenza. Non mi si venga a dire che bisogna provare, che la democrazia è in mano nostra, nelle nostre scelte. Fintanto che politica e religione, convinzione e fede saranno unite da tanto fanatismo, io mi terrò da parte per non sentirmi complice.

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