sabato 18 aprile 2015

Isis, non chiamatela guerra santa e diffidate dei parolai

Evocare la guerra santa dell’Isis, o contro l’Isis, non fa altro che aumentare il livello di tensione, diffidare dei parolai



Da quando il sedicente Califfato islamico ha deciso di “esportare” l’islam con la violenza, più volte si è ripetuta la parola “guerra santa” senza considerare quanto sia pericoloso solamente nominarla. Già il fatto di definire “santa” una guerra è una contraddizione stridente che affonda le proprie radici nelle “religioni rivelate” del bacino mediterraneo: ebraismocristianesimo e islamismo, ma il concetto di santità, o semplicemente di liceità di un conflitto, servivano, e servono tuttora, a giustificare le atrocità guerresche, non solo da un punto di vista giuridico, ma soprattutto religioso. In sostanza, quando si combatte e si uccide in nome e in difesa di una religione, non si commette un peccato perché la difesa della stessa è compiuta nel nome di Dio, qualunque esso sia, diventa una necessità, il male minore, ma qui si parla di difesa, e sotto certi aspetti si potrebbe anche comprendere, in realtà però, le guerre sante spesso sono la giustificazione di una vera e propria aggressione sostenuta da motivi religiosi.

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