Dopo i bombardamenti di ieri da parte
di Israele che hanno colpito un centro di ricerche militari per
distruggere un convoglio di missili destinato agli Hezbollah lo Stato
israeliano rafforza le proprie difese nel nord temendo una possibile
rappresaglia da parte della Siria. Secondo fonti militari israeliane
l'attacco avrebbe avuto lo scopo di accelerare la caduta del regime
di Damasco e di impedire che l'Iran, rifornito dai missili siriani,
possa colpire il territorio israeliano. I razzi distrutti dal raid
di ieri notte sarebbero i nuovi terra-terra a medio raggio Fateh 110
in grado di colpire qualsiasi parte del territorio israeliano.
Teheran voleva così riservarsi la possibilità di difesa contro un
possible attacco di Israele contro le sue centrali nucleari. Il
rafforzamento delle difese antimissile messe in atto da Gerusalemme
rientrano nel quadro di una valutazione di rischio da parte delle
reazioni della Siria e dell'Iran. Intanto Damasco ha fatto spere che
il raid di Israele è da considerarsi come una dichiarazione di
guerra mentre Teheran ha invitato i Paesi della regione coinvolti a
vario titolo nella questione a rafforzare la loro unità
antisionista. Secondo le valutazioni di Israele la caduta di Assad e
del suo potere potrebbe far cessare il rifornimento della Siria di
missili agli Hezbollah e all'Iran in continua minaccia verso i suoi
confini. Secondo gli Stati Uniti l'uso di armi chimiche contro le
forze ribelli e la popolazione civile da parte del regime siriano
rappresenta il superamento della “linea rossa” imposta dagli
accordi sull'uso dia armi di distruzione di massa. Pur avendo
dichiarato di non voler intervenire direttamente nel conflitto
interno siriano, gli Usa si dicono preoccupati per l'escalation che è
in corso nell'area mediorientale temendo che Teheran possa
incrementare ulteriormente la sua minaccia nucleare. La caduta di
Assad rappresenterebbe la fine di quel “baluardo esterno dell'Iran
nella regione”. Intanto, a scopo precauzionale, Tel Aviv ha chiuso
lo spazio aereo al traffico civile posizionando, inoltre nella zona
di Haifa e in quella di Safed, delle batterie antimissile nel timore
di rappresagli da parte della Siria
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