martedì 30 settembre 2014

Gruppo Libra: un processo ai politici italiani che non ha precedenti

Gruppo_Libra

La rivoluzione pacifica del Gruppo Libra ha fatto aprire un processo che mette sotto accusa 20 anni di politica italiana, ora tocca a tutti i cittadini far si che l'inchiesta vada avanti

Un evento epocale si sta compiendo sotto gli occhi di tutti: finalmente un gruppo di cittadini ha chiesto alla magistratura di fare luce su quello che avrebbero dovuto fare i politici già da molto tempo, se avessero avuto una coscienza civile: rispettare la volontà degli elettori. Ma si sa, cane non mangia cane e così tra polemiche, alleanze, patti segreti e massonerie varie questi signori che siedono in Parlamento sono riusciti per anni a tenere ben salda una poltrona letteralmente "usurpata": loro non rappresentano nessuno per la semplice ragione che il meccanismo di voto è una truffa, una porcata come l'ha definita lo stesso Calderoli che l'ha partorita, il famoso porcellum per il quale la Corte Costituzionale, con una sentenza del 4 dicembre 2013, si pronunciò dichiarando l'illegittimità costituzionale dello stesso
Nonostante tutto però, questi signori continuano ad ignorare la sentenza come se nulla fosse vantandosi di rappresentare l'intero popolo italiano e, come se non bastasse, stanno cercando di mettere le mani su questioni delicate come la riforma del lavoro (in maniera piuttosto autoritaria peraltro) e parlano persino di voler cambiare la Costituzione, sorvolando poi sul fatto di un coinvolgimento concreto dell'Italia in un conflitto dagli esiti incerti come quello che sostiene Obama contro l'Isis. Il risultato della sentenza del 2013 è che il Parlamento si trova in uno stato di prorogatio il che significa che deve attenersi esclusivamente alle funzioni essenziali di “ordinaria amministrazione” fino a quando non verrà nominato un nuovo governo secondo le norme pronunciate da una nuova legge elettorale che vada a sostituire il porcellum.
Fin qui sembra tutto abbastanza chiaro, ma il problema si pone quando ci si rende conto che riportare l'Italia nell'ambito della democrazia significherebbe mettere sotto accusa tutta l'intera classe politica che ha governato da vent'anni a questa parte: nell'immaginario collettivo l'idea di una casta politica elefantiaca ed auto referente è piuttosto radicata e prendere consapevolezza di quanto accennato fino ad ora, ed agire di conseguenza, sembrerebbe una causa persa in partenza.
Eppure non è così, fortunatamente il sistema contiene al suo interno gli anticorpi che possono fermare questo apparentemente inarrestabile contagio: le leggi e la magistratura e il Gruppo,Libra ha già fatto sì che si attivassero con una denuncia presentata alla Procura di Roma nel febbraio 2014 dove si faceva richiesta di indagare sulle ultime 5 legislature che si sono avvicendate dall'entrata in vigore del fatidico porcellum, attuale governo compreso, che pretende di riportare al nuovo questa nazione partendo da regole vecchie, sbagliate e anticostituzionali.
Il processo però, dopo soli 10 giorni di indagini, ha subito una brusca quanto immotivata sospensione quando il PM incaricato ha chiesto l'archiviazione, almeno fino alla data in cui verrà varata una nuova legge elettorale in linea con i dettami della Costituzione.
Non è difficile intuire che se le indagini non continueranno il proprio corso e se questi signori non verranno chiamati presto a rispondere delle loro malefatte, combattere questa “infezione” di mala politica sarà sempre più difficile ed è per questo che il Gruppo Libra ha indetto per il prossimo 11 ottobre un'assemblea popolare per sostenere la prima udienza davanti al GIP per l'atto di opposizione all'archiviazione e per discutere la riapertura delle indagini il 16 dello stesso mese

Evento epocale abbiamo detto all'inizio, si perché questa è la prima volta che il popolo italiano, oltre che a mugugnare il proprio scontento, decide di mettere sotto processo coi termini della democrazia e della legalità, una intera classe politica che ha governato abusivamente da 20 anni a questa parte. Una rivoluzione pacifica e trasversale che riunisce persone provenienti dalle più disparate esperienze sia sociali che politiche accomunate da un unico obiettivo: ridare dignità e concretezza all'unico bene che può mantenere unita una nazione, la democrazia, ma quella popolare questa volta, non quella artificiosa imposta d'arbitrio e lo si può capire dal Codice Etico che il Gruppo Libra ha preparato a sostegno della manifestazione

Tutti i documenti e gli approfondimenti sono consultabili ai seguenti link:

venerdì 26 settembre 2014

Trattativa Stato-mafia, diktat sull'art. 18 e governo illegale, qualcosa però può cambiare

Giustizia

Napolitano chiamato come testimone nel processo Stato-mafia, Renzi, la cui legittimità di premier è stata messa in discussione, dichiara di non voler trattare sull'art.18: forse è arrivato il momento di dare un senso alla parola “democrazia”?


Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana un presidente è invitato a sedersi al banco dei testimoni mentre il presidente del Consiglio impone un diktat sulla riforma del lavoro in un governo eletto senza il consenso popolare insediatosi con un vero e proprio colpo di Stato realizzato in sordina sotto gli occhi di tutti. C'è n'è abbastanza per farci capire che che la democrazia in Italia è solo una parola senza senso, ma frammentando tutte le singole questioni in tanti pezzetti e pezzettini è più facile distrarre l'attenzione dei cittadini, i fatti non vengono evidenziati secondo un piano organico di causa ed effetto, vengono volutamente enfatizzati soffermandosi sui minimi dettagli e successivamente trascurati, come se tutto quello starnazzare ne avesse esaurito la sostanza.
Inutile dire che in questo lavoro di disinformazione i media la fanno da padrone: dibattiti, approfondimenti, liti televisive, insinuazioni, accuse che finiscono con l'ubriacare gli ascoltatori... e poi si dice dell'allontanamento dalla politica: la polis è tagliata fuori da questo linguaggio inespressivo ed esasperatamente tecnico. Il fatto è che il cittadino, il popolo, non è sovrano, è suddito di una delle più subdole dittature che si potessero immaginare.
Napolitano, nel giorno in cui il Tribunale di Palermo fa sapere che dovrà testimoniare al processo sulla trattativa Stato-mafia, si rivolge alla politica per chiedere l'impegno per portare avanti il progetto di riforma giudiziario ma non già per ridare un assetto convincente del sistema o perché i processi durano anni, i detenuti vivono in condizioni disumano o perché il sovraffollamento delle carceri ci ha fatto sanzionare anche dall'Unione Europea, no, perché così si rilancia l'economia. Sicuramente un virtuosismo intellettuale difficile da comprendere ai più, considerando che nelle motivazioni dei giudici palermitani si afferma che l'intervento di Napolitano è “NON irrilevante” quindi di qualcosa sarà pure a conoscenza, ma per saperlo bisognerà attendere i fatti, ma nel frattempo una cosa è sicura: qualcosa sa e quel qualcosa è stata tenuta nascosta fino ad ora. Nel frattempo Renzi fa sapere da New York che sul piano della riforma del lavoro non ci saranno trattative con i sindacati, decide d'autorità il governo, spiegando che non c'è tempo da perdere: si favorisce così la facilità di licenziamento, sostenendo di offrire maggiori opportunità di lavoro, mentre il Parlamento non è capace (o non vuole) introdurre il reato di autoriciclaggio nel codice penale permettendo così vita più facile a evasori e truffatori. Che le dichiarazioni e le posizioni di Renzi e Napolitano tendano a favorire ulteriormente banche e imprenditori non sembra una tesi peregrina, ma c'è di più: e ai più sfugge, Renzi, come i quattro governi che lo hanno preceduto, governa senza alcuna legittimità, come evidenziato in altre occasioni su queste stesse pagine, tanto da essere stato oggetto, insieme a molti altri, di una denuncia penale promossa da un gruppo tecnico popolare che fa capo al nome Libra. I reati sono quelli di “attentato contro i diritti politici dei cittadini” e “usurpazione di potere politico” reati punibili con pene che vanno dai 5 ai 15 anni di reclusione.
La denuncia di Libra è stata presentata a febbraio di quest'anno presso la Procura di Roma, ma dopo solo 10 giorni di indagini il PM ha deciso l'improvvisa archiviazione del caso, decisione contestata dallo stesso Gruppo Libra che ha ottenuto dal GIP, per la data del prossimo 16 ottobre e presso la stessa Procura, un'udienza per discutere la riapertura delle indagini.
Se il popolo è sovrano e non asservito, è dovere di tutti chiedere che la giustizia faccia il proprio corso, ma non per favorire la rinascita economica dei soliti pochi come vorrebbero Renzi, Napolitano e soci, ma solo nell'interesse delle libertà civili di ciascuno: riaprire quel processo significherebbe ridare un senso concreto alla parola “democrazia”

giovedì 25 settembre 2014

De Falco, protagonista nel caso Concordia, rimosso dall'incarico di operativo

Costa_Concordia

Il caso Costa Concordia torna a far parlare di se, il comandante De Falco è stato rimosso dal ruolo operativo per essere destinato ad un ufficio

Chi non ricorda questa frase: “Vada a bordo, cazzo”? Fu il comandante del settore operativo della Capitaneria di Porto di Livorno, Gregorio De Falco a pronunciarla nei concitati momenti che seguirono il tragico incidente occorso alla Costa Concordia ed era rivolta al suo collega, Francesco Schettino, che, in barba a tutte le regole dell’etica marinaresca, fu uno dei primi ad abbandonare la nave, lasciando equipaggio e passeggeri in mano al proprio destino.

mercoledì 24 settembre 2014

Clamorosa gaffe degli 007 francesi, attendono 3 jihadisti all'aeroporto sbagliato

Orly

Un'altra dimostrazione di come l'Occidente sia ancora impreparato alla guerra contro l'Isis: gli 007 francesi attendono 3 prigionieri ad Orly, ma questi sbarcano a Marsiglia

Mentre il mondo occidentale è in fibrillazione per la minaccia jihadista l'intelligence francese incorre in una gaffe che ha del clamoroso: tre militanti appartenenti all'esercito dello Stato Islamico sbarcano tranquillamente a Marsiglia mentre i poliziotti li attendono (invano) all'aeroporto parigino di Orly. Ovviamente la faccenda, oltre a rappresentare una clamorosa figuraccia del ministero dell'interno francese, pone dei seri interrogativi sull'efficienza dei servizi segreti, non solo quelli turchi e francesi coinvolti in prima persona nella sconcertante vicenda, ma in termini sicuramente più generali.
I tre, tra i quali c'è anche il cognato di Mohamed Merah, al secolo il “killer di Tolosa” che nel 2012 uccise sette persone, fra cui tre bambini di una scuola ebraica, sono Imad Jjebali, Gael Maurize e Abdelouahab El Baghdadi, tutti di cittadinanza francese e tutti appartenenti all'esercito jihadista. Espatriati in Siria erano stati arrestati dalla polizia turca per “infrazione al diritto di soggiorno” come si apprende da un comunicato dell'ufficio stampa del ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve.
A rendere la cosa ancora più paradossale è che lo stesso ministro, poche ore prima dello sbarco dei tre jihadisti, aveva anticipato con una certa enfasi che l'arresto era ormai cosa fatta.
Secondo un solido e collaudato copione ora c'è un rimpallo delle responsabilità dell'accaduto tra Francia e Turchia, pare infatti che in un primo momento i tre sospetti fossero stati imbarcati su un volo per Orly e che il comandante dell'aereo si sia rifiutato di tenerli a bordo convincendo i servizi segreti turchi a rimandarli in Francia con un altro volo, destinazione Marsiglia, ma Parigi sostiene di essere stata avvertita del cambio di destinazione solo dopo che i tre erano atterrati regolarmente con i rispettivi passaporti. Si intuisce facilmente quindi, che le stesse autorità addette alla sicurezza aeroportuale non fossero a conoscenza dell'identità dei soggetti e che questi fossero stati trasferiti a Parigi per essere messi agli arresti.
Persino i loro legali hanno fatto dell'ironia sulla vicenda, Apollinaire Legros Gimbert ha affermato: “Dico che il ministero ha cantato vittoria troppo presto...non sono per niente stati arrestati, sono liberi e il suo collega, Pierre Dunac, ha rincarato: “Per quanto incredibile possa apparire, è la realtà. Hanno viaggiato con il loro passaporto. E al loro arrivo nessuno li ha fermati
la storia non ha bisogno di commenti, ma pone degli interrogativi: nell'era delle spie super tecnologiche, dei droni, dei bombardamenti chirurgici, come vogliono farci intendere, sarebbe bastata una semplice telefonata per evitare questo “inconveniente”, se non si riesce a gestire un banale trasferimento di prigionieri impegnarsi in una guerra dagli esiti ancora incerti non offre grandi garanzie di riuscita, forse ci vorrebbe più intelligenza e meno intelligence

martedì 23 settembre 2014

Allarme WHO: entro novembre previsti 20.000 casi di Ebola

ebola

La WHO (World Healt Organization) annuncia che se non si prenderanno serie misure di contenimento entro novembre ci potrebbero essere 20.000 casi di Ebola

