Il movimento sciita libanese ha dispiegato circa 5.000 uomini tra Damasco e il Paese dei cedri
Secondo quanto riportato dalla Cnn,
citando fonti autorevoli dell'amministrazione USA, tra le giornate di
ieri e giovedì aerei israeliani avrebbero sorvolato il territorio
siriano. Pare che lo scopo non fosse quello di colpire i siti di
stoccaggio di armi chimiche in possesso del regime di Assad, ma un
carico di armi indirizzato agli Hezbollah libanesi alleati con il
regime di Assad. Più precisamente si trattava di missili che
avrebbero potuto montare testate chimiche. Oggi c'è stata la
conferma da parte del governo israeliano secondo il quale nella
serata di giovedì si era tenuto un vertice tra il premier Benjamin
Netanyahu e lo stato maggiore, dove si si era autorizzato l'attacco.
La notizia è stata confermata anche dalla Nbc la quale aggiunge che
secondo fonti dell'intelligence libanese nella giornata di venerdì
si era registrata la presenza di 2 caccia israeliani sullo spazio
aereo siriano con almeno 3 presenze degli stessi con la permanenza di
2-3 ore. Secondo quanto dichiarato all'emittente al Arabiya dal
portavoce dell'Esercito libero siriano Abdul-Hamid Zakaria il
movimento sciita libanese ha dispiegato circa 5.000 uomini tra
Damasco e il Paese dei cedri, 2.000 combattono al fianco delle truppe
di Assad nella zona di Damasco e il restante delle forze lungo il
confine con il Libano. Il colonnello Zakaria ha poi aggiunto che
questi rinforzi degli Hezbollah siano dovuti alle defezioni recenti
di diversi funzionari e militari della Guardia Repubblicana Siriana
precisando che, dopo avere esaurito le milizie di Shabiha (milizie
filo-governative), la Siria stia ora reclutando truppe di mercenari
dall'Iran, dall'Iraq e le stesse milizie Hezbollah che voleva
rifornire di armi con il convoglio distrutto dalla forza aerea
israeliana. Gli Stati Uniti dal canto loro, pur avendo già pronti i
piani per intervenire nel caso che la Siria impiegasse massicciamente
le proprie armi chimiche contro i ribelli e i civili, tenta di
mantenere un basso profilo preferendo mantenersi al di fuori
dall'intervento diretto, ma fornendo, attraverso il canale
dell'Arabia Saudita, armi e mezzi ai ribelli contro il regime di
Damasco. Intanto la popolazione è stremata da questa guerra civile
che dura ormai 2 anni e altri profughi si accingono ad unirsi alle
migliaia sfuggite alla guerra.
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