L’allarme lanciato dalla WHO (World Healt Organization) è a dir poco spaventoso: se non si interverrà urgentemente, entro gli inizi di novembre i casi di contagio da virusEbola nell’Africa occidentale potrebbero arrivare a20.000. E’ quanto pubblicato sul New England Journal of Medicine.
I dati dello studio sono apocalittici: “Supponendo che non vi sia alcun cambiamento a livello di misure di controllo dell’epidemia, entro gli inizi di novembre i casi di contagio dal micidiale virus Ebola saranno 9.939 in Liberia, 5.925 in Guinea e 5.063 in Sierra Leone

domenica 21 settembre 2014

La propaganda dell'Isis sbarca nel mondo dell'intrattenimento digitale (video)

Isis_game

Il lato “nerd” del Califfato islamico, ecco il trailer del video game prodotto dall'Isis che circola su YouTube

Quando pensiamo all'Isis la prima immagine che ci viene in mente è quella che conosciamo più di tutte: un uomo in tuta arancione inginocchiato accanto a un guerrigliero tutto vestito di nero che brandisce minacciosamente un coltello e un deserto che fa da retroscena. Un quadro così essenziale nella sua drammaticità: un uomo ancora vivo che parla nel deserto consapevole della morte imminente. E' del tutto alieno al nostro quotidiano. Dietro quell'uomo nero è facile immaginare un'orda di fanatici armati pronti a distruggere la nostra opulenza occidentale, donne velate dal chador e tristi bambini scalzi che studiano il corano.
Bene, forse allora vedere il trailer del video game prodotto dall'Isis ci farà cambiare, quantomeno, un certo punto di vista. Il video si ispira al famoso gioco “Grand Theft  Auto”: furti d'auto, fughe e sparatorie sono al centro di questo popolarissimo action video game ed è così anche per quello diffuso su YouTube dal Califfato islamico unica differenza la colonna sonora  che riproduce alcuni clip di nasheeds brevi poemi in versi di carattere religioso.

Il video, accompagnato da un commento in arabo dove si fa riferimento alle forze iraniane o filo-iraniane inizia con l'immagine di un civile che, sotto la minaccia di un mitra, fa scendere un poliziotto dalla propria auto e lo giustizia sul posto e prosegue con un'attentato esplosivo ad un non ben precisato convoglio ed un'assalto armato ad un gruppo di fuoristrada. Termina con l'uccisione di un militare a guardia di un edificio, si suppone un'ambasciata o qualcosa di simile. Non c'è bisogno di trarre conclusioni, le immagini parlano da sole, ma prima di criticare a spada tratta ricordiamo che è la copia, o parodia o come la vogliamo chiamare di un gioco prodotto in Occidente

sabato 20 settembre 2014

Ebola in Sierra Leone: una nazione in ostaggio del virus ed ora anche i medici scappano

ebola

La situazione in Sierra Leone ha raggiunto l’apice della drammaticità: abbandonati a sé stessi ora anche i medici fuggono dal virus Ebola

Sierra Leone, un’intera nazione in quarantena nel disperato tentativo di arginare il virus Ebola che sta devastando l’Africa occidentale. Oggi è il primo dei tre giorni di isolamento imposto dalle autorità sanitarie, ma la situazione è surreale. Mentre si spendono milioni di dollari per armare gli eserciti per contrastare l’Isis, la comunità internazionale si rivela impotente contro questa ennesima catastrofe umanitaria. Da quando Ernest Bai Koroma, il presidente di questo sfortunato Paese africano ha dichiarato l’emergenza sanitaria, il 4 agosto scorso, la situazione è letteralmente crollata

Ieri la Francia ha effettuato i primi raid aerei sull'Iraq, cosa cambierà ora?

Caccia_Rafale

La “grandeur” francese ha fatto centro: ieri i primi bombardamenti di uno Stato europeo in Iraq, forse Hollande vuole riconquistare i consensi?

L'Europa è in guerra contro il Califfato islamico dell'Isis, dopo la Gran Bretagna, già presente in Iraq dal 14 agosto scorso con alcuni nuclei speciali delle SAS (Special Air Service) ieri l'Eliseo ha dato il seguente annuncio: Stamattina alle 9.40 i nostri aerei Rafale hanno condotto un primo bombardamento contro un deposito logistico dei terroristi dell’organizzazione Daech nel nordest dell’Iraq. L’obiettivo è stato raggiunto e interamente distrutto. Nei prossimi giorni seguiranno altre operazioni”
Una decisione quasi repentina e inaspettata che ancora una volta mette in discussione la credibilità dell'Europa e i suoi nazionalismi. In effetti la prima cosa che viene in mente è che Hollande, con questa operazione bellica, voglia rifarsi la faccia dopo gli scandali sentimentali che hanno travolto la sua carriera politica, sfoggiando la “grandeur” francese.
In effetti, un po' alla spicciolata, stiamo entrando in un conflitto le cui sorti non sono affatto prevedibili: Obama parla di almeno 40 Paesi disposti a sostenere, anche sul fronte militare, la coalizione anti-Isis decisa il 5 settembre al vertice Nato di Newport (Galles) e di altri 30 che sosterrebbero l'iniziativa fornendo logistica, basi militari di supporto e aiuti umanitari, ma in un un contesto talmente confuso e sparpagliato da far ritenere che l'auto proclamatosi califfo Abu Bakr al-Baghdadi almeno un primo risultato l'abbia messo a segno: gettare l'Occidente nel panico. I video delle decapitazioni, oramai è accertato, non sono riprese improvvisate fatte da guerriglieri sudati durante l'esaltazione di un operazione militare, ma veri e propri spot pubblicitari studiati a tavolino con tanto di regia e di post-produzione, proprio come le pubblicità del Mulino Bianco solo con un finale un po' più macabro.
Ma l'azione francese, dicevamo, affonda il coltello nell'intrinseca fragilità dell'Europa. Mentre gli Stati Uniti prevedono che una decisione importante come entrare in guerra passi attraverso l'approvazione del Congresso, almeno sulla carta perché, come fece già George W. Bush per la Guerra del Golfo, anche questa volta Obama ha deciso, vista la gravità della situazione e l'urgenza di difendere le minoranze cristiane e zaidiste perseguitate dagli jihadisti (leggi giacimenti petroliferi e gas naturale) di intervenire motu proprio, ma Obama è il presidente di una confederazione di Stati, uniti appunto, il presidente degli Stati Uniti d'Europa non esiste, non ora perlomeno e gli stati della Comunità europea che si sono detti favorevoli sono Gran Bretagna, Francia, Polonia, Danimarca e Italia, naturalmente, che non poteva non seguire le direttive americane, 5 su 28, anche se in seguito non si può prevedere e questa dimostrazione di mascolinità che Hollande ha voluto dare al mondo avviene nello stesso giorno in cui l'Europa avrebbe potuto essere costretta a rivedere molte cose tanto dal punto di vista politico quanto da quello economico: la secessione della Scozia dal Regno Unito mentre Barcellona scalpita annunciando che il prossimo 9 novembre la Catalogna si recherà alle urne con la medesima richiesta di indipendenza.
E' evidente che qualcosa non quadra e basta un semplice sillogismo per capirlo: se Francia e Regno Unito fanno la guerra all'Isis e se Francia e Regno Unito fanno parte dell'Europa, allora l'Europa fa la guerra all'Isis, ma dimentichiamo che la Germania, tanto per citare, si è espressa in maniera contraria alla coalizione di Obama e gli altri 22 Stati ancora non hanno assunto una posizione chiara rispetto la faccenda.
In realtà in tutta questa situazione chi ne trae il principale vantaggio è proprio il nemico contro cui ci si è coalizzati, l'Isis che dagli attacchi aerei fatti con droni e bombardieri vedrà sì qualche postazione distrutta, ma è inevitabile che durante i bombardamenti ci saranno vittime tra i civili, le prossime che vedremo postate su YouTube e queste spingeranno all'indignazione di tutta la comunità musulmana che ha radici oramai in tutte le principali aree urbane del pianeta, all'orrore delle decapitazioni assisteremo allo strazio di bambini innocenti dilaniati dalla chirurgia balistica. Questa è una guerra di leader: Obama vuole distrarre gli americani dalla recessione, Cameron vuole dimostrare il suo ruolo di potenza in seno alla Comunità Europea, Hollande vuol far dimenticare ai francesi la brutta figura della scappatella in motorino e Renzi... beh a lui basta un gelato per sdrammatizzare

venerdì 19 settembre 2014

Obama è caduto nella trappola dell'Isis e sta facendo il suo gioco

Obama_vs_Isis

Le recenti decapitazioni dell'Isis hanno provocato l'immediata reazione di Obama, ma era proprio quella che speravano di ottenere

Che la politica estera di Obama faccia acqua da tutte le parti è cosa risaputa, del resto non si distingue di molto dai suoi predecessori: la capacità diplomatica americana si misura in megatoni, ma nel caso dell'Isis la cosa potrebbe ritorcersi non solo contro gli Stati Uniti, ma contro tutto il mondo occidentale.
Secondo alcuni esperti del settore le spettacolari decapitazioni dei due giornalisti americani e dell'operatore umanitario britannico sono state concepite come atti deliberatamente provocatori per scatenare un'eccessiva reazione da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali.
Secondo Alì Soufan, ex agente dell'FBI considerato come uno dei protagonisti della lotta ad Al Qaeda: “Stanno cercando di risucchiare l'Occidente in una guerra contro di loro (Isis, n.d.a.), in tal caso non sarebbero più solo il gruppo ribelle regionale, ma diventerebbero i rappresentanti del movimento jihadista globale. Potrebbero così sostenere che si tratti di una guerra internazionale, una crociata moderna, contro tutti i Paesi che vengono a combattere sulla loro terra”
In sostanza, forzare gli Stati Uniti ad intraprendere azioni massicce d'intervento armato consentirebbe agli jihadisti di rimuovere quelle sacche di islamisti moderati che ancora si oppongono ai metodi brutali dei militanti del Califfato, coinvolgendoli in una guerra santa contro gli infedeli.
La stessa analisi è confermata anche da Steve Weissman, giornalista e scrittore americano che scrive su Reader Supported News che Obamasta dando all'Isis proprio ciò che vuole: “Egli interpreta il ruolo che l'Isis ha volutamente provocato con le decapitazioni, le esecuzioni sommarie e l'uso nauseante degli stupri di massa: diventare il crociato cristiano straniero che profana un Paese musulmano e lo farebbe in compagnia di iraniani e iracheni sciiti che lo Stato islamico disprezza come eretici” In altre parole: più jihadisti Obama uccide più saranno i sunniti che andranno ad accrescere le fila del Califfato.
In un editorialedel 14 settembre pubblicato su The Guardian si legge un invito all'Occidente a mantenere un atteggiamento freddo anche davanti alla mostruosità delle decapitazioni: “L'uccisione di Haines non è stato un atto di vendetta. E' stata una provocazione. Come nel caso dei due omicidi dei giornalisti americani il gesto è stato progettato per spaventare e infiammare gli animi. Sembra che l'Isis provi compiacimento nel fatto che queste uccisioni provochino una reazione violenta e intemperante. Tale reazione, nel tempo, potrebbe far vedere l'Isis non più come assassini, ma come vittime. Queste cose sono successe troppo spesso nella storia ed è una ragione sufficiente perché i leader occidentali facciano appello alla loro freddezza”
Freddezza che invece pare essere assente se in Australia, per dare la caccia a una ventina di presunti terroristi, sono scesi in campo quasi mille uomini tra polizia, unità speciali e 007, freddezza che sicuramente non possiamo pretendere da Renzi che come uno zelante scolaretto esegue con disciplina tutti i compiti assegnati dallo Zio Sam

giovedì 18 settembre 2014

Smacchiamo il porcellum, una rivoluzione consapevole del Gruppo Tecnico Libra

Gruppo_Tecnico_Libra

Una rivoluzione consapevole nasce dalla conoscenza. Se è solo la reazione ad un disagio è ribellione.

Una rivoluzione consapevole vuole cambiare le cose, la ribellione le rifiuta stizzita eppure tra le due c'è un confine sottile che alle volte diventa impalpabile, ma una rivoluzione consapevole spesso genera cultura, la sola ribellione è molto più vicina al fanatismo.
Trovare un punto d'incontro armonico tra le due istanze sarebbe l'ideale, ma non è impossibile: unire l'impulso al raziocinio, modificare, non distruggere; agire con una strategia comune per un fine comune.
A tale proposito esiste un gruppo di persone che ha messo in piedi un progetto veramente ambizioso: combattere gli abusi della politica con gli stessi strumenti che la legge mette a disposizione. Una ricetta semplice che ha già dato i primi risultati: facendo leva su una sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre del 2014, che dichiarava illegittime le modifiche legislative apportate con la Legge 270/2005 meglio nota col nome di “porcellum” come la definì lo stesso Roberto Calderoli e a cui si deve la paternità: una porcata. Una porcata, approvata sotto il governo Berlusconi III, in cui si sono avvicendate ben altre 5 legislature (governo Prodi II, dal 17 maggio 2006 al 6 maggio 2008; governo Berlusconi IV, dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011; governo Monti, dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013; governo Letta, dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014 e infine l'attuale governo Renzi insediatosi il 22 febbraio del 2014)
il Gruppo Tecnico Libra si è fatto promotore di una denuncia che vuole vedere seduti al posto degli imputati un folto numero di politici affinché rispondano al Popolo italiano di una situazione di fatto che viola la stessa Legge. Punti di forza di questa denuncia sono l'art. 294 c.p.“attentatocontro i diritti politici dei cittadini” e l'art. 278 c.p.“usurpazionedi potere politico” reati gravissimi che prevedono pene severe.
La denuncia del Gruppo TecnicoLibra rappresenta un caso unico in Italia, una vera Norimberga: il Popolo italiano contro una classe politica corrotta, di qualsiasi schieramento sia, a cui chiede di rispondere delle pesanti accuse. Per ottenere questo risultato è necessaria la piena collaborazione tra tecnici e persone comuni, tra esperti delle leggi e della comunicazione e da individui che sostengano e diffondano l'iniziativa.
La denuncia di Libra che è stata presentata alla Procura di Roma a febbraio del 2014 ha aperto le indagini preliminari. Ma il PM ha poi fatto una richiesta di archiviazione lampo e, secondo il Gruppo Libra, non completa e discutibile nelle motivazioni. Tant'è vero che a maggio è stato depositato l'atto di opposizione all'archiviazione ed il GIP ha concesso l'udienza per discutere la riapertura delle indagini per il 16 ottobre prossimo a Roma.
E' evidente che se le indagini sui nostri politici dovessero continuare assisteremmo ad una rivoluzione epocale per il nostro Paese, che avrebbe sicuramente ripercussioni anche in ambito Comunitario. La rivoluzione consapevole è partita, ora si attende la ribellione popolare per fare pressione affinché questa Norimberga italiana arrivi a conclusione, seguire la vicenda è importante per tutti i cittadini, qualunque sia il loro orientamento politico, meglio se attivamente e in maniera capillare su tutto il territorio.
Per chi volesse “sintonizzarsi” ecco alcuni canali dove approfondire ulteriormente:
  

mercoledì 17 settembre 2014

Ladri di contenuti sul web, come scovarli e come denunciarli

Da un'esperienza personale un appello a tutti gli autori: non fatevi rubare i contenuti, difendetevi dai ladri del web
Ladri_del_web

Raramente scrivo sul blog in prima persona, lo faccio solo quando mi sento coinvolto emotivamente e questo è uno di quei momenti: un articolo postato qualche giorno fa è stato ricopiato per intero (foto e link compresi) da almeno 5 siti che ho verificato. A onor del vero devo riconoscere che in alcuni casi, alla fine dell'articolo qualcuno di questi si sia degnato di indicare la fonte, alle volte indicando il nome del mio blog, alle volte inserendo solamente un link. Grazie tante, ma che senso ha? Chi, in questa rete frettolosa si prenderebbe la briga di andare alla fonte per rileggere il medesimo contenuto? Piuttosto, forse, se è rimasto incuriosito dall'articolo si tratterrà sul sito per leggere altri pezzi con buona pace dell'autore originale. In alcuni casi addirittura, ho visto che si è trattato di un vero e proprio furto intellettuale: in calce all'articolo c'era una firma che non era la mia.
Non si tratta solo di una questione legale (il plagio è considerato un reato a tutti gli effetti, punibile anche con il carcere come si può leggere da questo link), ma soprattutto etica e morale.
Ho pubblicato un post in vari gruppi social per mettere al corrente di questa pratica quanto meno poco corretta, ma con questo articolo vorrei invitare quanti più blogger, giornalisti e autori in generale a prestare molta attenzione a questi furti di contenuti intellettuali, di qualunque natura essi siano, dalle ricette di cucina alla politica.
Alcuni di questi siti truffaldini si spacciano come aggregatori di notizie, come vere e proprie vetrine dei migliori contenuti sul web, se così fosse, come effettivamente fanno quelli davvero seri (citoLiquida, tanto per fare un esempio) dovrebbe essere semplicemente pubblicato un breve estratto dell'articolo che faccia intendere al lettore l'argomento trattato e poi dirigerlo direttamente al sito dove potrà leggerlo per intero, magari apprezzando altri contenuti simili.
Tra le tante cose che si aspetta un autore, oltre alla gratificazione personale c'è l'aspetto economico che può essere tradotto in denaro (banner pubblicitari di varia natura) o riconoscimento di professionalità, privarlo di questi elementi in maniera truffaldine è un vero e proprio crimine culturale.
Ma andiamo sul concreto: scovare questi siti non è affatto difficile. E' sufficiente andare nelle proprie dashboard ed ispezionare l'origine del traffico, lì si trovano i siti che hanno linkato il vostro articolo, basta entrare dentro e controllare che sia solamente una citazione (apprezzabilissimo) oppure un vero e proprio furto. Altro sistema è quello di utilizzare un qualunque programma antiplagio messo a disposizione dalla rete e fare ogni tanto dei controlli occasionali. In ultimo, metodo ancora più semplice, evidenziare con il mouse una parte di testo, quella che considerate unica del vostro contenuto, cliccare col tasto destro e, dal menù che compare selezionare “cerca con google”. Troverete tutte le corrispondenze a quelle parole chiave.
Concludo con una proposta: inserire alla fine di ogni articolo un breve disclaimer dove si avverte che il sito effettua controlli casuali per verificare eventuali plagi di contenuti e che, nel caso venissero scoperti, saranno segnalati al motore di ricerca: il rischio per i furbi, oltre a quello penale, è di essere bannati da Google, qui c'è il link per accedere al servizio.
Nell'augurare buona scrittura agli onesti ricordo che qualunque consiglio, parere o suggerimento sarebbe senz'altro il benvenuto.
Francesco

martedì 16 settembre 2014

Le confortanti incertezze di Marchionne: “L'Italia ce la farà, ma non so quando”

Marchionne

In attesa della visita di Matteo Renzi agli stabilimenti Fiat-Chrysler Marchionne ci conforta con le sue incertezze: “L’Italia ce la farà, ma non so quando”

Ci volevano proprio le parole di Sergio Marchionne a risollevarci il morale dopo che l’OCSE ha dichiarato che siamo l’ultima ruota del carro europeo: “L’Italia ce la farà, ma non so quando”. Davvero incoraggiante, il vaticinio di speranza senza un termine di riferimento ci giunge dagli Stati Uniti dall’amministratore delegato dellaFiat-Chrysler dopo che ha appena ritirato il premio come manager dell’anno, il prestigioso Dwight D. Eisenhower Global Leadership conferitogli dalla BCIU

lunedì 15 settembre 2014

Coalizione anti ISIS, l'Iran dice no agli USA

Khamenei

Nella guerra contro lo Stato Islamico dell’ISIS l’America registra il secco rifiuto dell’Iran a collaborare

“Ho risposto no perché hanno le mani sporche di sangue -questo è quanto affermato da Ali Khamenei in una nota pubblicata sul suo sito-già nei primi tempi gli USA avevano chiesto attraverso l’ambasciatore in Iraq se potevamo cooperare contro l’ISIS

domenica 14 settembre 2014

Scozia e Catalogna verso l'indipendenza, l'Europa Unita mostra il suo ventre molle

referendum_Catalogna

Dopo la Scozia è la volta della Catalogna, un’altra incognita nel panorama europeo in un momento segnato da contrasti internazionali

Il 18 settembre prossimo la Scozia è chiamata al referendumpopolare per l’indipendenza dal Regno Unito, i sondaggi danno per favorito il partito dei secessionisti e la Corona britannica, dopo 307 anni, potrebbe vedersi costretta a cambiare i colori della union jack. La cosa più grave per Sua Maestà, non è tanto la questione patriottica e l’immagine del Regno Unito che si sfalda, quanto quella economica: la Scozia infatti rappresenta l’8% del PIL e detiene l’85% dei giacimenti petroliferi e di gas naturale. Adesso sulla stessa scia secessionista si è messa anche la Catalogna. Ieri sono scesi in piazza un milione e 800mila per forzare il referendum del 9 novembre in aperta sfida al governo di Madrid che si è espresso nettamente contrario al referendum.

venerdì 12 settembre 2014

Caso marò, Latorre rientrerà per quattro mesi, ma dietro garanzia scritta

marò

La Suprema Corte indiana ha dato il via libera al rientro del marò Massimiliano Latorre, ma chiede al governo una garanzia scritta per il rientro

La Suprema Corte indiana ha detto sì al rientro in Italia del fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, quattro mesi per ristabilirsi dall’ischemia che lo colpì il 31 agosto scorso, ma ha chiesto una garanzia scritta che ne assicuri il ritorno in India.
L’udienza, che si è svolta nella sala 1 della Suprema Corte era presieduta dal giudice R.M. Lodha accompagnato dai colleghi Kurian Joseph e Rohinton Fali Nariman.

giovedì 11 settembre 2014

Nuraghi bombardati dal fuoco amico, l'Italia in guerra col proprio patrimonio storico

Sono anni che si parla dei poligoni militari in Sardegna, in questi giorni si è appreso dei nuraghi bombardati durante le esercitazioni militari

Quirra
E un po' come spazzare il pavimento e nascondere la polvere sotto il tappeto, prima o poi verrà alla luce ed è esattamente quello che sta avvenendo in Sardegna in questa fine estate: tonnellate di “materiali ferrosi” (con questo eufemismo l'Aeronautica Militare definisce le bombe, esplose e non) giacciono su uno dei fondali marini più belli d'Italia. Parliamo di Quirra o Salto di Quirra, una regione dell'isola situata nell'area sud occidentale tra le province di Cagliari e l'Ogliastra che dal 1956 ospita il poligono sperimentale di addestramento interforze di Perdasdefogu e capo San Lorenzo.
In realtà l'area in questione è da tempo al centro dell'attenzione degli abitanti e degli ambientalisti, ma trattandosi di zona militare si è potuto fare ben poco per impedire che questo angolo di paradiso venisse così brutalmente violentato dalle attività militari di addestramento, ma ora si parla finalmente di bonificare quei 42 ettari di fondali sottomarini utilizzati per più di 50 anni come immondezzaio bellico. 
Questa volta però, a differenza del 2011, quando la stessa Aviazione Militare dette corso alla rimozione di 8 “rottami di materiale ferroso” senza consentire la presenza di civili, saranno presenti a sovraintendere le operazioni di bonifica l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la Regione, i Comuni, la Asl ed altri enti chiamati a dare l'autorizzazione paesistica.
Lo scandalo maggiore però, è quello sollevato dal deputato Mauro Pili (all'interno del link altri video sull'argomento)che ha denunciato che tra Capo Frasca e Capo Teulada le esercitazioni militari hanno distrutto, o semi-distrutto, 13 siti preistorici tra nuraghi e necropoli. Paradossalmente si potrebbe dire che questo enorme patrimonio di un'isola che ancora ha tanti misteri da svelare è stato colpito dal cosiddetto “fuoco amico” come se la stessa Italia avesse mosso guerra alle proprie ricchezze culturali.
Quello che rende la vicenda ancora più grottesca sono le dichiarazioni rilasciate dalle forze militari: Lamaggior parte del territorio del poligono ricade nell'ambito di unsito di interesse comunitario Natura 2000. nella stessa non vi sono insediamenti turistici, ricadendo la stessa in buona parte entro i confini del poligono che seppur limitando il libero accesso dal mare da parte dei turisti e dei residenti, ha contribuito a preservare la naturalità paesaggistica del territorio evitando l'urbanizzazione dell'area”. Già, come se qualcuno avesse mai l'idea di costruirsi una casetta sotto un area di bombardamenti.
A questa clamorosa presa in giro va aggiunta un'altra osservazione: la stessa Aeronautica, nel lungo elenco di prescrizioni che ha comunicato all'ISPRA dichiara che “Non è possibile escludere la presenza, in fondo al mare, di pezzi radioattivi o inesplosi. Nel caso in cui il materiale salpato dovesse rivelare anomalie all'esame radiometrico, lo stesso potrà riessere posizionato in mare ovvero stivato in un area isolata dedicata a bordo del moto pontone”
Che dire oltre? La cosa si commenta da sé!

mercoledì 10 settembre 2014

Scozia: il referendum per l'indipendenza getta nel panico la Gran Bretagna

indipendenza_scozzese

Mancano ancora 8 giorni al referendum per l’indipendenza della Scozia e la Gran Bretagna è già nel panico

Il prossimo 18 settembre ci sarà il tanto attesoreferendum per chiedere l’indipendenza della Scozia, dopo 307 anni il Regno Unito potrebbe vedere un significativo sfaldamento delle sue tradizioni secolari. Per sostenere la campagna del “no” David Cameron si è recato ad Edimburgo in tutta fretta. 

Effetto serra: la Terra urla ma noi ascoltiamo la musica nelle cuffiette

L'Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) lancia l'ennesimo allarme: effetto serra oltre ogni limite

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Quando l' Organizzazione Metereologica Mondiale delle Nazioni Unite (WMO) lancia l'allarme effetto serra le reazioni sono sempre le stesse: i media riportano la notizia in prima pagina con dati percentuali e tabelle, i politici fanno le loro belle dichiarazioni di circostanza, propongono convegni mondiali di scienziati, dichiarano la necessità di intraprendere strade più virtuose di politiche industriali, ma, cessato l'allarme amplificato dalla stampa, quando nuove notizie occupano le prime pagine dei quotidiani tutto rimane come prima: la Terra urla, ma noi ci rimettiamo le cuffiette ed ascoltiamo il rock, prendiamo le chiavi della macchina e corriamo all'iper-mercato per riempire i carrelli di prodotti.
Puntuale come il Natale il rapporto del WMO ci ricorda la drammaticità della situazione e dell'assoluta necessità di correre ai ripari prima che l'effetto dei gas serra diventi irreversibile, i dati di quest'anno sono, come al solito, allarmanti: “Nel 2013 la concentrazione di CO2 nell'atmosfera era pari al 142% di quella dell'era pre-industriale (1750), il metano 253% e l'azoto 121%”
“Il tempo sta scadendo -ha dichiarato Michel Jarraud, segretario generale del WMO- sappiamo che senza alcun dubbio che il nostro clima sta cambiando, sta diventando sempre più estremo e la causa sono le attività umane, come la combustione di carbone fossile”
Al di là delle buone intenzioni che anche questa volta verranno sciorinate per tranquillizzare l'opinione pubblica un sano realismo ci impone di fare alcune considerazioni:
l'11dicembre del 1997 a Kyoto(Giappone), viene redatto il famoso Protocollo che prende il nome dalla città che ospitò la conferenza, si trattava di un accordo internazionale in materia ambientale che coinvolgeva 180 Paesi nell'ambito della Convenzionequadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il Protocollo entrerà in vigore il 16 febbraio del 2005 quando anche la Russia ratificherà il documento. Da quel momento in poi gli appelli dei climatologi continueranno ad essere voci nel deserto.
Ciò di cui non si tiene conto, in realtà, è che l'abbattimentodella CO2 è solo uno degli aspetti che determinano l'aumento dei gas serra, ad essa, come evidenziato dal Protocollo di Kyoto, si aggiungono metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi e esafloruro di zolfo quindi il carbone fossile, come affermato da Michel Jarraud, è solo uno degli elementi che mettono a rischio l'integrità del pianeta e la nostra sopravvivenza.
Dal 1997 molte cose sono cambiate: lapopolazione mondiale è cresciuta in maniera esponenziale e i Paesi che fino a qualche decennio fa venivano considerati “terzo mondo” sono alla continua ricerca di standard che assomiglino sempre più a quelli occidentali. E' evidente che il concetto di benessere globale e di benessere individuale, o nazionale, trovi notevoli difficoltà a trovare un giusto equilibrio.
Un dato fra tanti: quest'anno Greenpeace e la spagnola Oceana hanno dichiarato che ilMediterraneo è il mare più inquinato del mondo, la cosa fa pensare: Italia, Francia e Spagna sono tra le prime responsabili di questa situazione, come si può pensare che Paesi meno tecnologicamente avanzati in corsa verso l'industrializzazione possano fare meno danni?
Un'ultima considerazione che troppo spesso viene tenuta in scarsa considerazione quando si parla di inquinamento ed effetto serra: il devastanteimpatto delle guerre, cifre sui consumi di idrocarburi che fanno girare la testa e proprio in questi giorni Obama ha dichiarato un possibile impegno militare di 3 anni in Siria per combattere lo Stato Islamico, una ghiotta occasione per il mercato delle armi che di certo non è il più sensibile alle problematiche ambientali e l'Italiane fa parte a pieno titolo

lunedì 8 settembre 2014

Italia: un golpe silenzioso che il Gruppo Libra vuole fermare

L'Italia della rinascita che vogliono farci intendere in realtà si basa su un colpo di stato silenzioso, il Gruppo Libra si è impegnato a fermarlo

La troppa informazione genera confusione, soprattutto quando è ridondante. Può sembrare un'ovvietà, ma oramai non ci facciamo più caso, l'uomo si adatta perfettamente all'ambiente che lo circonda: chi abita accanto ad un depuratore dopo qualche tempo non fa più caso al fetore, viene come omologato all'esistente, fa parte della vita. Quello che se ne accorge è l'ospite però ed è quello che è successo al Gruppo Libra quando ha voluto vederci chiaro nelle faccende politiche del nostro Bel Paese e il quadro che ne è venuto fuori è talmente “assurdo” da sembrare grottesco: il nostro panorama politico non è semplicemente marcio e corrotto, come oramai nell'immaginario di tutti, ma è letteralmente fuori legge.
Ma vediamo le cose con calma perché la storia non ha precedenti: il Gruppo Tecnico Popolare Libra, basandosi, oltre che sulle proprie ricerche anche su decine di denunce e segnalazioni di cittadini, ha “costretto” la Procura di Roma ad avviare delle indagini preliminari a carico di tutta la classe dirigente politica italiana che a vario titolo ha governato negli ultimi 20 anni.
I reati ipotizzati sono gravissimi e, nel caso venissero accertati, comporterebbero pene che vanno dai 10 anni di reclusione fino all'ergastolo: attentato contro i diritti politici dei cittadini, art294 del codice penale ed usurpazione di potere politico, art.287 c.p.

Un vero e proprio colpo di stato silenzioso insomma, passato inosservato nell'assordante brusio mediatico a cui siamo abituati.
In buona sostanza le pesanti accuse si fondano sul fatto che la Consulta sulla legge elettorale non ha in realtà legittimato il Parlamento a rimanere e legiferare, come sostenuto da Giorgio Napolitano ed amplificato dalla stampa, ma è solamente in regime di prorogatio.
In parole semplici: un Parlamento in prorogatio ha l'unico scopo di mantenere in vita le normali attività istituzionali per non compromettere la stabilità del Paese, ma solo fino alle successive elezioni e attenendosi alla sola amministrazione ordinaria. E' evidente che voler cambiare la Costituzione, come si ripromette di fare, sarebbe del tutto velleitario ed è altrettanto evidente come una simile denuncia possa avere un effetto devastante per i centri di potere della politica nazionale. Ci sarebbe da aspettarsi che in un Paese democratico la stampa e i media in generale diano alla notizia la giusta risonanza, ma chiaramente non è così: il Gruppo Libra, che è dotato di un Ufficio Stampa professionale, ha informato le varie testate nazionali dell'iniziativa in atto, ma queste, dopo un primo interessamento, probabilmente hanno fiutato una probabile ricaduta negativa sulla propria rete clientelare e quindi la notizia viene tenuta prudentemente nascosta.
Allo stato attuale il PM incaricato di esaminare i fatti ha chiesto l'archiviazione del caso fino alla sentenza definitiva sul “porcellum”, ma questo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, segna un punto a favore del Gruppo Libra, in quanto è una palese ammissione dei reati segnalati, tant'è che il prossimo 16 ottobre si terrà un'udienza per esaminare il ricorso opposto dal Gruppo
La troppa informazione genera confusione, soprattutto quando è ridondante, così i media continuano a riempirci di notizie stereotipate facendo copia/incolla fra di loro: più sono le testate che dichiarano una certa cosa più questa è credibile ma, come cercano di fare alcuni blogger indipendenti, non sempre è così semplice ed è su di loro che punta l'attenzione il Gruppo Libra: blog, siti di nicchia, semplici cittadini, attivisti. E' così che questa denuncia può essere conosciuta da quanti più cittadini. Questo blog intende seguire attivamente lo sviluppo della situazione in atto diffondendo in rete anche materiale informativo, date e luoghi degli incontri del Gruppo nonché gli sviluppi della vicenda giudiziaria.
Per chi volesse approfondire personalmente (cosa sacrosanta secondo l'autore di questo post) ecco un link da visitare

Sharia Police, provocazione, tentativo d'integrazione o invito al dialogo

Fermati a Whuppertal 11 islamisti salafiti. Indossavano un giubbetto con la scritta Sharia Police ed è polemica in Germania

Sharia_Police
Di certo la notizia non poteva passare sotto silenzio, soprattutto se si accompagna a quelle che giungono dall'Iraq e dalla Siria e c'è da immaginare che sarà oggetto di molte discussioni: nella città tedesca di Whuppertal, nel Land occidentale del Nord Reno-Westfalia (350.000 abitanti) da alcuni giorni sono comparse nelle strade urbane delle ronde di giovani islamici con indosso un giubbetto ad alta visibilità su cui campeggia la scritta “Sharia Police
Scopo delle ronde, che si dichiarano di stretta osservanza salafita, è quello di far rispettare la legge coranica, soprattutto nella giornata di venerdì dedicata, secondo le loro credenze, alla preghiera.
L'attività principale della Sharia Police consiste nella distribuzione di volantini in cui si invitano i passanti ad astenersi dal consumo di alcool, dalle droghe, dalle scommesse, un richiamo al Corano quindi e un rispetto alle sue leggi.
La faccenda però, ha suscitato non poche polemiche soprattutto a causa della psicosi causata dalle recenti decapitazioni dell'ISIS e dal rischio concreto che il Califfato islamico possa fare opera di reclutamento per la jihad proprio nel cuore della stessa Europa.
Le prime voci a farsi sentire sono state quelle delle autorità tedesche: “Non tollereremo né intimidazioni né provocazioni” ha dichiarato Brigitta Radermacher, capo della polizia di Whuppertal, ricordando che in Germania è esclusivamente lo Stato legittimato ad istituire azioni di polizia a cui ha fatto eco Peter Jung, il sindaco della città vicino al partito di Angela Merkel (Cdu) rilasciando al Taggespiegel che “La città è orgogliosa di come le persone di diversa estrazione politica e religiosa convivano in pace” condannando l'azione dei salafiti “nel modo più fermo”
In effetti nella Renania settentrionale, che conta circa 18 milioni di abitanti, la presenza di stranieri e di immigrati, soprattutto di origine turca è piuttosto consistente: circa 6 milioni sul totale, ovvero un terzo della popolazione complessiva.
A rispetto della cronaca va ricordato però, che questa convivenza multietnica tanto idilliaca non è visto che appena il mese scorso c'è stato un attentato incendiario con bottiglie molotov ai danni della sinagoga della stessa Whuppertal. Le indagini hanno portato all'arresto di tre palestinesi.
Preoccupazione è stata espressa anche da un portavoce del governo regionale che ha dichiarato sulle pagine del Rheinische Post che “Le ronde salafite dimostrano di non riconoscere le istituzioni legittime”. Ad ogni modo la polizia di Whuppertal ha identificato gli 11 giovani islamici e giovedì scorso la magistratura ha aperto un fascicolo.
“La polizia islamica non esiste -ha dichiarato Sven Lau, un predicatore tedesco convertitosi all'islam col nome di Abu Adam- sapevamo che avremmo fatto notizia”
Il settimanale Spiegel sembra dare credito a questa teoria sostenendo che lo scopo della provocazione è quello di aprire un dibattito sulla legge islamica in Germania.
Di sicuro definirsi come “Sharia Police” in un momento delicato come questo, è stato decisamente provocatorio, ma difficilmente si può credere che il reclutamento per la jihad avvenga in maniera così evidente per le strade di una cittadina tedesca indossando giubbetti ad alta visibilità, il punto forse è invece un altro: è giusto considerare a priori ogni musulmano come un potenziale terrorista o, come sarebbe più logico fare, cercare quell'integrazione di valori che permetterebbe una maggiore comprensione tra i popoli: la paura genera le guerre  

sabato 6 settembre 2014

L'Italia si schiera con la Nato contro l'ISIS, con quali mezzi?

Ieri, al vertice di Newport, Renzi ha dichiarato che l'Italia si schiera con la NATO per combattere l'ISIS, con quali mezzi però?

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 Siamo grandi, forse, o forse continuiamo a farci prendere in giro da buotade propagandistiche: ieri al vertice NATO di Newport il nostro presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha dichiarato che l'Italia farà parte della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Già, ma con quali mezzi, quali strutture e con quale programma concreto il nostro giovane statista pensa di concretizzare questo gravoso impegno?
Si vedrà, intanto possiamo affermare con certezza che nell'immediato questa importante affermazione ci fa fare una bella figura agli occhi dei nostri partner, Stati Uniti e Gran Bretagna in primis, gli Stati che premono di più affinché si combatta questa ennesima guerra santa per sconfiggere il male dell'integralismo islamico, ma non sfiguriamo, a parole, nemmeno con Francia, Germania, Danimarca, Polonia,Turchia, Canada ed Australia che fanno parte della medesima coalizione, ma noi che in questo Paese ci viviamo, qualche domanda dobbiamo pure porcela: sempre nella giornata di ieri il nostro “ineffabile” ha dichiarato che il suo governo non si farà ricattare dalle minacce di sciopero generale delle forze dell'ordine esasperate dal blocco dei contratti, “ineffabile” che gira sicuramente con una scorta armata pagata dai contribuenti, scorta che ora potrebbe incrociare le braccia in segno di protesta.
Al tempo stesso però, non riusciamo a garantire ai marò detenuti in India quel giusto processo che potrebbe vedere la fine, giusta o sbagliata che sia, di una vicenda che si trascina da quasi due anni, non riusciamo a combattere efficacemente l'evasione fiscale, la corruzione e l'abuso di potere, siamo impegnati ad affrontare il problema immigrazione pressoché da soli, anche se l'Europa si è detta disposta a farsi carico insieme a noi del problema (anche queste, parole, finché non vedremo concretizzarsi i fatti) e vogliamo gettarci in un'impresa così vasta e delicata come “distruggere l'ISIS” come ha affermato al vertice di Newport il presidente Obama?
Sempre nella giornata di ieri un giovane carabiniere ha ucciso accidentalmente, così dicono le prime ricostruzioni, un giovane che viaggiava con altri due a bordo di uno scooter che tentava di eludere un posto di blocco. L'omicida, ora indagato per delitto colposo, ha appena 22 anni, l'età media dei nostri militari che Renzi si è impegnato a mobilitare contro le forze dell'ISIS, ma Obama ha dichiarato che “conta sugli alleati chiave della NATO pronti ad affrontare questa minaccia terroristica attraverso strumenti militari, di intelligence, legali ed anche diplomatici” e noi siamo tra questi, noi che ancora non riusciamo a venire a capo del caso Yara Gambirasio e che abbiamo solo un sospettato di omicidio e nessuna prova concreta. Su quale intelligence spera il nostro alleato americano?: forse bisognava prendere più tempo prima di decidere un netto schieramento in un conflitto ideologico che per ora non ci vedeva coinvolti direttamente: la guerra non è come un gelato che si scioglie subito se non viene consumato in fretta.                                                                                                                            
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